ore 12Ai lavoratori, ai giovani, alle donne e a tutti coloro che stanno partecipando al grande movimento di solidarietà, conclusosi in questa prima fase con la grandissima e enorme manifestazione di Roma, ORE 12 torna, dopo una breve interruzione, perché eravamo chiaramente dentro queste giornate così importanti per la Palestina, ma ancor più per il nostro Paese. Eravamo dentro le manifestazioni in ogni città in cui siamo presenti, eravamo dentro i blocchi laddove potevamo esserci, condividendone completamente le ragioni, eravamo dentro lo sciopero generale dove nelle varie città abbiamo partecipato con le nostre delegazioni all'interno delle manifestazioni, ed eravamo chiaramente a Roma nella enorme manifestazione di sabato scorso.Noi non siamo molti, siamo una organizzazione di compagni militanti attivi, sia politicamente, sia all'interno degli organismi di lotta, lo Slai cobas, il Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario, Soccorso Rosso Proletario, e ovunque è possibile
unirci, contribuendo e indirizzando la lotta innanzitutto dei proletari, ma più in generale delle masse popolari del nostro Paese.Ora è il momento di ragionare su quello che è avvenuto, quello che sta avvenendo, quello che avverrà nelle prossime giornate così importanti per la Palestina; ma quando diciamo “Palestina” diciamo il mondo, diciamo il nostro Paese, dove un movimento di questa portata mancava. Il lungo inverno che viene dagli anni ‘70, che ha avuto pochi focolai negli anni successivi, sta cominciando a sfaldarsi, e il grande movimento per la Palestina, come lo fu quello del Vietnam negli anni ‘70, può essere la grande opportunità per il risveglio generale dei giovani, delle masse popolari e alla fine del movimento operaio, della classe operaia, dei lavoratori più sfruttati nel nostro Paese. Quella stagione ebbe il suo epicentro, dopo l'inizio del ‘68, nell'autunno caldo del ‘69.
E' inutile fare paragoni impropri, però qualcosa c'è che ci fa vedere in questa stagione in corso aspetti simili a quella che dette vita alla gigantesca stagione delle lotte, dei diritti, della rivoluzione possibile e della sua organizzazione.
La manifestazione di Roma è la più grande manifestazione che ci sia stata negli ultimi anni, è soprattutto la più grande manifestazione politica, sociale, umana, civile. Perché di questo bisogna parlare. Questa manifestazione ha raggiunto un milione di persone, e questo milione di persone non era
lì per un'unica ragione. Certo, c'era un'unica ragione, la piena solidarietà alla Palestina di fronte al genocidio, alla deportazione, alla guerra contro un popolo, che non si vedeva da tempo, che ha ricordato i tempi più bui della storia non solo della zona, ma del mondo.Si parla appunto di genocidio, sterminio, ecc., ma certamente si parla anche del gigantesco moto innanzitutto di rivolta, perché tale si può chiamare, che ha toccato progressivamente l'intero settore della popolazione, proletari, giovani e donne, che a un certo punto hanno trovato il canale, la via per poter scendere in piazza come volevano, con la loro coscienza, con i loro sentimenti e con la loro ragione politica e sociale che lo richiedeva.
In questo senso è davvero una grande manifestazione, che ci indica che il vento sta cambiando; il vento della guerra, della reazione, del genocidio, degli orrori che stanno mettendo in mostra le classi dominanti tutte, dal boia fascista Trump a Netanyahu, passando però attraverso tutti i governi, le classi dominanti, e nel nostro paese in cui cova da sempre, per storia, la reazione più nera, che ha assunto il nome di “fascismo” che è “inventato” dagli italiani, è nato in Italia. Poi c'è stato il nazismo e tutte le forme di dittature, militari, di classi governative reazionarie, che hanno avuto sfumature diverse nei paesi del mondo, secondo le caratteristiche dei diversi paesi del mondo.
Il vento sta cambiando! Le idee di rivolta non sono mai morte! Sono state seppellite dai limiti dei movimenti e soprattutto dai nemici dei movimenti, dagli Stati, governi, espressione della borghesia capitalista, imperialista, della borghesia affarista, della borghesia compradora nei paesi oppressi dall'imperialismo. Tutte le borghesie hanno cercato di seppellire le idee di ribellione in ogni parte del mondo, in parte riuscendoci, in parte non potendo impedire che i focolai della rivolta restassero comunque in piedi a segnare il tempo, ad aspettare la marea montante del movimento di massa.
La manifestazione di Roma è dentro tutto questo, capiamolo, perché se capiamo che è dentro tutto questo ci viene sia l'ottimismo ma sia la comprensione di che cosa realmente possiamo fare, compreso quello che non possiamo fare o non ancora fare.
