Emilio
Riva, il padrone dell'Ilva di Taranto, con il record nazionale di
morti operai e infortuni, ma anche di inquinamento e morti da tumore
della popolazione di Taranto; la 1° fabbrica siderurgica in Europa,
la 10° nel mondo; il padrone che in Italia ha fatto più profitti ed
è tra i primi 3 (insieme a Berlusconi e Del Vecchio-Luxotica) con
maggiore liquidità; Riva che non si è mai presentato ad uno dei
suoi tanti processi,
il
17 ottobre 2008 scese a Taranto, nonostante il forte parere negativo dei suoi legali, e si presentò in
Tribunale per Margherita Calderazzi coord. Slai cobas per il
sindacato di classe, da lui denunciata/querelata per “essere
mandante” di una scritta apparsa nel 2006 “RIVA ASSASSINO” dopo
l'ennesima morte di un operaio all'Ilva. Padron Riva per quella scritta aveva chiesto
100.000 euro di risarcimento perchè si sentiva “offeso nella sua
dignità", quando neanche un euro di "risarcimento" ha finora dato per i morti in fabbrica e in città.
MA IN QUESTO PROCESSO - come in altri fatti dallo slai cobas per il sindacato di classe (ricordiamo quello sulla ex Nuova Siet vinto in Cassazione e con la più alta condanna: 4 anni e mezzo) - LO SLAI COBAS HA VINTO E RIVA HA PERSO.
ANCHE ORA RIVA PUO' PERDERE E DEVE PAGARE! SE GLI OPERAI NON HANNO PAURA
Riportiamo il faccia a faccia tra MC e Riva del 17 ottobre 2008
La dichiarazione di MC all'udienza del 13 gennaio 2009
La sentenza
Dal "faccia a faccia"
tra Margherita Calderazzi e Emilio Riva in Tribunale - 17.10.08:
Riva arriva in Tribunale, verso le 12,30, e subito intorno a lui fanno quadrato una decina di poliziotti/digos (che saranno presenti per tutta l'udienza) alla stregua di sue "guardie del corpo" (anche qui la cosa è assurda e ridicola, sembra che il grande Golia, debba essere protetto dal piccolo Davide).
Il giudice fa avvicinare Margherita Calderazzi ed Emilio Riva al suo banco e dice che prima deve procedere al tentativo di conciliazione, ma che date le "circostanze" è meglio farla in una saletta privata. Riva accetta subito, Margherita dice che per lei non ci sono affatto problemi a farla in pubblico.
Ma il giudice insiste e si va nella saletta- e per tutto il faccia faccia ha un atteggiamento tra l'intimidito e il reverenziale verso Riva.
Riva arriva in Tribunale, verso le 12,30, e subito intorno a lui fanno quadrato una decina di poliziotti/digos (che saranno presenti per tutta l'udienza) alla stregua di sue "guardie del corpo" (anche qui la cosa è assurda e ridicola, sembra che il grande Golia, debba essere protetto dal piccolo Davide).
Il giudice fa avvicinare Margherita Calderazzi ed Emilio Riva al suo banco e dice che prima deve procedere al tentativo di conciliazione, ma che date le "circostanze" è meglio farla in una saletta privata. Riva accetta subito, Margherita dice che per lei non ci sono affatto problemi a farla in pubblico.
Ma il giudice insiste e si va nella saletta- e per tutto il faccia faccia ha un atteggiamento tra l'intimidito e il reverenziale verso Riva.
Il giudice chiede, quindi, ad entrambi se vogliamo conciliare.
Riva: "...ma...veramente...io sono stato offeso e quindi devo andare avanti..."
Margherita: "Non ho niente da conciliare con questo signore! Io non ho fatto la scritta, nè sono la mandante, e me ne dispiace...! D'altra parte quella scritta non ha bisogno di mandanti, tanti operai, tante famiglie di operai morti, tanti a Taranto c'è l'hanno nel cuore e nella testa".
Il giudice insiste sul tentativo di conciliazione
Riva (indicando Margherita):"ho capito bene quando ha detto: "mi dispiace", le dispiace che non ha fatto proprio lei la scritta..."
Margherita: "giudice, mesi prima, centinaia e centinaia di operai Ilva avevano gridato "assassini", durante un grandissimo sciopero e manifestazione per la morte dell'operaio Di Leo. Questo signore dice di sentirsi "offeso" e come si devono sentire gli operai?"
Il giudice, a questo punto, rivolgendosi a Margherita: "Signora, ma perchè chiama il signor Riva "questo signore", con un tono un pò sprezzante"
Margherita: "E come lo dovrei chiamare? Padrone, proprietario dell'Ilva?"
Riva: "No, io non sono proprietario dell'Ilva. Sono presidente del Consiglio di amministrazione di una Spa. Io nell'Ilva non sono proprietario neanche di un cane..."
Margherita (guardando solo per questa volta padron Riva): "Ma per piacere! Non offenda anche l'intelligenza dei presenti...!
A questo punto, il giudice, imbarazzato e dispiaciuto, dice: il tentativo di conciliazione è fallito. Il processo va avanti.
Riva: "...ma...veramente...io sono stato offeso e quindi devo andare avanti..."
