Noi abbiamo partecipato alla mattinata della mobilitazione perché riteniamo centrale muoversi in maniera diretta con le iniziative.
Il primo dato è che c'è stato un legame diretto della mobilitazione della mattina con quella del pomeriggio, nonostante i tentativi da parte dello Stato, del governo, degli esponenti politici anche della falsa opposizione, ma anche degli stessi organizzatori e forze politiche della mobilitazione del pomeriggio che hanno cercato in tutti i modi di criminalizzare quello che era successo nella mattinata.
Quello che è successo è molto semplice: di fronte ad una zona rossa in cui era impossibile avvicinarsi per poter contestare la presenza dello Stato nazisionista di Israele attraverso gli stand in cui vendono i diamanti che finanziano direttamente l'esercito israeliano, i compagni del nord-est hanno chiamato ad un giusto appello, ad una giusta mobilitazione per rompere questi divieti, Attraverso
un corteo che a un certo punto, di fronte al blocco della polizia, si è giustamente diretto verso la Fiera, aprendo i cancelli per entrare - come dicono gli stessi compagni: “per mettere un granello negli ingranaggi, nei meccanismi e non essere complici di questo genocidio” - perché di fronte al genocidio, di fronte all'entrata ormai in guerra contro il popolo palestinese direttamente anche da parte del governo italiano che ha mandato le navi a scortare quelle americane contro i ribelli Huti nello Yemen, dobbiamo schierarci sempre di più con il popolo palestinese.Bisogna passare ad un livello superiore di iniziative che devono portare all'attenzione dell'opinione pubblica, dei proletari, dei lavoratori e delle masse, il collegamento diretto tra quella che è la guerra in corso in Palestina e quello che è comunque la guerra quotidiana che viene fatta su tutti i versanti, anche all'interno, da parte di questo governo che sta marciando verso un regime fascista.
Quindi il primo elemento: non ci sono “buoni e cattivi”, ci sono mobilitazioni che quando si dice siamo tutti palestinesi devono essere da tutti sostenute in tutte le forme possibili, perché fanno parte di una stessa campagna politica. I compagni che hanno fatto questa azione, hanno fatto appello a fare di più nello spirito dell'internazionalismo; nello spirito di rompere i meccanismi anche sui territori contro gli interessi dell'Italia imperialista e del governo, per portare ad un livello più alto lo scontro di fronte a un genocidio che dura da 100 giorni.
Questa di Vicenza è un'azione che deve continuare. Siamo sulla strada giusta, lo dicono le stesse reazioni dello Stato e del governo. La Russa ad esempio, ha espresso vicinanza ad Israele e agli agenti feriti, definendo “grave e ingiustificabile quanto avvenuto, nessuna tolleranza è ammissibile” - mentre a lui va bene che nel nostro paese, noi ospitiamo un paese, Israele, che sta massacrando la popolazione e proletari come noi.
Così la dichiarazione del ministro degli Interni Piantedosi che, come tutti i ministri degli Interni, è ovvio che solidarizzi con la polizia, ma essendoci un governo di fascisti, ci mette un carico ideologico: infatti le sue testuali parole sono state: “apprezzamento per come le forze di polizia hanno saputo gestire ancora una volta con la consueta professionalità una situazione difficile, evitando guai peggiori e confermandosi presidio fondamentale di democrazia”. Ossia sta dicendo praticamente che quello che ci aspetta sono sempre più "zone rosse" di fronte a tutte le iniziative di contestazione su tutti i versanti, non solamente quello della Palestina, e quindi che sta andando avanti sempre più un clima repressivo, da Stato di polizia, che chiaramente non tollererà nessun tipo di contestazione diretta.
Per non parlare delle posizioni del Partito Democratico, della cosiddetta falsa opposizione, con Piero Fassino che dice: “quanti danni stanno producendo la criminalizzazione di Israele e la diffusione di pulsioni antisemite e antiebraiche”. E lo segue a ruota il segretario in Veneto del PD, il senatore Andrea Martella: “non ci sono giustificazioni per chi utilizza il diritto di manifestare come occasione per violare le più basilari regole della convivenza civile e democratica”.
Alcune forze delle realtà palestinesi come il l'Unione democratica arabo-palestinese, i Giovani palestinesi d'Italia e il movimento studenti palestinesi hanno invece subito preso una posizione in solidarietà con i compagni aggrediti a Vicenza. Questo è importante perchè significa sostenere e capire che il problema è che non esistono "buoni e cattivi", esistono solamente quelli che vogliono attaccare la libertà di manifestare. Quindi bene questo comunicato in cui si esprime solidarietà rispetto alla brutale repressione italiana perchè non bastano più le solidarietà a parole, ma devono esserci sempre più azioni concrete che vadano a inceppare la macchina bellica di Israele e dell'imperialismo.
