La stampa nazionale è tornata ad occuparsi della situazione Acciaierie d’Italia/Appalto a seguito dei fatti avvenuti alla fabbrica nella giornata del 23 dicembre, in cui c’è stata la riunione del Consiglio di fabbrica delle Rsu di Acciaierie e appalto, in contemporanea con la riunione del Consiglio d’Amministrazione (rinviato per l’ennesima volta), per affrontare la situazione determinatasi nel periodo che va dal riuscito sciopero del 21 novembre ad oggi.
Lo sciopero aveva al centro innanzitutto il ritiro della lettera dell’AD Morselli che ha sospeso l’attivita’ di 145 ditte dell’appalto provocando a catena mandata a casa dei lavoratori e la cassintegrazione che arriva genericamente a 2000 lavoratori. I lavoratori dell’appalto patiscono, inoltre, lo scaricamento su di loro da parte di padroni e padroncini delle ditte dei mancati pagamenti da parte di Acciaierie d’Italia. A questo si aggiunge chiaramente la Cig unilaterale e permanente in Acciaieria per una platea di 2500
operai, il sopruso della trasformazione delle ferie, permessi in cassintegrazione e la permanente situazione di insicurezza, mancata manutenzione a rischio incidenti e infortuni.Questo sciopero non ha avuto continuita’, questo è il primo problema, come invece avevano detto i sindacalisti ai lavoratori e come volevano i lavoratori.
Sono seguite le riunioni, assolutamente inutili con i parlamentari jonici, l’attesa di incontri risolutivi del CdA e del Tavolo romano, la fiducia, del tutto ingiustificata, nel Min. Urso e nel nuovo governo che, al di la’ di tutto, è ancor più di prima dalla parte dei padroni.
E’ naturale che cosi’ si è arrivati al 23 dicembre, con gli operai delle imprese tenuti sempre fuori per le decisioni di ArcelorMittal.
Di che cosa hanno quindi da lamentarsi i sindacati e le Rsu? E’ solo lo Slai cobas, che non è presente nelle Rsu, che ha sostenuto che la lotta doveva continuare in forme ancora più dure dello sciopero del 21 novembre per ottenere qui ed ora il ritiro della lettere, il rientro di tutti i lavoratori e una trattativa seria, a Taranto e non a Roma, con i lavoratori in lotta sugli altri temi della vicenda.
E’ chiaro che in queste condizioni si è arrivato al trattamento arrogante e violento dell’azienda con i suoi vigilanti “buttafuori”, con il ferimento anche del sindacalista dell’Usb, verso i 50 delegati riuniti il 23 dic. che volevano esprimere la loro protesta nei confronti di tutta la situazione.
Ma è bastato questo e il conseguente breve e piccolo blocco stradale perchè si vedesse come serve solo la lotta generale col blocco della fabbrica, delle strade e della citta’ come arma per cambiare la situazione a favore dei lavoratori e per dare effettiva visibilita’ alla loro lotta.
Su questo però pesa un equivoco di fondo. Tutta la mobilitazione viene indirizzata contro il mostro del capitale di turno, l’AD Morselli.
Questo da un lato è del tutto naturale. E’ dal 6 maggio che la Morselli sfida gli operai e prosegue con faccia tosta a tradurre le indicazioni di ArceloMittal in fatti contro i lavoratori.
Ma si oscura l’altro fatto di fondo. Il rappresentante della cosiddetta “parte pubblica” che dovrebbe prendere in mano la fabbrica con il cambio dell’assetto societario e dell’amministratore delegato, il presidente Bernabè, ha sempre dichiarato in tutte le maniere sui giornali, in televisione, che condivide le decisioni della Morselli, le ritiene giustificate e necessarie. E’ a questa posizione che si allinea il governo, rappresentato dal Min. Urso che, al di la’ delle chiacchiere, è in perfetta continuita’ con Draghi, vuole dare soldi all’azienda per fronteggiare la crisi di liquidita’, non vuole ne è in grado di realizzare alcun cambiamento immediato nell’assetto societario, e ha detto un chiaro NO alla nazionalizzazione. E Urso parla a nome di tutto il governo Meloni.
Di che parliamo allora? Basta con le ipocrisie e la demagogia.
La lotta degli operai è contro padroni e governo, padroni privati come padroni di Stato.
Ma le attuali direzioni sindacali Rizzo/Usb compreso, a cui esprimiamo la massima solidarieta’ per l’aggressione subita, non sono su questa linea, e quindi non sono in grado di cambiare la situazione a favore dei lavoratori.
Noi appoggiamo tutti i fermenti di lotta e tutte le proteste per rappresentare gli interessi di classe dei lavoratori, all’insegna dell’autonomia operaia, dell’organizzazione, a difesa di lavoro, salario, condizioni di lavoro, salute e sicurezza, sulla base di una piattaforma operaia, che esiste, sottoscritta a suo tempo da centinaia e centinaia di lavoratori, che chiaramente fatica a farsi strada con gli attuali rapporti di forza.
Ma questa è la via necessaria su cui bisogna perseverare, combattere, far chiarezza, liberarsi da illusione, e organizzarsi.
A cura dello Slai cobas per il sindacato di classe
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