In una settimana accesasi in particolare dal 22 settembre per lo sciopero generale dichiarato da parte dei sindacati di base e che ha trovato una risposta ben oltre gli attivisti sindacali o i lavoratori iscritti a questi sindacati, diventando il contenitore, il canale in cui tutti coloro che volevano fare qualcosa in più, lo potevano fare. In prima fila quelli che lo stavano facendo, da sempre per favore, perché dal 7 ottobre c'è gente in piazza, noi siamo in piazza dal 7 ottobre e ci siamo stati per settimane, mesi, abbiamo superato l'anno e siamo al secondo anno. Noi non ci siamo fermati un momento anche quando eravamo in pochissimi e abbiamo continuato quando siamo diventati cinquanta, cinquecento, quando come piccoli Yu Kung abbiamo scosso il popolo e i sentimenti di tutto l'intero movimento del nostro paese che in qualche maniera è stato commosso da due elementi fondamentali, commosso in senso emozionato, ma anche commosso dalla tenacia dei fatti e dall'enorme sacrificio offerto dal popolo palestinese. Sacrificio, attenzione, come forma di resistenza e di ribellione. Perché il popolo palestinese è vittima di una grande ingiustizia storica e di un genocidio, di una deportazione in corso, ma è anche la testimonianza di una resistenza indomabile che via via ha prodotto i suoi rappresentanti che ne hanno interpretato il moto, dall'intifada al 7 ottobre, la necessità di ribellarsi, al sopruso quotidiano, all'occupazione, all'ingiustizia, madre di tutte le ingiustizie verso i popoli oppressi del mondo, verso i poveri del mondo e in particolare verso il suo popolo con l'enorme massacro di donne e bambini.
La Palestina sta lì a testimoniare che la borghesia, l'imperialismo, i mostri che partorisce, da Trump a Netanyahu alla mostricciattola indecente, Meloni, nel nostro paese, hanno fatto di tutto, pensando di poter fare tutto, di avere il diritto di fare tutto, di cancellare i diritti internazionali, perfino regole della guerra, ed esprimere tutto il fondo nero del loro animo, oltre che la rappresentazione estrema degli interessi dei ricchi, delle classi dominanti.
Il popolo palestinese ha resistito e continua a resistere. E’ questo che alla fine, incontrandosi con la circostanza niente affatto banale ma molto significativa della flottilla, ha permesso quella goccia che fa traboccare il mare, il mare delle masse; perché, come si è detto nella manifestazione, i popoli sono meglio delle classi che li governano, questo ovunque, da sempre.
La marea, il mare che diventa marea e invade le piazze, certo, quando succede questo, sempre la gioventù, i studenti fanno da detonatore ancora una volta, certo non tutti quelli che hanno manifestato sono studenti, ma sicuramente il ruolo del movimento studentesco, della gioventù è stato importante ed è importante in questo gigantesco moto di popolo.
Tornando dal cielo della rappresentazione alla realtà dei fatti, eravamo un milione e chi ha partecipato alle manifestazioni, chi conosce minimamente le cose sa bene che eravamo un milione e lo sanno anche le fetide figure della classe dominante che, prima, attraverso la Meloni hanno insultato i manifestanti, hanno provato con la repressione a fermarli - avevano messo su l'armamentario dei decreti di sicurezza - ma in realtà quando i popoli, le masse, i giovani si ribellano non hanno paura di articoli di legge, un po' di più di manganelli e cariche poliziesche, ma solo un po' di più, perché quando si è dalla parte della ragione, quando si lotta non per sé ma per la causa più profonda della vita non solo di un popolo, in questo caso il popolo palestinese, ma di tutti i popoli, evidentemente si ha una carica interna che non si può fermare. Il vento, e questo vento non si può fermare almeno a partire dalla Palestina, la Palestina deve essere liberata, deve andare ai palestinesi dal fiume al mare, nelle circostanze storiche che lo permettono oggi, di fronte all'obbrobrio di 75 anni di occupazione che hanno creato il popolo di Israele che è lungi dall'essere il popolo eletto e lungi dall'essere le estreme vittime del caos nazista, che è stato ricostruito sulla base dei principi peggiori simili al nazismo che nella versione israeliana si chiama sionismo. E’ quindi uno stato illegittimo edificato con l'aiuto dell'imperialismo di ogni genere, che a mò di di risarcimento ha in realtà creato un obbrobrio storico di un trapianto occidentale sionista nel cuore del Medio Oriente e ai danni del popolo palestinese, un popolo pacifico che è stato aggredito selvaggiamente, cacciato casa per casa e lì ha dovuto affrontare non una ma dieci volte l'orrore della fuga dalle proprie case, dalle proprie terre. I profughi palestinesi sono milioni fuori dalla Palestina, i palestinesi che sono in Palestina, Gaza, in Cisgiordania sono una minoranza di un popolo cacciato anno dopo anno con tutti i mezzi possibili e nello stesso tempo con la copertura, ora ipocrita, ora dispiegata, delle cosiddette istituzioni internazionali, dall'ONU all'ultima, commissione dei diritti umani.
