sabato 4 settembre 2021

Internazionalismo - Tunisia seconda parte

Approfondire l'analisi per lottare contro il nostro imperialismo e contro il governo reazionario in Tunisia a sostegno dei proletari e delle masse popolari in lotta


seconda parte

2) Domanda: In questo tipo di conflitto se da un lato le masse possono essere in piazza, la debolezza dell'uomo singolo può essere sopperita da un eventuale alleanza geopolitica, ad es KS ha chiuso al Jazzera perchè è espressione mediatica di una forza opposta (Qatar), quale potrebbe essere il suo allineamento geopolitico con un eventuale coalizione che sostenga tale processo attuale promosso da KS?

Risposta: innanzitutto le prime reazioni internazionali devono essere analizzate per rispondere alla domanda: Francia, Italia e Usa hanno rilasciato comunicati simili esprimendo preoccupazione perchè il governo garantiva i loro affari ma sostanzialmente restando in attesa dello sviluppo degli eventi, invece la Turchia ha esplicitamente condannato il colpo di stato, negli ultimi giorni l'Algeria ha espresso contrarietà a qualsiasi ingerenza esterna in Tunisia rispettandone tutti gli sviluppi interni e ha messo in guardia chiunque a intervenire, ciò è un messaggio indiretto rivolto alla Turchia in seguito agli eventi della guerra civile libica in cui la Turchia è attore principale e attivo, e ciò non sta bene ad Algeria che è una potenza regionale in Nord Africa, d'altronde Saied aveva negato il passaggio di truppe turche verso la Libia nei mesi scorsi. In questo la comunanza strategica tra il gigante algerino e la piccola Tunisia è confermato. Infine anche l'Egitto si è espresso appoggiando KS, ma no a parallelismi forzati com'è successo in questi giorni sulla stampa occidentale, semplicemente il regime egiziano osteggia la fratellanza musulmana ovunque.

Non vedo possibili alleanze favorevoli, tutte le potenze imperialiste principali hanno interessi in contraddizione con quelli del popolo tunisino, stessa cosa anche per altri imperialismi quali Russia e Cina anche se la loro presenza nel paese non è all'ordine del giorno.

Domanda: la questione del sostegno di massa all'interventismo di KS del 25 luglio, sicuramente si è usata l'arma del populismo per evitare che ci sia un'effettiva rivolta anti regime, le forze comuniste e rivoluzionarie stanno intervenendo tra le masse o comunque che posizione hanno? Lo avevi delineato prima, se puoi approfondire questa questione del consenso. Poi la questione dell'Italia imperialista vedi la questione dell'immondizia esportata illegalmente in Tunisia.

Risposta: KS è stato definito da molti populista, secondo me rappresenta una forma di "populismo puro" perchè negli ultimi anni ha instaurato un filo diretto in cui interpreta la volontà e la pancia della

masse e agisce di conseguenza in base alle proprie prerogative senza un partito che faccia da intermediario, ciò è stato sintetizzato dalla decisione del 25 luglio e per questo è passata con largo appoggio mentre contemporaneamente si assottigliava la base di Ennahdha. Ma la politica è fatta ed è influenzata dal movimento delle masse. KS incentra tutto sulla propria persona ed il suo ruolo ma non ha nessuna intenzione di spingere per la strutturazione di un partito che rappresenti gli interessi delle masse. Ciò invece vogliono farlo le forze classiste e rivoluzionarie ma in Tunisia vi è un'estrema frammentazione a sinistra. Non parliamo di forze parlamentari dove non vi è nessuna "forza amica", al di fuori del parlamento vi è un partito storico, il Partito dei Lavoratori l'ex PCOT (Partito Comunista Operaio Tunisino) di Hamma Hammami che già dai tempi della rivolta ha dimostrato la propria inconsistenza rivoluzionaria e connotazione revisionista (fin dalla sua nascita alla fine degli anni '80 ideologicamente affiliato al Partito del Lavoro d'Albania), e anche il 25 luglio ha reagito in maniera "classica" definendo KS un "conservatore" sic et simpliciter, dimostrando che è un partito slegato dalle masse e da quello che esse esprimono, ancora più a sinistra vi sono invece dei partiti marxisti-leninisti e marxisti-leninisti-maoisti che stanno nei movimenti di protesta, questi sono scesi in piazza il 25 sostenendo e contrastando le letture complottiste proprie della sinistra riformista che si chiedevano da dove venisse questo movimento 25 luglio, al contrario i rivoluzionari hanno detto che le parole d'ordine erano in linea con quelle espresse negli ultimi mesi ed in particolare con le rivolte di gen-feb.

