VERTENZA ALLA PMC DI MELFI
La temporanea conclusione della lotta degli operai della PMC di Melfi è una importante lezione per tutti gli operai dell’indotto Stellantis, che stanno imparando celermente. Lo dimostra la cacciata dall’assemblea dei segretari regionali dei sindacati che hanno apertamente boicottato lo sciopero
Il 14 luglio di primo mattino già tanti
operai e lavoratori erano presenti presso i cancelli dello stabilimento
Stellantis assegnato alla Pmc Automotive di Melfi. Ognuno cercava un
angolino al fresco per ripararsi dal sole cocente. C’era da resistere e
aspettare l’incontro in Confindustria fra il padrone e i sindacati.
Alcuni operai durante la giornata arrivavano al presidio e altri
andavano via con gli autobus che erano giunti dai paesi, anche molto
lontani da Melfi. Un operaio di Montescaglioso con uno zaino a tracolla,
arrivato nelle prime ore del mattino aveva portato con sé addirittura
un sacco a pelo per poter affrontare la notte. Quando ha saputo che ci
sarebbe stato l’incontro in Confindustria ha deciso di prendere il
pullman alle 14.00 per tornare al paese che dista oltre 120 chilometri
dalla fabbrica. Altri sono andati via e altri sono arrivati al presidio.
Molti hanno deciso di aspettare cosa avrebbero deciso in Confindustria.
L’incontro era previsto alle 15.00 del pomeriggio. Il mandato dato dai
lavoratori ai sindacati era stato chiaro, bisognava sancire in un
eventuale accordo la garanzia dei posti di lavoro per chi voleva
rimanere a lavorare in fabbrica. Non altro. Gli operai più volte hanno
fatto questo ragionamento: andasse a casa chi vuole anche con un
eventuale incentivo, ma si dia la certezza e la garanzia della
continuità lavorativa per chi vuole rimanere anche per i prossimi anni.
Dicevano: Stellantis ha creato il problema e Stellantis lo deve
risolvere. Alle 18.30 circa è arrivato un messaggio ai lavoratori da
parte dei sindacalisti. Il messaggio diceva: l’incontro in Confindustria
è finito adesso e ci vediamo davanti allo stabilimento PMC per le
19.30. Pochi minuti dopo già apparivano sui vari giornali online: FIM
FIOM, UILM, FISMIC e UGLM comunicano che “nell’ambito della vertenza
PMC, è stata raggiunta un’intesa unitaria sul percorso avviato ad
aprile”. Avevano firmato una intesa, eppure in assemblea e fuori ai
cancelli della fabbrica si era rimasti che nulla sarebbe stato firmato
senza portarlo al vaglio dei lavoratori. Arrivati in serata i
sindacalisti ai cancelli hanno trovato solo una trentina di lavoratori,
gli altri non c’erano. È venuto subito fuori che l’intesa raggiunta non
piaceva agli operai. Nell’intesa non è stata riportata assolutamente la
garanzia di poter continuare ad avere un posto di lavoro, dopo aver
finito di assemblare i pezzi metallici che servono ancora a Stellantis
presso lo stabilimento assegnato a Pmc. Qualche sindacalista se ne è
uscito dicendo che erano già pronte le lettere di licenziamento e che
meglio e oltre a quello che si è ottenuto non si era potuto andare.
Molti operai in quella circostanza hanno espresso la volontà di
continuare a protestare, ma i sindacalisti che avevano firmato sono
stati inamovibili, per loro andava bene l’accordo. In verità l’intesa
stabilisce che in cambio della garanzia della lavorazione dei pezzi che
attualmente necessitano a Stellantis ci sarà un anno in più di cassa
integrazione. E questo lo si è ottenuto solo grazie al blocco dello
stabilimento, perché altrimenti l’azienda avrebbe buttato fuori altri
settanta di noi. Il nostro sciopero li ha costretti a concedere
quest’anno di proroga.
Gli operai hanno insistito a fare una unica
assemblea con tutti i lavoratori. Anche questa cosa non è passata. I
sindacalisti avevano già pianificato e poi annunciato le assemblee
separate per turni. Le assemblee in concomitanza con l’avvio
dell’assemblaggio e la lavorazione dei pezzi metallici che servono a
Stellantis. Lo sciopero è stato revocato come voleva Stellantis. Le
assemblee dovevano essere l’ennesimo fumo negli occhi degli operai, per
ribadire che meglio non si è potuto fare, nonostante i lavoratori e gli
operai avrebbero voluto continuare a fare sciopero con il sostegno dei
sindacati che invece hanno scelto, nuovamente come ad aprile scorso di
andare incontro alle esigenze di Stellantis. Questa volta tutti uniti,
compresa la Fiom. In realtà però non è andata così. Se nell’assemblea
del primo turno i partecipanti sono stati pochi ed hanno manifestato il
loro dissenso con un silenzio assoluto, nel secondo turno per prima cosa
gli operai hanno letteralmente cacciato dall’assemblea i segretari
regionali di Fismic, Uilm e Ugl, colpevoli di aver apertamente
boicottato lo sciopero. Per “solidarietà” con i cacciati, anche il
segretario regionale Fim ha abbandonato l’assemblea, che comunque è
continuata con gli operai che hanno aspramente criticato i firmatari del
nuovo accordo.