Ovviamente la mobilitazione a Vicenza non è stata solo al mattinata, c’è stata anche la mobilitazione del pomeriggio di migliaia di persone che hanno sfilato per Vicenza Una mobilitazione in cui solamente la nostra posizione, il nostro intervento finale, ha portato il collegamento diretto con la mattina, mentre il grosso delle forze politiche che hanno partecipato, tra Rifondazione e Potere al popolo, nulla hanno detto rispetto al collegamento con l'iniziativa che c'era stata al mattino, e questo è un elemento negativo.
Anche negative sono alcune posizioni all'interno dei partecipanti della comunità palestinese, come quelle di un rappresentante della comunità palestinese di Roma, Josef Salman, che hanno visto una giusta contestazione a da parte dei giovani palestinesi a cui anche noi abbiamo partecipato. Il suo intervento è stato contestato al grido di “sionista”!, perché comunque ha delle posizioni che sono quelle dell'Autorità palestinese, il cui ruolo è sempre quello, di tenere le masse soggiogate.
Proprio per questo anche in questa mobilitazione di massa abbiamo posto la questione della via della guerra popolare.
Quindi tanti argomenti sulla "democrazia", portati da Cremaschi o da Acerbo di Rifondazione non possono avere nessuna valenza se non vengono coniugati con la necessità di ricostruire una nuova resistenza qui in Italia, di mettere al centro la necessità della guerra popolare e quindi di un fronte unico, anche in questa battaglia con la Palestina, per la Palestina.
Dal comizio fatto a Vicenza dal compagno di proletari comunisti:
"Sono arrivato oggi da Bergamo, sono un operaio della Tenaris Dalmine, sono un compagno di proletari comunisti e siamo venuti perché abbiamo aderito a questa giornata a Vicenza, che è importante perché dietro la fiera dei diamanti, dell'oro, ci sono i profitti dei padroni delle multinazionali e il ruolo dei governi, tra cui oggi il governo italiano, perché non troppo distante da qua non ci sono solo i diamanti, ci sono le basi militari, le basi degli eserciti che intervengono contro i popoli.
Il governo italiano ha degli interessi specifici da tutelare, è complice di Netanyahu, il governo italiano è in guerra contro il popolo palestinese perché ha mandato le navi direttamente a contrastare i ribelli huti nello Yemen che stanno lottando a fianco del proprio palestinese.
Questa giornata è molto importante. Questa mattina la polizia italiana, come la polizia in Palestina, come la polizia in tutto il mondo, ha fatto il suo sporco mestiere, altro che ringraziare, come ha fatto il sindaco di Vicenza, il Questore! Ci sono 5 giovani compagni che sono in ospedale perché hanno preso le manganellate della polizia, perché volevano giustamente bloccare la Fiera; ma questo è quello che dobbiamo fare dopo 100 giorni in cui muoiono i giovani palestinesi, i bambini.
E’ ora di finirla di vedere i popoli solo quando sono martoriati, il popolo palestinese lotta oggi a testa alta, dai bambini ai combattenti.
Non siamo noi che scegliamo la resistenza, è il popolo che la sceglie e la Resistenza in Palestina è stata scelta: ci sono delle organizzazioni che stanno combattendo, tutte unite, e noi le sosteniamo e non c’è nessuna differenziazione da fare sul 7 ottobre.
Il 7 ottobre ha alzato giustamente la testa il popolo palestinese: è questo che fa paura ai padroni, a Biden, a Macron, a Meloni, così come a tutti gli opportunisti.
Chiudo dicendo una cosa molto semplice: abbiamo iniziato a Milano e in altre città a manifestare ogni sabato contro il genocidio. Bisogna andare in Palestina, serve una brigata di solidarietà che vada in Palestina che dica "siamo tutti palestinesi". Ebbene mettiamoci la faccia, costruiamo questa delegazione, una delegazione italiana di proletari, di medici, di intellettuali, di giornalisti che vada subito in Palestrina, a Gaza. Questo è quello che serve: servono delle azioni, non servono le parole e sicuramente una difesa del popolo palestinese non verrà mai da questo Parlamento fascista, un Parlamento che appoggia un governo che marcia verso la dittatura fascista. Tutti quelli che hanno parlato di Resistenza devono dire chiaro quello che serve, la Palestina ci sta insegnando che serve una guerra popolare, la resistenza in Italia è stata questo. Serve una guerra popolare per liberarci dall’imperialismo e dal sionismo" .
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