La fase politica attuale vede questi partiti di provare a creare dei coordinamenti, attualmente ce n'è uno che vuole sostenere le attuali lotte che comunque in questi 10 anni non si sono mai fermate: es. diplome chomeures, classe operaia e minatori di Gafsa, occupazione di terre a Jemna e pescatori di Kerkennah, il problema è che i comunisti stanno provando a discutere e a mettersi insieme per unire le attuali lotte con l'obiettivo di arginare un ritorno in campo islamista. E' una sorta di guerra contro il tempo, in questo momento gli islamisti sono in difficoltà dopo la fallita ripresa del parlamento e adesso hanno la parola d'ordine di "dialogo nazionale" ma il pericolo è dietro l'angolo e l'uomo forte non può a lungo sostenere tale contraddizione. Quindi i rivoluzionari dicono "sfruttiamo il passaggio positivo tattico venuto dall'alto e non dal basso ma sviluppiamo entrando in gioco in tale processo in corso dal punto di vista popolare", in altri termini non c'è nessuna fiducia piena nel presidente ma la volontà di sfruttare questa fase politica per avanzare nella contraddizione tra restaurazione (che molti a torto in questi anni hanno chiamato "transizione democratica" quando in realtà si è trattato di restaurazione) e rivoluzione. 

La borghesia italiana ha una posizione attendista ma mette le mani avanti perchè vuole avere un partner al governo che permetta di continuare a fare gli affari, in merito alla questione rifiuti c'è una novità: l'Italia in questi giorni ha accettato di riprendersi i rifiuti esportati illegalmente in Tunisia e arrivati al porto di Susa provocando manifestazioni lì e all'ambasciata italiana in Tunisia.
Sui migranti negli ultimi anni a partire dal governo 5stelle-lega le visite si erano susseguite, Salvini, Di Maio con obiettivo di maggiori rimpatri settimanali richiesta italo europea di aprire hotspot sul territorio tunisino, KS si era opposto a questo ma per i rimpatri l'Italia ha ottenuto il raddoppio nel numero dei rimpatri settimanali.
A tal proposito nella disperazione del 26 luglio Ghannouchi ha "minacciato" l'Italia (in realtà una richiesta di aiuto) ma con toni politically correct di un moltiplicarsi degli sbarchi in seguito all'instabilità del paese derivante dal colpo di stato "contro la nostra democrazia". In questi giorni arresti tra le loro file hanno placato le minacce.

L'orizzonte temporale resta quello di un mese ufficialmente, in cui KS governa direttamente, già nominati alcuni nuovi ministri e lui agisce come primo ministro ed entro un mese dovrebbe indicare un primo ministro non è chiaro se con l'attuale o con un nuovo governo quindi paesi imperialisti e anche Italia in stand by.

Secondo me se non dovessero rientrare in gioco le masse popolari, nonostante i proclami di principio della presidenza, avremo un nuovo governo che farà ancora una volta gli interessi dell'imperialismo, in tal senso vi è stata una telefonata di Macron a KS in cui ha chiesto di sapere il programma presidenziale delle prossime settimane ricevendo rassicurazioni da KS.
Il problema è sempre quello, in assenza di pressione di massa com'è stato il 25 luglio, avremo un governo probabilmente senza islamisti ma che in ogni caso faranno l'interesse delle potenze straniere. e contro quelli del popolo tunisino.

Domanda: La Tunisia è considerata un paese del terzo mondo, rispetto alla posizione di classe, qual è il ruolo dei contadini e come si esplica?

Risposta: La questione contadina è particolare, sicuramente è un paese oppresso dall'imperialismo e sicuramente con condizioni semicoloniali, in questo tipo di paesi c'è un'economia arretrata in cui i contadini svolgono un ruolo importante nella produzione. E' vero che è ancora presente la questione della terra che non è stata mai risolta dai regimi post indipendenza con alta concentrazione della proprietà sia in forma pubblica che privata ma poco cambia, vedi Jemna in cui perdura una sorta di autogestione della terra di tale "feudo pubblico" che è stato occupato proprio pochi giorni prima la caduta di Ben Ali (gennaio 2011) ma è episodio isolato e in via di normalizzazione con lo Stato (cooperativa legalizzata).

La questione della terra è legata alla questione delle donne, molte contadine, pochissime sono proprietarie, già i proprietari sono pochi, in più le donne lavorano come operaie salariate con paghe da fame con l'aggravante del problema del trasporto, con piccoli camioncini in quelle strade rurali dove spesso vi sono incidenti, infatti due anni fa il Primo maggio in Tunisia era stato dedicato alle contadine tunisine.

