LA QUESTURA CERCA DI OSCURARE E COLPIRE LA DENUNCIA DEI CRIMINI ISRAELIANI E LE MANIFESTAZIONI PER LA PALESTINA CHE NON SI FERMANO
Sempre attive le mobilitazioni nazionali e internazionali per la
Palestina e contro i massacri genocidi in diretta tv dei sionisti.Tra
queste, a pochi chilometri di distanza, nel week end tre
manifestazioni a Milano, Brescia e Bergamo, seppur in modo differente
fanno i conti con i divieti e le prescrizioni della questura, che
continua a vietare a Milano piazza del Duomo alla solidarietà
palestinese, proibisce le vie affollate degli acquisti a Brescia
senza riuscirci del tutto, e a Bergamo nega la piazza con vista su
uno dei negozi Carefour, per il presidio di denuncia diretta verso un
marchio obiettivo della campagna di boicottaggio delle aziende in
affari con Israele. Una
risposta c’è già nella continuità e nella determinazione con
cui vengono organizzate e mantenute le manifestazioni, momento
concreto anche di contrapposizione alla vasta e sanguinosa campagna
stampa filo israeliana. A Milano come a Brescia sono dodici i sabati
di iniziative, ovvero tutte le settimane dal 7 di ottobre le piazze sono state al centro della protesta.
A
Bergamo una vasta area si sta mobilitando dentro la Rete per la
Palestina, con presidi e manifestazioni fino alla contestazione del 22 dicembre al
Carefour, per puntare l’attenzione sull’importanza della
denuncia e del boicottaggio delle aziende in affari con Israele,
affari di sangue con diversa ma diretta responsabilità nei massacri, campagna che sta investendo
anche le università italiane responsabili dei progetti Erasmus e di
ricerca con i campus israeliani, finalizzati allo
sviluppo della tecnologia bellica, fino a Leonardo, colosso degli
armamenti, con la concreta responsabilità del governo
italiano. Un divieto della polizia che non ha potuto nascondere i fagottini
rosso sangue, viva denuncia degli 8500 bambini assassinati dalle
belve israeliane, nè mettere il bavaglio al commovente ma
determinato ricordo dei martiri, alle loro storie, alle loro vite,
‘perché i palestinesi non sono numeri’ in particolare portato
dalle Giovani Palestinesi, testimoniando anche con alcune biografie,
il sacrificio per la lotta di liberazione nazionale, di chi è morto
sotto le bombe sioniste. Non ha potuto fermare i calorosi interventi
solidali alla causa palestinese e la denuncia di tutti i crimini israeliani, l'attacco e l’appello
alla indispensabile lotta, che tuttavia fatica ad allargarsi, contro il governo fascista della Meloni, il nostro nemico interno, complice del
regime genocida sionista di Netaniau, al servizio dell’imperialismo
Usa. Così come chiara è stata la denuncia per la piazza vietata, a scudo dei padroni
della catena Carefour sicuramente, ma principalmente, per ostacolare la lotta, perché questure e polizia, con tutti gli apparati dello Stato, agiscono
per soffocare le mobilitazioni popolari, sociali e politiche, anche
se a volte intervengono in forme striscianti, persino concilianti, che possono risultare meno apparenti
dei manganelli, ma non meno pericolose. Da smascherare, respingere e da contrastare
in tutte le iniziative di lotta. Perché
gli imperialisti e i loro governi, temono lo spettro della resistenza
dei popoli oppressi contro gli oppressori e quello palestinese è
simbolo internazionale di questa aspirazione di vittoria, temono lo
spettro delle masse popolari che nella solidarietà
internazionalista si attivano direttamente con il loro sostegno,
che si organizzano, che si misurano inevitabilmente con le forze
repressive, che prendono coscienza di come la battaglia
antimperialista sia una necessità, nei rispettivi paesi, nella prospettiva
rivoluzionaria di un mondo senza sfruttamento, barbarie, guerre.
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