Come operai abbiamo capito una serie di cose:
1)
di questi sindacalisti non c’è da fidarsi. Nessuno escluso. Se avessimo
una organizzazione nostra per affrontare il padrone, le cose andrebbero
diversamente. Con questi sindacalisti abbiamo un nemico davanti è uno di
dietro;
2) l’anno di proroga lo abbiamo ottenuto perché gli scioperi
sono stati partecipati e convinti. Per evitare che la nostra
mobilitazione continuasse, rischiando di coinvolgere anche gli operai
dello stabilimento centrale, come abbiamo iniziato a fare, è arrivato
l’accordo e il padrone ci ha concesso il contentino di un altro anno di
cassa;
3) se i sindacalisti non avessero dichiarato la resa, avremmo
potuto far entrare la nostra lotta nel calderone generale del gruppo
Stellantis, perché i sindacalisti lo hanno dimenticato, ma noi lo
ricordiamo benissimo, che prima di essere esternalizzati eravamo Fiat e
la responsabilità di quello che sta avvenendo è sempre di Stellantis.
D. A.
RIPRENDE LA LOTTA ALLA PMC DI MELFI
La ripresa dello sciopero degli operai di una importante fabbrica dell’indotto Stellantis di Melfi, dopo la deludente conclusione della lotta di aprile, è un segnale preciso della possibilità che possa riprendere l’iniziativa operaia contro i piani aziendali in tutti gli stabilimenti dell’auto.
Alla Pmc Automotive di Melfi gli operai
hanno riconfermato nelle assemblee svoltesi sui due turni la volontà di
riprendere lo sciopero e quindi la lotta per rivendicare il posto di
lavoro e non la miseria della cassa integrazione che scade come uno
yogurt dopo pochi mesi.
Quando nella fabbrica erano presenti circa
centocinquanta fra operai e lavoratori, più altri venti Staff-Leasing,
in un incontro in Confindustria e dopo aver sospeso lo sciopero ad
Aprile, venne fuori che c’erano cinquanta esuberi. L’azienda dopo aver
trovato cinquanta lavoratori volontari disposti ad andare via con un po’
di soldi e dopo aver messo fuori i lavoratori Staff-Leasing, ha di
nuovo chiamato i sindacati in Confindustria. Sembra che abbia detto
loro, come comunicato pubblicamente dalla Fim-Cisl, che ci sono altri
settanta lavoratori in esubero e così ne resterebbero in fabbrica poco
più di una ventina.
Praticamente si tratterebbe della chiusura dello
stabilimento, dato che non si può nemmeno immaginare di tenere aperta
una fabbrica solo con pochissimi operai e lavoratori, tanto più che non
sono state nemmeno ricevute le commesse per le lavorazioni su pezzi
metallici destinati alle auto di nuova generazione che iniziano ad
uscire dallo stabilimento centrale Stellantis di Melfi, mentre le auto
di vecchia generazione stanno uscendo di produzione e quelle poche che
restano hanno una produzione in fase calante.
La Uilm e la Fismic
sembra siano pronti a trattare con la proprietà, alla Fim, sindacato
maggiormente rappresentativo in fabbrica e che ha la stragrande
maggioranza degli iscritti sembra non vada bene questa cosa. Incalzata e
tallonata dagli operai ha dichiarato nuovamente sciopero e la
produzione si è nuovamente fermata.
Il 10 luglio mentre quasi tutti
gli operai e i lavoratori erano in sciopero, un delegato Rsu aderente
alla Uilm, dopo aver dichiarato di sostenere e di essere insieme ai
lavoratori in lotta, è entrato a lavorare e sembra si sia messo a
caricare i camion con i pezzi lavorati per farli arrivare nello
stabilimento centrale e nella fabbrica Stellantis di Pomigliano. Davanti
ai cancelli della Pmc Automotive di Melfi quel giorno e in quella
circostanza alti gli improperi si sono levati nei confronti del
Rappresentante della Uilm nello stabilimento.
Lo sciopero sta
continuando. Gli operai e i lavoratori in assemblea hanno deciso di
incrociare le braccia nuovamente, dopo averlo fatto già ad aprile per
rivendicare e ottenere la continuità lavorativa e non la prevista cassa
integrazione e qualche eventuale incentivo all’esodo. Fra i cinquanta
lavoratori andati via incentivati con un po’ di soldi c’è anche il
segretario regionale della Fismic in quanto dipendente della Pmc
proveniente da un’altra fabbrica, senza che gli operai l’abbiano mai
visto in produzione. Insieme a lui anche quasi tutti gli iscritti dello
stesso sindacato giallo, pochi sono rimasti anche quelli iscritti alla
Uilm. Sarà adesso più difficile convincere gli operai rimasti a piegarsi
alla soluzione di aprile che dopo due mesi ci ha fatto ritrovare con
ulteriori 70 esuberi.
Gli operai fanno un ragionamento chiaro:
andasse a casa chi vuole, ma chi non vuole deve restare in fabbrica e ci
dovrà essere la certezza di continuare a lavorare. Non è sufficiente la
cassa integrazione, non sono sufficienti gli incentivi all’esodo, ma ci
vuole il lavoro perché il salario è una necessità in questo sistema per
poter sopravvivere.
D. A.
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