Solo 5-6 giorni di lavoro a settembre! I problemi più urgenti, per così dire, per le operaie e gli operai che dovevano riprendere il lavoro a settembre sono quelli legati al fermo produttivo deciso dall’azienda per la mancanza di microchip, per il blocco temporaneo delle forniture come acciaio e plastiche… ma anche al fatto che l’attuale Amministratore Delegato della Stellantis (ex Fiat), Carlos Tavares, sta mettendo in atto i piani già previsti di ristrutturazione del gruppo, che è il quarto produttore mondiale di auto (oltre 7 milioni di auto).
Una ristrutturazione fondata,
come avrebbe detto lui stesso, secondo alcuni organi di stampa, sull’abbattimento
dei costi per gli stabilimenti italiani che sono superiori a quelli delle
fabbriche spagnole e francesi, perché nel nostro Paese “non si può mantenere lo
status quo”.
La riduzione dei costi per ogni
padrone significa semplicemente riduzione del numero di operai e del loro
salario! E ciò tocca gli operai e le operaie del gruppo, non solo Stellantis, che
sono 7.200, ma anche dell’indotto, e cioè altre migliaia.
Alcune cifre sulla crisi che dura da anni e costringe le multinazionali ad unirsi, a diventare sempre più
grandi per reggere la concorrenza mondiale, le ha date lo stesso Tavares che ha prima vantato i profitti che si aggirano intorno ai 5 miliardi, e poi ha parlato del calo nel primo semestre dell’anno di 700.000 veicoli in meno (circa il 20% della produzione) che può ancora salire a fine anno e che potrebbe continuare anche nel 2022 soprattutto per la carenza di microchip e altre forniture.A complicare tutto c’è la forte
pressione per la “riconversione verde”, la cosiddetta transizione ecologica, verso
le auto ibride ed elettriche su cui stanno investendo tutte le multinazionali
dell’auto con la necessità di grandi impianti per la produzione di batterie (le
cosiddette gigafactory) e che costringe alla riconversione anche interi
comparti dell’indotto.
Nell’immediato lo stabilimento di
Melfi ridurrà la produzione a 8 mila auto, per un totale, come si diceva di
circa 5-6 giorni lavorativi complessivi nel mese, visto che nel primo semestre
dell’anno sono state prodotte 112.976 vetture, il 37,5% in più rispetto al 2020
ma ancora sotto del 26% rispetto ai volumi pre-Covid. E il passaggio, per gli
operai, dai contratti di solidarietà alla cassa integrazione.
Per quanto riguarda lo
stabilimento di Sevel, dove si assembla il Ducato con una produzione di 300
mila furgoni, la questione riguarda la possibilità concreta, viste appunto le
dichiarazioni dello stesso Tavares, di uno spostamento della produzione negli
stabilimenti in Polonia, a Gliwice, dove Stellantis ha deciso di anticipare a
febbraio (rispetto ad aprile prossimo, con un investimento di 280-300 milioni)
la produzione del Ducato che a regime sarà di 100 mila unità (ma potrebbe
essere maggiore) e che a fine 2022 potrebbe raggiungere già le 40-50 mila unità.
Dal reparto Lastratura della
Sevel, infatti, stanno partendo per Gliwice, come raccontano i sindacati,
intere fiancate del furgone da assemblare in Polonia e alcune aziende
dell’indotto abruzzese (Proma, Plastic e Isringhausen) stanno già producendo
per lo stabilimento polacco.
Ciò permette ai padroni di aprire
nuove fabbriche anche per sfruttare la decisione di Varsavia di estendere
nell’area dal 2020 al 2026 gli incentivi fiscali delle Zes (Zone Economiche
Speciali) e l’elevata infrastrutturazione in una zona strategica per servire
tutto il mercato europeo.
I costi di produzione dei nuovi
furgoni sono più bassi di circa 900 euro e gli impianti sarebbero automatizzati
al 96%! Dice un articolo di “affaritaliani” che pubblica anche un video. Meno
costi, meno salari, e ciò, secondo il sistema di produzione capitalistico, almeno
in un primo momento favorisce la concorrenza.
Per poter fare tutto questo in
santa pace, Tavares e Agnelli/Elkann hanno fatto una mossa per superare l’ostacolo
dell’accordo che avevano fatto con il governo italiano, quello che prevedeva, a
fronte di un prestito di oltre 6 miliardi, investimenti e mantenimento dell’occupazione
in Italia: il gruppo automobilistico ha appena “rimborsato a Banca Intesa 6,3
miliardi di prestito per cui valeva la garanzia pubblica, prevista dal decreto
liquidità in piena pandemia Covid (acceso dall’ex Fca Italy nel 2020), dopo
aver sottoscritto con un pool di banche nuove linee di credito per oltre
12 miliardi (da estendere anche all'ex Psa).”
Il giochetto, quindi, consiste
nel prendere a prestito soldi da altre banche, addirittura il doppio, anche a interessi
più alti rispetto “agli interessi pagati con il paracadute dello Stato, pur
di non avere più, (appunto) i vincoli occupazionali (impossibilità di
licenziare) e di investimento nazionali (no delocalizzazioni e impiego delle
risorse anche a favore della filiera) a cui prima invece il duo Tavares-Elkann
doveva sottostare.” (affaritaliani)
Davanti a queste manovre del Capitale,
che se ne frega degli “accordi”, che prevedono cassa integrazione che alla
lunga diventa licenziamento, salari più bassi, “guerra tra poveri” tra operai
di diversi paesi e quindi comunque peggioramento delle condizioni… manovre che non
sono più un mistero per nessuno, visto che le notizie vengono spesso fornite
dagli stessi padroni e girano su internet! i sindacati continuano a fare finta
di avere scoperto all’improvviso questi piani, e chiedono con una lettera firmata
da Cisl-Cgil-Uil-Fismic-UglM-AqcfR un incontro del tavolo…
Mentre, quindi, come si vede,
Stellantis fa quello che vuole e, come dice un giornale, si prepara a “sbaraccare”
prospettando tempi durissimi per gli operai, il segretario generale della Cisl,
Uliano, per esempio, vuole “comprendere con quali logiche i microchip che il
gruppo riesce a farsi consegnare dai fornitori vengono ripartiti fra i vari impianti…”
(La Repubblica)
La “logica” è quella dei padroni,
è chiaro a tutti, compreso questi sindacati che continuano a prendere in giro
gli operai per i quali la battuta “è il capitalismo, bellezza” suona piuttosto
amara, ma è la pura verità, e gli operai è tempo che se ne facciano una
ragione, devono imparare a “leggere il Capitale” per trovare le risposte
adeguate e tempestive alla sua potenza distruttiva di uomini e cose.
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