lunedì 20 dicembre 2021

Politica imperialista - L’imperialismo italiano e quello francese vendono armi alla dittatura fascista della Birmania e sono di fatto complici di “crimini contro l’umanità”

Da questo articolo del Manifesto del 18 scorso viene fuori ancora una volta che l’Italia imperialista continua a vendere armi nel mondo fregandosene degli accordi internazionali (per non parlare del sempre disatteso articolo 11 della Costituzione) che prevedono che, in questo caso, “nei confronti del Myanmar è tuttora in vigore l’embargo stabilito nel 1996 dalla Ue su “armi e munizioni”.”

E questo rafforzamento militare del governo birmano arriva proprio quando nel paese, a fronte di una violentissima repressione “con un bilancio di vittime che già ora supera i 100 morti al mese nelle file dell’opposizione e scontri che in quantità superano persino quelli dell’Afghanistan”, si sviluppa una resistenza popolare generalizzata e i maoisti annunciano di voler riprendere la resistenza armata.

L’imperialismo italiano (e quello francese) si schiera con qualsiasi giunta militare, con qualsiasi dittatore (come ha ricordato l’omuncolo Draghi parlando di Erdogan!) quando si tratta di fare affari a nome del complesso militare industriale italiano e nel contempo provare a posizionarsi favorevolmente in questa lunga rincorsa al riarmo.

La lotta contro le spese militari e la guerra in agguato diventa sempre più una necessità.

 ***

Velivoli ai golpisti birmani: gli affari di Parigi e Roma

Myanmar. Aerei facilmente convertibili per uso militare, nonostante l'embargo

Italia e Francia forniscono velivoli alla giunta golpista birmana, che a febbraio festeggerà il suo primo anno al potere con un bilancio di vittime che già ora supera i 100 morti al mese nelle file dell’opposizione e scontri che in quantità superano persino quelli dell’Afghanistan. Lo denunciano 4

organizzazioni della società civile italiana che già avevano sollevato il caso delle pallottole Cheddite ritrovate nei teatri della repressione birmana: si tratta ora di un ATR-72 600, prodotti in Francia da ATR – joint venture tra la francese Airbus e l’azienda statale italiana Leonardo Corporation – e di un Eurocopter (prodotto ancora da Airbus).

Il primo della lista, l’ATR-72 600 co-prodotto dall’ex Finmeccanica, è un aereo molto versatile che può trasportare fino a 78 persone a 510 Km/h, promosso dalla ATR come un velivolo bimotore e bielica «adatto a tutti i modelli di business e a tutte le regioni del mondo, in qualsiasi tipo di condizione (freddo, caldo, piste ad alta quota, ambienti difficili) e ad un’ampia gamma di aeroporti (non asfaltati, con piste corte o strette, da avvicinamento ripido)». Un documento militare birmano riservato del 2018, reso noto da Justice for Myanmar, rivela cosa possono farci le forze armate e illustra la conversione degli ATR-72 «per trasporto truppe e container», con foto che ne mostrano le caratteristiche.

Anche se non è detto che ora l’utilizzo sia per forza militare, quand’anche non lo fosse e fosse solo per trasporto passeggeri, il solo fatto che tale fornitura sia nelle mani della giunta è di per se grave: Italia-Birmania insieme, Amnesty International, Rete italiana Pace e Disarmo e Atlante delle Guerre ricordano che nei confronti del Myanmar è tuttora in vigore l’embargo stabilito nel 1996 dalla Ue su “armi e munizioni”. Embargo che comprende anche “parti di ricambio, riparazioni, manutenzione e il trasferimento di tecnologia militare” e, dal 26 aprile 2018, include anche “il divieto di esportazione di beni a duplice uso per gli utenti finali militari e della Polizia di frontiera (e) restrizioni all’esportazione di apparecchiature per il monitoraggio delle comunicazioni che potrebbero essere utilizzate per la repressione interna, l’addestramento militare e la cooperazione militare”.

Tornando alla giunta birmana c’è anche il caso dell’elicottero medio-leggero Eurocopter dei francesi di Airbus, in dotazione anche all’esercito Usa. Anche in questo caso, almeno in linea teorica, nulla impedisce ai golpisti di convertirlo a scopo militare dotandolo dei sistemi d’arma a controllo remoto (Rcws) per far operare le mitragliatrici in modo robotizzato – installabili su veicoli, navi, edifici e velivoli – che la giunta ha acquistato nel luglio 2021 dalla Bharat Electronics, azienda di armamenti in mano al governo di Delhi, da 3 anni in partnership d’affari con la Elettronica SpA (colosso romano nel comparto della guerra elettronica).

A completare la fornitura ci sono infine lo Y-12 (un aereo da trasporto multiruolo prodotto dalla cinese Harbin Aircraft Manufacturing Corporation), il K-8 (aereo da addestramento realizzato dalla cinese Hongdu Aviation Industry Corporation e dalla pachistana Pakistan Aeronautical Complex) e gli Yak-130 (caccia da addestramento subsonico e da combattimento leggero, originariamente sviluppato dalla russa Yakovlev e dall’italiana Aermacchi).

Le quattro associazioni denunciano la possibilità che da parte dell’Italia sia stato aggirato ancora una volta l’embargo sulle armi e sulle esportazioni di attrezzature che possono essere utilizzate per la repressione interna e chiedono un chiarimento al governo sottolineando la gravità di tali notizie. Ricordano infine come “la Francia – Paese con cui lo scorso 26 novembre l’Italia ha firmato un trattato che prevede anche una specifica collaborazione in campo industriale e militare – è membro permanente del Consiglio di Sicurezza Onu, lo stesso Consiglio che non riesce ad adottare un embargo internazionale sulle armi” vendute ai golpisti. “Chi fornisce armi alla giunta militare – commenta Amnesty – si rende complice di crimini contro l’umanità”.

https://ilmanifesto.it/velivoli-ai-golpisti-birmani-gli-affari-di-parigi-e-roma/

Nessun commento:

Posta un commento