Margherita: "Non ho niente da conciliare con questo signore! Io non ho fatto la scritta, nè sono la mandante, e me ne dispiace...! D'altra parte quella scritta non ha bisogno di mandanti, tanti operai, tante famiglie di operai morti, tanti a Taranto c'è l'hanno nel cuore e nella testa".
Il giudice insiste sul tentativo di conciliazione
Riva (indicando Margherita):"ho capito bene quando ha detto: "mi dispiace", le dispiace che non ha fatto proprio lei la scritta..."
Margherita: "giudice, mesi prima, centinaia e centinaia di operai Ilva avevano gridato "assassini", durante un grandissimo sciopero e manifestazione per la morte dell'operaio Di Leo. Questo signore dice di sentirsi "offeso" e come si devono sentire gli operai?"
Il giudice, a questo punto, rivolgendosi a Margherita: "Signora, ma perchè chiama il signor Riva "questo signore", con un tono un pò sprezzante"
Margherita: "E come lo dovrei chiamare? Padrone, proprietario dell'Ilva?"
Riva: "No, io non sono proprietario dell'Ilva. Sono presidente del Consiglio di amministrazione di una Spa. Io nell'Ilva non sono proprietario neanche di un cane..."
Margherita (guardando solo per questa volta padron Riva): "Ma per piacere! Non offenda anche l'intelligenza dei presenti...!
A questo punto, il giudice, imbarazzato e dispiaciuto, dice: il tentativo di conciliazione è fallito. Il processo va avanti.
Si torna in aula e qui, dopo aver
sentito uno dei capi dei vigilanti dell'Ilva, un fascista, autore del
rapporto contro Margherita Calderazzi, che sul piano
tecnico non porta alcun elemento di prova, ma fa non volendo una vera
e propria propaganda del ruolo di Margherita, indicandola come una
“notissima attivista, che interviene sempre alle portinerie
dell'Ilva, con volantini, iniziative, che partecipa alle
manifestazioni operaie, molto conosciuta da anni alla fabbrica”, il
processo viene aggiornato al 13 GENNAIO 2009.
Dalla
dichiarazione di MC nell'udienza del 13 gennaio 2009:
“Non
intendo rispondere alle domande del PM e dell'avv. di Riva perchè
non ho nulla da cui difendermi. In questo posto non sono io che
dovrei essere imputata ma Riva, responsabile di una fabbrica che ha
già prodotto finora 44 operai morti sul lavoro – ultimo un mese
fa, un operaio polacco dell'indotto, che ha il record nazionale ed
europeo dei morti sul lavoro, che produce ogni giorno altri morti, di
cui non si parla, quelli frutto dell'inquinamento, di operai, della
popolazione di Taranto – ogni famiglia dei quartieri di Taranto più
vicini alla fabbrica ha un morto per tumore, bambini malati di
leucemia, nati già condannati.
Troppe
morti! Che non avvengono per una casualità, per un accidente, ma per
un sistema “normale” che mette la produzione, il profitto al
primo posto sopra la vita degli opera e della gente.
Ai
primi di dicembre a Torino per la strage dei 7 operai alla
ThyssenKrupp, i responsabili della fabbrica sono stati rinviati a
giudizio per “omicidio
volontario”.
All'Ilva
di Taranto è come se fossero finora accadute più di 6
“ThyssenKrupp”; e, allora, come dovremmo chiamare il responsabile
di questa fabbrica?
Riva
mi ha denunciato dicendosi offeso nella sua dignità per la scritta
“Riva assassino”, ma come dovrebbero sentirsi, ben più che
offesi, disperati, gli operai che ogni giorno entrano in fabbrica non
sapendo se e come possono uscire, come devono sentirsi le famiglie
degli operai morti che ancora ora dopo anni aspettano giustizia?
E'
tutto questo che deve essere presente anche in questa aula oggi”.
Riva assassino-assolta Margherita!
Al
termine di una udienza molto interessante, in cui Margherita
Calderazzi, ispettrice
del lavoro e coordinatrice dello slai cobas per il sindacato di
classe accusata da Padron Riva di essere mandante della scritta
apparsa sui muri Ilva nell’agosto 06 per la morte dell’operaio
Rafanelli.
coordinatrice
dello slai cobas per il sindacato di classe ha fatto una
dichiarazione spontanea di forte denuncia e sostegno della giustezza
del contenuto della scritta Riva assassino come sintesi di una
critica al sistema Riva che produce morti sul lavoro e morti e malati
da malattie professionali e inquinamento in città e una
brillante arringa difensiva dell'avvocato Fausto Soggia.
Il
giudice di pace DeVincentis ha assolto Margherita Calderazzi
dall'essere mandante della scritta - apparsa su un muro dell'ilva il
26 agosto 2006 dopo la morte di Vito Antonio Rafanelli - e dal
ritenerla diffamatoria e lesiva della dignità e onore di Padron Riva
e dell'azienda che presiede, perchè "il fatto non costituisce
reato" ma legittimo e fondato diritto di critica!
il
giudice ha ritenuto di condannare la compagna per 'concorso in
imbrattamento' con 60 euro di risarcimento! (Riva
pretendeva 100.000 euro di risarcimento ! ) - Un
tocco di humour in una aula grigia resa
in questa occasione teatro di uno scontro simbolico non conciliabile.
Cade
una arrogante intimidazione per mettere a tacere chi denuncia come
stanno le cose e invita a ribellarsi
13.1.09
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