domenica 21 gennaio 2024

pc 21 gennaio - No alle nuove iniziative repressive del governo contro le azioni simboliche dei giovani ambientalisti

 



La Camera approva il decreto eco-vandali, che prevede sanzioni più dure per chi imbratta le opere d’arte: per Sangiuliano è una vittoria per la cultura, per l’opposizione si attacca il diritto alla protesta


Attivisti per l'ambiente in azione a Palazzo Vecchio

Negli ultimi anni, hanno fatto discutere le azioni portate avanti dagli attivisti per l’ambiente, coordinate e diffuse in molti Paesi dell’Occidente attraverso una rete internazionale che, in molti casi, fa riferimento al gruppo Last Generation (in Italia, Ultima Generazione). Per accendere l’attenzione pubblica sugli effetti dannosi del cambiamento climatico, i manifestanti, oltre a bloccare il traffico, spesso hanno usato il tramite dell’arte, seppur in maniera “indiretta” – o forse troppo “diretta” – imbrattando monumenti pubblici o incollandosi letteralmente alle opere conservate nei musei. Ma per il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano si tratta di eco-vandali e, quindi, individui la cui condotta criminale è da punire e reprimere. E così sarà pugno di ferro. Nella giornata di oggi, con 138 voti favorevoli, 92 contrari e 10 astenuti, l’Aula della Camera ha convertito in legge il DDL “Disposizioni sanzionatorie in materia di distruzione, dispersione, deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici”, già approvato dal Senato e proposto dal Ministro della Cultura e dal senatore Marco Lisei di Fratelli d’Italia. A favore della legge il centrodestra, contrarie le opposizioni, mentre i deputati di Azione e Italia Viva si sono astenuti.


Guerra agli eco-vandali: le pene previste dalla nuova legge

La norma prevede sanzioni più alte che vanno ad aggiungersi a quelle di natura penale, che già prevedono la reclusione da sei mesi a cinque anni. La nuova sanzione amministrativa sarà compresa tra i 20mila e i 60mila euro e colpirà chi «Distrugge, disperde, deteriora o rende in tutto o in parte inservibili o non fruibili beni culturali o paesaggistici propri o altrui». Invece, chi «Deturpa, imbratta o destina i beni culturali a un uso pregiudizievole o incompatibile con il loro carattere storico o artistico», come nel caso degli attivisti per l’ambiente di Ultima Generazione, potrà essere punito con una sanzione tra i 10mila e i 40mila ero. I proventi delle sanzioni saranno devoluti al Ministero della Cultura, che li impiegherà in via prioritaria per ripristino dei beni danneggiati.




Per le opposizioni, l’inasprimento delle pene è sproporzionato e ingiustificato. Secondo Andrea Orlando, del Partito Democratico, e Nicola Fratoianni, di Alleanza Verdi e Sinistra, non solo i danni apportati dagli attivisti per il clima non sono permanenti ma la nuova legge va a minare il diritto alla protesta. Riccardo Ricciardi, del Movimento 5 Stelle, ha invece esortato il governo a «Guardare in casa propria», prima di invocare «Integerrimo rigore e legalità», riferendosi, tra gli altri, al caso del sottosegretario alla cultura Vittorio Sgarbi, al centro di un’indagine per aver rubato un quadro.


Reazioni anche da parte degli attivisti di Ultima Generazione che, in un post su Instagram, scrivono: «Mentre il numero di norme e misure restrittive contro attivisti ambientali che protestano in modo nonviolento per esigere misure di contrasto alla crisi climatica cresce, il governo non ha mai mosso un dito contro i dirigenti dell’industria fossile per aver contribuito attivamente più di chiunque altro al collasso climatico e sociale in cui versiamo».In circa un anno e mezzo di governo, l’attuale maggioranza ha alternato misure di deregolamentazione a norme di eccessiva regolamentazione in risposta ad “eventi del giorno” particolarmente attraenti dal punto di vista mediatico. L’ultimo è il cosiddetto decreto “eco-vandali”, approvato oggi, secono cui chi “imbratta” o “deturpa” opere d’arte andrà in contro a pene severissime, sia per quanto riguarda le sanzioni ma anche, e soprattutto, la reclusione.


Di questo decreto avevamo già parlato in altre occasioni, sottolineando la nostra preoccupazione per la continua criminalizzazione degli atti di protesta della società civile sempre più consapevole dell’ignavia politica sul tema ecologico e climatico, e sempre più spesso presa di mira, arrestata e incriminata per via delle proteste, così come i crescenti tentativi da parte del governo di silenziare ogni tipo di dissenso e il diritto di protesta.


Ma non è il solo!

Pensate al “pacchetto sicurezza” approvato dal Consiglio dei Ministri a novembre: da una parte è stato autorizzato, per esempio, il porto d’arma privata per gli agenti di pubblica sicurezza (oltre a quella di ordinanza) senza la richiesta di un’ulteriore licenza; dall’altra, invece, sono state aumentate le pene per alcuni reati, come quello di blocco stradale. Lo scopo? Accanirsi ancora una volta contro i gruppi di cittadini che spesso bloccano il traffico in segno di protesta.


Intanto, mentre il numero di norme e misure restrittive contro attivisti ambientali che protestano in modo nonviolento per esigere misure di contrasto alla crisi climatica cresce, il governo non ha mai mosso un dito contro i dirigenti dell’industria fossile per aver contribuito attivamente più di chiunque altro al collasso climatico e sociale in cui versiamo.


Pensate davvero sia la società civile nonviolenta il “pericoloso criminale” di cui preoccuparsi?

Noi una risposta ce la siamo data.


p

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14 h

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