Detto questo la Tunisia è un paese altamente urbanizzato in cui il 60% della popolazione si concentra tra Tunisi e Sfax passando per Susa e andando ancora più a sud c'è Gabes e a nord Bizerte, tutte città costiere.

Quindi in un'ottica strategica c'è molto da ragionare sulla questione della lotta urbana.

In questi dieci anni vi sono state almeno 3 rivolte su scala nazionale ma scoppiate tutte nelle città, vedi Ettadhaman che è la più grande banlieue del nord africa e a Kasserine.

La questione della terra si interseca con la questione dello sviluppo del capitalismo dipendente che mette in secondo piano l'ambiente, la necessità straniera è per una produzione agricola orientata verso l'esportazione mentre contemporaneamente si importa il grano con ricadute negative sulla popolazione, ma i contadini si mobilitano. Le campagne dagli anni '60 in poi si stanno svuotando: migrazione interna dall'interno verso le regioni costiere e poi Europa, Italia, Francia Germania e nord Europa e più recentemente anche paesi del golfo.

Domanda: Il Manifesto ha parlato del ruolo del sindacato UGTT e degli intellettuali universitari che parlano di una specie di nuova costituente/road map promossa da queste forze democratico borghesi e riformiste, in un contesto in cui le forze proletarie e rivoluzionarie sono un po' in difficoltà seppur in movimento.

Risposta: aspetto importante del ruolo dell'UGTT che è un sindacato unico e storico che ha avuto un ruolo nella lotta di liberazione nazionale, è stata l'organizzazione di massa principale e determinante nella caduta del regime di Ben Ali, proprio dopo aver proclamato lo sciopero generale politico. L'UGTT è in grado di modificare i rapporti di forza, per esempio in seguito ad uno sciopero generale del pubblico impiego (un settore sociale non particolarmente combattivo) 2 anni fa con il 98% di adesione si era convinto il governo a rimandare una di quelle riforme strutturali promosse dal FMI. Questo per dire il ruolo che ha anche nella politica tunisina. L'aspetto negativo è il ruolo di essere parte integrante nel sistema e di bloccare le lotte quando esse tendono a trasbordare o a diventare eversive secondo il punto di vista della classe dominante. Quindi quando UGTT entra in campo da un lato c'è da essere contenti dall'altro no e prestare più attenzione. All'indomani del 25 luglio, a cui non ha partecipato, ha dichiarato sostegno a KS pochi giorni dopo anche perchè era in aperta contraddizione con il governo per le politiche che stava portando avanti.

Quindi dovrebbe esserci questa tavola rotonda promossa da KS in cui oltre a UGTT parteciperà anche l'Associazione delle Donne Democratiche Tunisine che ha un ruolo simile ad ugtt nel campo delle donne e altre organizzazioni di questo tipo, l'idea è che anche KS è consapevole di non poter portare avanti il processo da solo e chiede aiuto ad altre organizzazioni rappresentanti alcuni settori sociali. Il problema è che fino ad oggi i contenuti di tale road map non sono chiari. Queste prese di posizioni sono eccessivamente ottimiste che fanno parte del campo di chi da piena fiducia alla politica dell'uomo forte dimenticando che la politica e gli eventi storici sono determinati dal movimento delle classi sociali e delle masse. In questo senso l'UGTT ci sta bene in questo tavolo dato che ha avuto sempre il ruolo di orientare le politiche dei governi in una strategia da ammortizzatore sociale, un processo di questo tipo serve in forma antinsorgente, nel caso in cui le masse "incontrino il partito" o i partiti rivoluzionari e mandino avanti il processo rivoluzionario, tale tavola rotonda e ugtt svolgerebbero quindi un ruolo controrivoluzionario com'è successo con la Costituente che ha rappresentato la morte della Rivolta e invece ha prodotto "la costituzione più bella del mondo" come definita dagli USA fino ai falsi rivoluzionari, ciò ripeto ha rappresentato la morte del processo rivoluzionario e dopo 10 anni ha portato a questo tipo di parlamento e istituzioni.

Domanda: da quello che ho letto e sentito anche da te, uno degli elementi decisivi del 25 luglio, oltre alla rivolta popolare anche la nullità del governo che non è riuscito a mobilitarsi contro il presidente, discredito, non capacità di mobilitare le proprie forze. In questo mese quali sono le prospettive che queste forze si riorganizzino e che si ripresentino a fine mese? Altra domanda, le potenze imperialiste hanno un'attitudine di preoccupata attenzione, non sono attive nel sostenere forze per spostare equilibri, ma puntano per cambiare tutto (arresti mirati) perchè niente cambi. Terza domanda, per cui in parte hai già risposto, mancano ormai due settimane al mese, la prospettiva più plausibile è che ci sia un nuovo parlamento/governo o decapiti i leader più corrotti, passaggio più diplomatico più incisivo? Ultimissima domanda anche se già hai risposto, le forze comuniste rivoluzionarie stanno spingendo per un nuovo protagonismo: questa spontaneità si è esaurita o c'è ancora un livello di malcontento pronto a erompere grazie ad eventuali episodi secondari?

