corrispon denze di denuncia
ALTRO CHE SINDACATO GIALLO, QUESTO E' PROPRIO NERO
Da qualche settimana è nato un nuovo sindacato di settore: si chiama Unirai-Liberi Giornalisti Rai, e rappresenta un dipartimento autonomo della Federazione Italiana Giornalismo Editoria Comunicazione (Figec) collegata alla Confederazione Italiana Sindacati Autonomi dei Lavoratori (Cisal).
Esso rappresenta la scissione di ultradesta della Unione Sindacale dei Giornalisti Rai (Usigrai), da sempre rappresentanza egemone nel comparto dell’informazione radiotelevisiva pubblica, da alcuni – quelle poche decine che hanno abbandonato la nave – giudicata troppo di sinistra.
Chi siano nella realtà, con qualche lodevole eccezione, questi sedicenti “liberi pensatori” emerge dal racconto di una disavventura ocorsa ad una troupe impegnata nei pressi del villaggio di Podpec, in Slovenia, alla ricerca di prove riguardanti la presenza di foibe con dentro resti di italiani.
A raccontare la vicenda pensa l’edizione di mercoledì diciassette gennaio del quotidiano fascista
Secolo d’Italia che, tramite un
articolo redazionale, dà voce alle parole del sindacato corporativista che così si esprime circa il danneggiamento dei mezzi al seguito degli operatori dell’informazione.
«Unirai condanna questi atti intimidatori e violenti che non fermeranno il lavoro dei giornalisti Rai per raccontare i crimini di ieri e di oggi. Dalle foibe in Istria alle fosse comuni di Bucha è teso un unico filo rosso di sangue. Che bisogna ricordare e denunciare perché quegli orrori non si ripetano».
Basterebbero già queste poche parole per comprendere quali siano le simpatie politiche di certi personaggi, ma ecco come continua il comunicato: «farlo senza paure e reticenze è la maniera migliore per onorare lo straordinario lavoro di ricucitura delle ferite del passato realizzato dalle comunità italiana e slovena, al di qua e al di là del confine».
LA RAI E' SEMPRE PIU' TELE MELONI
L’edizione di domenica quattordici gennaio del fogliaccio online
della Fondazione Alleanza Nazionale, quello che ha come ragione sociale Secolo d’Italia, riporta l’ennesima polemica
imbastita dai suoi padroni nei confronti di chi giustamente lamenta il
fatto che la Rai, in particolare il Telegiornale dell’ammiraglia, stia
diventando sempre più Tele Meloni.
Tutto nasce dalla sciagurata idea, avuta dal responsabile
dell’edizione delle ore 13:30 di quello che dovrebbe essere il
principale spazio di informazione presente sui canali televisivi
ricevibili in Italia, di «mandare in onda un servizio sulle
commemorazioni di tutte le vittime della Patria, che si svolge con
cadenza annuale, dei giovani di Fratelli d’Italia, riuniti nella sigla
Gioventù nazionale».
Se realmente così fosse non si tratterebbe certamente di uno
scandalo; peccato che le adunate di cui si fa riferimento nel pezzo
siano state definite, da chi ha confezionato il serivizio per il Tg Uno,
«non politiche»: è pacifico che, se un’iniziativa è promossa ed attuata
da un gruppo partitico, essa assume forzatamente la connotazione che il
sedicente giornalista pubblico ha voluto negarle.
Poi si può discutere sulla meritorietà di una tale scelta; anche qui
si potrebbe sottolineare che si tratta solamente di propaganda di coloro
che si definiscono “patrioti”, ma in sostanza sono gli eredi di coloro
che regalarono un pezzo di Italia alla Germania hitleriana e si misero
agli ordini diretti del Führer, negando in questo modo l’essenza stessa
del termine sopra riportato.
Bosio (Al), 20 gennaio 2024
Bosio (Al), 21 gennaio 2024
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