A Melfi, nello stabilimento centrale Stellantis e nelle fabbriche dell’indotto si va avanti alla giornata. Si è passati dal calendario annuale, a quello mensile, a quello settimanale, la maggior parte delle volte neanche rispettato. Stellantis comunica i giorni lavorativi settimanali che poi, puntualmente, vengono tagliati. Si lavorano meno giorni di quelli annunciati e gli operai finanche gli abbonamenti degli autobus devono buttare perché non completamente utilizzati. Ogni giorno si va al lavoro non sapendo se il giorno dopo si dovrà lavorare, l’unica certezza è che sulla linea di montaggio si lavora più di corsa e con meno operai. La causa è sempre la stessa: aumenti dei ritmi e carichi di lavoro. Venerdì 22 luglio, Fim, Uilm, Fismic insieme alle rispettive sigle del sindacato della categoria dei trasporti, hanno proclamato sciopero per tutta la giornata in alcune aziende della logistica, Bcube, Sit, Multilog, Fdm, SitRail, Business, Sgl, Its, Las. Allo sciopero non hanno partecipato la Fiom e la Cgil Trasporti. Secondo i sindacati promotori dello sciopero in queste aziende l’incertezza è ancora maggiore che nelle altre. Si teme che da un giorno all’altro molti operai potrebbero rimanere a casa e senza lavoro. La causa sarebbe la ristrutturazione in corso in Stellantis, che investe immediatamente le aziende che si occupano di rifornire le linee dello stabilimento centrale, trasportando con le tradotte i componenti che vengono prodotti nelle aziende dell’indotto del comprensorio di Melfi.
Eppure i sindacati che hanno proclamato sciopero sono gli stessi che hanno concesso a Stellantis di smantellare tranquillamente una linea di montaggio nello stabilimento centrale. Sono gli stessi che
hanno firmato la possibilità di un ridimensionamento del numero degli operai occupati in fabbrica, favorendo i licenziamenti volontari in cambio di un incentivo monetario. Un operaio su sei è già andato via nello stabilimento centrale. Con lo sciopero di venerdì una parte del sindacato tenta di salvare il salvabile o quanto meno la faccia. Se andrà male e gli operai saranno mandati a casa, potranno dire che qualcosa si è tentato di fare per gli operai a rischio licenziamento e senza incentivo. Lo sciopero, comunque, nella giornata di venerdì è riuscito, gli operai che lavorano con le imprese della logistica vivono sulla propria pelle la possibilità di poter rimanere da un giorno all’altro a casa e si sono fermati in massa. Ovviamente molti sono gli interessi in gioco, gli operai questo l’hanno anche compreso. Ci sono i loro interessi, quelli operai, a non perdere il posto di lavoro. Gli interessi dei medi e piccoli padroni a riavere le commesse per continuare a guadagnarci sopra. Gli interessi dei sindacati a non perdere tesserati. Gli interessi di Stellantis di appropriarsi di tutto il profitto ricavato dalla vendita delle vetture prodotte dagli operai, senza dover distribuirne una piccola parte ai padroni e padroncini dell’indotto. Se questo significa ridurre padroncini e operai anche nell’indotto poco importa. Ridurre gli operai significa aumentare il lavoro sulle spalle degli operai rimasti. L’unico modo per opporsi è l’unità degli operai che ancora non c’è. È necessario cercare di trovare un legame con gli operai dello stabilimento centrale ma il sindacato ha proclamato sciopero solo nelle aziende della logistica. Per i sindacati è un problema mettersi realmente contro Stellantis. Gli operai dello stabilimento centrale sono rimasti a lavorare, malgrado la produzione fosse praticamente ferma. Questa volta Stellantis non li ha fatti rimanere a casa in cassa integrazione, ma solo perché così conveniva fare al padrone. Stellantis ha interesse a dividere gli operai per poterla spuntare e vincere. I medi e piccoli padroncini della logistica che hanno i loro interessi a riottenere le commesse, hanno lasciato fare agli operai in sciopero. Non hanno sbarrato loro la strada con minacce e ritorsioni. Anche per questo corre voce che Stellantis voglia fargliela pagare ai medi e piccoli padroncini, accollando loro le spese per i fermi produttivi e la mancata produzione. È un braccio di ferro, con i sindacati che devono cercare di mantenere le tessere fatte. I sindacati hanno alzato l’asticella dello scontro, senza mettersi apertamente contro Stellantis, gli operai della logistica si sono fermati ed è venuto fuori che non è vero che gli operai non scioperano, se capiscono realmente sulla propria pelle la gravità della situazione, si fermano, si sollevano e bloccano tutto. La produzione nello stabilimento centrale ha avuto un grossissimo calo, alcune fabbriche dell’indotto si sono completamente fermate. In fabbrica molti operai Stellantis nella giornata di venerdì erano impensieriti dal fatto che il rallentamento della produzione avrebbe potuto comportare un recupero nella giornata di sabato, rovinando il fine settimana, cosa non avvenuta. Alcuni operai, pochi, per fortuna, sostengono, anche se a bassa voce, che forse con un probabile ridimensionamento dell’indotto e delle aziende della logistica si creerebbero maggiori possibilità per gli operai dello stabilimento centrale di non essere licenziati, dato che sperano che il grosso delle lavorazioni dell’indotto rientreranno nello stabilimento principale. Essi dimenticano che le saturazioni delle postazioni sono arrivate al punto di non aver tempo neanche di fare una bevuta d’acqua senza “imbarcarsi” e che le cose stanno sempre più peggiorando. Gli operai combattivi, pochi, devono fare i conti con l’opportunismo operaio, con l’egoismo dei singoli che emerge e che sotterra la coscienza di classe, la causa di ciò è anche il deserto di valori che il sindacato e i padroni hanno creato negli anni lì dentro. Non ci sono strade che salveranno quelli che credono di essere più furbi degli altri, la condizione degli operai peggiorerà, l’unica possibilità degli operai di opporsi è quella di unirsi, mettendo al centro i loro interessi collettivi e non individuali, altrimenti Stellantis farà quello che vuole e le cose peggioreranno per tutti.Crocco, operaio di Melfi
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