Risposta: Questo governo in un processo in cui tutti i governi hanno condiviso questo grande discredito nei confronti delle masse in cui si è passati dall'entusiasmo delle prime elezioni a cui i tunisini hanno partecipato in massa dopo 20 anni di dittatura e poi gradualmente contestualmente all'avanzare della restaurazione, avanzava anche il distacco tra istituzioni e masse popolari, fino a quest ultimo governo che forse è stato il peggiore sia per la composizione interna, ultra reazionario, a parte la principale forza di destra religiosa alleata ad una sua costola destra che più esplicitamente strizza l'occhio al terrorismo di matrice jihadista unita ad un partito nato 2 anni fa legato ad un uomo d'affari dell'ex regime, governo ostico alle masse. La possibilità che si riorganizzino c'è ma non è scontata, il primo tentativo è fallito, anche se ci stanno ex combattenti e quindi da non sottovalutare, ma un fatto è stato che non sono riusciti a riprendersi il parlamento respinti dai manifestanti con una sassaiola e dall'esercito schierato, l'altro partito Qalb Tounes è più un partito d'opinione che non ha base di massa quindi lo scontro è concentrato sulle forze islamiste che sembrano in difficoltà e anche loro in stand-by probabilmente attendendo anche segnali positivi dalla Turchia. Definito colpo di stato costituzionale, non condivisibile come definizione, che prende ad esempio la legge e non per abbattere il sistema ma per ripristinare la legalità, quindi se ci atteniamo a queste caratteristiche e deadline tutti attendono, non sembrano esserci in prospettiva cambiamenti immediati, a parte arresti mirati di politici e personalità ma non come la situazione egiziana in cui si arrestava anche l'ultimo militante. Si parla oggi di una totale calma non si respira clima da colpo di stato, anche la presenza poliziesca non è eccessiva e i militari sono rientrati nelle caserme. La differenza la potrebbe fare il nostro campo, anche prima del 25 vi era una tendenza all'unità delle forze ma con difficoltà, si tratta di piccoli partiti che poi si ritrovano insieme in piazza, recentemente è nato un nuovo partito che è il frutto dell'unificazione di piccoli partiti e gruppi anche piccolissimi circoli territoriali. 3-4 partiti principali hanno fatto già 2 riunioni per coordinamento ma secondo me nel medio periodo non si potrà andare oltre allo strumento del coordinamento e non si raggiungerà un livello di unità più alto come lo strumento del Partito riv. per la classe operaia e i lavoratori tunisini e le masse. Finchè non si vedrà concretamente una mobilitazione di massa ed un intervento concreto di questi compagni che finora hanno espresso analisi e comunicati non possiamo esprimerci più di tanto, l'unico segno positivo che si evince dai comunicati è l'intenzione dichiarata di inviare rappresentati in tutte le aree del paese dove vi sono lotte per una sorta di formazione accelerata per dare visione degli eventi uniforme a tutte le realtà in lotta e agire di conseguenza, se ci sarà questo sicuramente si intralcerebbe la formazione del nuovo governo che sarà sicuramente un governo di normalizzazione e non di rottura con il passato.

Conclusioni

Il problema è che spesso nelle analisi che girano ci si dimentica delle masse e ci si concentra sulle questioni costituzionali e giuridiche, per non parlare delle analisi che parlano della cosiddetta "transizione democratica" che è totalmente sballato e negato dai fatti degli ultimi 10 anni. L'obiettivo dell'incontro era quindi quello di ridare voce a chi lotta, alcuni tunisini in Italia hanno criticato: "ci si interessa quando ci sono i grandi eventi senza seguire ciò che avviene quotidianamente", quindi appello a seguire eventi e a riaggiornarci. La Tunisia è un piccolo paese, ma molto importante sia per gli interessi che lì ha la borghesia imperialista italiana sia per la vicinanza ma soprattutto ci interessa. come il popolo e i lavoratori tunisini hanno dimostrato, che con la mobilitazione è possibile far cadere regimi e governi e allo stesso tempo ci hanno insegnato che ciò non è sufficiente, senza pessimismo ma come spinta per una maggior comprensione degli eventi politici per intervenirvi in maniera più efficace.

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