venerdì 10 ottobre 2025

pc 10 ottobre - La parola alle altre organizzazioni della Resistenza Palestinese

Jihad Islamica Palestinese

Il movimento della Jihad Islamica Palestinese ha rilasciato una dichiarazione separata [rispetto a quella di Hamas] accogliendo con favore l’accordo, ma ha sottolineato che “ciò che è stato raggiunto non è stato un favore da parte di nessuno, ma piuttosto il frutto della fermezza del popolo e dei sacrifici dei combattenti della resistenza”.

La dichiarazione recita: “L’accordo di cessate il fuoco e lo scambio di prigionieri con il nemico sionista non sono stati un regalo di nessuno. Pur non negando gli sforzi arabi e internazionali, sottolineiamo gli enormi sacrifici compiuti dal nostro popolo palestinese e il coraggio dei suoi combattenti che hanno affrontato le forze nemiche con rara audacia. Senza questo, la resistenza non sarebbe stata in grado di imporre le sue condizioni al tavolo dei negoziati”.

La Jihad Islamica ha concluso la sua dichiarazione sottolineando che “il sangue dei martiri è ciò che ha reso possibile questo risultato”, aggiungendo: “Il nostro popolo non dimenticherà mai i suoi martiri che hanno aperto la strada a questo momento, in cui il nemico è costretto a fermare la sua aggressione”.


Comitati di Resistenza in Palestina

L’accordo raggiunto grazie agli sforzi dei mediatori e fratelli egiziani, qatarioti e turchi per fermare l’aggressione sionista, l’olocausto e il genocidio nella Striscia di Gaza è il frutto e il risultato della leggendaria fermezza di Gaza e del suo popolo resistente. La posizione e la risposta unita delle fazioni della resistenza, nonché il loro rifiuto di sottomettersi all’equazione genocidio o resa, hanno sventato tutti i piani del nemico. Chiediamo che vengano continuati tutti gli strumenti di pressione arabi, islamici e internazionali sull’amministrazione statunitense e sull’entità sionista per garantire l’attuazione dell’accordo in tutte le sue fasi. Rendiamo omaggio ai martiri del nostro eroico popolo, compresi i civili disarmati, i leader e i combattenti a Gaza, in Cisgiordania e in tutte le arene di confronto e sostegno in Yemen, Libano, Iraq e Iran.


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