domenica 25 dicembre 2022

pc 25 dicembre - Contro il governo guerrafondaio Meloni, degli aiuti militari all'Ucraina, espressione del protagonismo dell'imperialismo italiano dall'Ucraina al Sahel

Lottare contro la guerra vuol dire lottare contro il nostro governo, il governo Meloni, rappresentante degli interessi della borghesia imperialista italiana


Il 13 dicembre il Senato e la Camera dei deputati hanno votato l’invio di armi all’Ucraina fino alla fine del 2023, per una cifra pari a oltre 450 milioni di euro -secondo la valutazione dell’Osservatorio Mil€x- lo stesso parlamento che ha votato anche le risoluzioni del PD e del Terzo polo che chiedevano di proseguire il sostegno militare dell’imperialismo italiano nei confronti del governo ucraino e che non si sono fatti scrupoli, i partiti della cosiddetta opposizione, nell'applaudire al risultato governativo. Contro il provvedimento hanno invece votato il Movimento 5 stelle e Alleanza Verdi-Sinistra. Come nei precedenti decreti le forniture saranno secretate e, sempre come nei precedenti governi, il parlamento ha ratificato le decisioni del governo per un altro anno ancora. Parlamento che verrà “informato” attraverso il Copasir, il tutto in aperta violazione della Costituzione, così come un'altra violazione alle stesse leggi borghesi è l'ennesimo decreto in deroga alla legge 185/90 sull’esportazione di armi. Ma questa è la legge per la borghesia che può violarla impunemente.

Un voto scontato sull’invio di armi in Ucraina per continuare questa guerra, dall’Italia milioni di euro

per armare l’Ucraina, per procurare ancora sangue, morte e distruzione, perché la guerra deve continuare contro la Russia “per la difesa dell’ordine internazionale” imperialista, per la difesa di un “sistema che abbiamo creato sulle macerie dei conflitti della seconda Guerra mondiale", come ha affermato il capo del governo Meloni. I comitati 'affari dei padroni capitalisti difendono proprio quel sistema che è responsabile di crisi economiche, di pandemie, di guerre, di corsa agli armamenti, di fame, di cambiamenti climatici, di ondate migratorie, di repressione e di moderno fascismo, di regimi e di corruzione e i costi di questo sistema economico-politico i governi li scaricano sul lavoratori e sulle masse e per questo che questo sistema non c’è alcuna ragione perché continui a sopravvivere sulle spalle dei proletari e su quelle dei popoli oppressi.

E’ il sesto decreto di aiuti militari italiani da quando è iniziata l’invasione russa all’Ucraina, un’altra scelta politica espressione di un attivismo bellico dei governi dei padroni che hanno posizionato l’imperialismo italiano nella coalizione NATO/UE. Il governo Meloni sta proseguendo quella politica di potenza con al centro gli interessi imperialisti dell’Italia nella contesa mondiale per la spartizione delle risorse energetiche e per ritagliarsi il proprio spazio nella coalizione a guida USA. Una continuità con la politica del banchiere Draghi a cui questo governo aggiunge del suo, togliendo già per le armi 800 milioni circa dalla Legge di Bilancio. Un governo che taglia su tutto ma non sull’aumento delle spese militari, che attacca le condizioni di vita delle masse perchè si aggiunge all’aumento di bollette, dei prezzi, dei tagli a sanità e alle scuole, allo stato sociale.

Ma il decreto Ucraina non è l'unica decisione interventista che accende ancora il conflitto: in quella direzione vanno le decisioni prese a Parigi dalla Conferenza per il sostegno e la ricostruzione in Ucraina e i miliardi ottenuti ancora dagli USA di Biden durante la visita in USA di Zelensky con il suo intervento al Congresso.

Negli stessi giorni della visita in USA di Zelensky, il capo del governo italiano, Meloni, era in Iraq ad incontrare in mimetica NATO, per pura propaganda ideologica, il contingente militare italiano di mille militari nella sua “prima missione bilaterale fuori dall’Europa” che assicura i profitti italiani sulle infrastrutture e sulle risorse energetiche (ENI in testa) sulla pelle di un popolo oppresso e sfruttato, dove dilaga fame e disoccupazione. A capo delle truppe imperialiste d’occupazione NATO dell’Iraq ora c’è l’Italia rappresentata dal governo Meloni e dalla sua retorica dell’imperialismo fascista con l’identificazione di patria come madre come famiglia.

L’Iraq è fondamentale per la pax imperialista e per una serie di equilibri politici e militari che interessano la Francia, ad esempio, che ha organizzato la Conferenza di Amman il 20 dicembre, con il via libera dell’imperialismo USA, che ha al centro l’Iraq e le alleanze nell’area di influenza per Iran, Turchia e Arabia saudita.

Priorità per il governo italiano sono il Mediterraneo allargato e l’Ucraina, dal Baltico al Golfo ai Balcani al Sahel, una politica interventista sotto copertura della NATO.

Proletari e masse non hanno voce perché non hanno forza organizzata. In Parlamento operai e masse non hanno rappresentanti "amici", l'unica forza è quella da costruire nelle grandi fabbriche nel cuore della classe operaia perchè siano gli operai schierati nella lotta contro la guerra imperialista. Lo Slai Cobas per il sindacato di classe/proletari comunisti hanno cominciato questo lavoro unendo i lavoratori su una mozione che è innanzi tutto per manifestare l'opposizione operaia al governo guerrafondaio Meloni, alle basi militari, ai provvedimenti che scaricano sui proletari i costi della guerra. Una mobilitazione da sostenere con assemblee, mobilitazioni, per arrivare ad un vero sciopero generale. 

E anche un Fronte Unito da organizzare con l'unità e la lotta per contrastare il nostro imperialismo, per combattere il nostro governo.

Solidarietà internazionalista con le lotte antimperialiste anticlericali e antifasciste e con le guerre popolari. 

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