Questo è arrivato finalmente alle masse dei paesi imperialisti, con l'esempio certo significativo della flottilla, ma chiaramente la flottilla è la goccia che fa traboccare il vaso; questo lo diciamo anche a coloro che sono scesi in campo per la flottilla: avete fatto benissimo, bisogna continuare, ma bisogna andare nel profondo di questo significato. La flottilla è generosa partecipazione di rappresentanti della cosiddetta “società civile”, della parte democratica di questa società civile che socialmente e politicamente vuole fare qualcosa, rompere l'assedio, portare aiuti umanitari che chiaramente sono una goccia nel mare dei bisogni del popolo palestinese, ma per affermare che questo va fatto costi quel che costi. Cosa che non hanno fatto né le Istituzioni internazionali né gli stessi governi che dicono di riconoscere lo Stato di Palestina, e meno che mai partiti di sinistra parlamentare, nè sindacati che avrebbero dovuto essere i primi a mobilitarsi, se fossero come si auto rappresentano e non come sono realmente.
La violenza verbale e materiale, in violazione di ogni umanità, che hanno fatto Meloni/Salvini insultando, denigrando i partecipanti della flottiglia, è un crimine, una violenza che si sposa con la violenza materiale, certo infinitamente maggiore, del genocidio. A questa violenza si aggiunge l'abbordaggio delle imbarcazioni da parte di Israele, il tentativo di umiliare, le vessazioni, l'incarcerazione; con il nostro governo che le ha permesse, le ha favorite e, ne siamo assolutamente convinti, nel loro animo personaggi come Meloni, Crosetto e tutta la genia di piccoli uomini, piccole donne mostruosamente portate dalla crisi del capitale ai governi, dentro di loro le hanno applaudite, e si sono messi a servizio dello stato di Israele. E Israele ha fatto ciò che voleva.
La flottilla ha toccato tutte quelle parti della popolazione e di associazioni che non erano ancora scese in piazza, erano rimaste nella trappola della propaganda borghese, sionista e imperialista della sua stampa, delle sue televisioni, erano rimaste nella trappola dell'insipienza delle cosiddette “opposizioni parlamentari” che hanno fatto infinitamente meno di quello che era necessario in fronte al crimine in corso verso il popolo palestinese e verso la comunità internazionale. La Corte di giustizia europea, Francesca Albanese hanno fatto qualcosa, ma neanche un decimo hanno fatto i partiti parlamentari, e non certo perché erano una minoranza in Parlamento. Il 22 settembre hanno fatto una manifestazione dei partiti d'opposizione, ma mantenendosi bel distanti dal movimento, e il movimento nella sua parte più maggioritaria sa bene che questi partiti della cosiddetta “opposizione” non sono i loro partiti, non sono i loro rappresentanti e che il movimento deve avanzare e avanzare autonomamente.
La manifestazione di Roma è stata enorme per queste ragioni; preparata però da una intensa mobilitazione reale che ha visto piazze giorno e notte piene e dai blocchi delle navi, delle autostrade, delle stazioni, degli assedi verso la Leonardo, e così via. Sono pagine bellissime che dimostrano fino in fondo che è l'ora di ribellarsi, è l'ora di ribellarsi in tutte le forme, secondo i livelli di coscienza necessari. La parola d'ordine “blocchiamo tutto” ha avuto questo senso, bloccare tutto perché così non si può andare avanti, non si può permettere che tutto accada e si giunga all'epilogo finale, ma dice che tutti dobbiamo fare qualcosa. Questa è stata la manifestazione di Roma.
Tutti devono rivendicare la parte che hanno avuto in questa manifestazione perché è giusto e legittimo, ma nessuno pensi di appropriarsi del “vento”; il vento non si può fermare e non si può fermare perché l'idea, la forza della Palestina libera dal fiume a mare penetri in maniera impetuosa, non solo nelle parole d'ordine, ma nella coscienza della necessità storica che questo grande obiettivo, nel contesto attuale di piani di genocidio e deportazione e di rapporti di forza sfavorevoli per il popolo palestinese, ma anche per i popoli del mondo, questa battaglia va fatta e va fatta fino in fondo.
Noi in questa manifestazione ci siamo stati con il nostro rappello, le nostre parole d'ordine, nel presente abbiamo immaginato il futuro, le parole d'ordine anche nelle loro semplificazioni dicono la verità in forma sintetica e delineano il futuro. Ognuno ha fatto il suo, noi abbiamo fatto il nostro.
La grande manifestazione di Roma cambia lo stato delle cose in Palestina perché rappresenta un ancoraggio, il popolo palestinese può contare sulle masse popolari italiane, “il popolo italiano lo sa da che parte stare”, e Roma lo ha dimostrato, e i palestinesi non possono che essere contenti di quello che sta avvenendo nel nostro paese e del contagio che, anche nella forma della flottilla, il nostro paese sta avendo verso gli altri paesi - il nostro paese, non il paese del governo che ha raggiunto via via il massimo del discredito. Gli insulti della Melone dimostrano la miseria morale, la piccolezza di questi del governo, ma anche la ferocia, la loro intenzione di contrapporsi al popolo, di cancellarne democrazia, sentimenti, diritti, storie, civiltà, compreso la Costituzione, per portare indietro la storia, riportare l'orologio indietro. E questo è fascismo,
La manifestazione di Roma dimostra che questo non si può fare, il fascismo non passerà, e bisognava aspettare manifestazioni come questa, perché questo messaggio cominciasse a essere non la speranza di piccoli gruppi di sinistra reale, ma la realtà possibile in questo paese in questa fase storica.
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