TOGLIAMO
A LUI TUTTI I SUOI VERI PRIVILEGI
Sentire
un politicante che parla di "togliere i privilegi ai lavoratori" è uno dei tanti
motivi della gastrite permanente che mi affligge ormai da almeno venti anni:
tanto più se, a dire queste cose, è una persona che il verbo lavorare non sa
neppure cosa voglia dire.
Mercoledì cinque settembre, al bazar genovese del Partito (sedicente) Democratico, si tiene - con inizio alle ore 21:00 - un dibattito dal titolo: "Il diritto alla salute in tempi di crisi"; tra i partecipanti spiccano: il senatore Ignazio Marino e l'assessore regionale alla sanità, Claudio Montaldo.
E' proprio quest'ultimo a parlare di necessità della mobilità per il personale sanitario; chi scrive si domanda: "ma come fa, uno come lui, a parlare in questo modo? Lui che da sempre aborre il lavoro".
Eh sì, perché questo 'signore' non sa neppure cosa voglia dire lavorare, avendo sempre svolto il mestiere del politicante nelle file del partito revisionista prima, delle sue trasformazioni sempre più di destra successivamente; a meno che per lavoro non si voglia intendere quello di picchiatore del servizio d'ordine del suo partito.
Ma allora, in questo caso, bisogna ammettere che non è più neppure in grado di svolgere questa mansione: prova ne siano i due schiaffoni da lui rimediati al suq dello scorso anno durante il tentativo di dibattito sull'alta velocità ferroviaria, vivacemente contestato dai parenti delle vittime della strage di Viareggio - riuniti nell'Assemblea 29 giugno - e dai comitati NO TAV.
E' giunto il momento di togliere a questo 'signore' tutti i veri privilegi di cui gode come 'rappresentante del popolo', e di mandarlo a lavorare onestamente per sopravvivere.
Mercoledì cinque settembre, al bazar genovese del Partito (sedicente) Democratico, si tiene - con inizio alle ore 21:00 - un dibattito dal titolo: "Il diritto alla salute in tempi di crisi"; tra i partecipanti spiccano: il senatore Ignazio Marino e l'assessore regionale alla sanità, Claudio Montaldo.
E' proprio quest'ultimo a parlare di necessità della mobilità per il personale sanitario; chi scrive si domanda: "ma come fa, uno come lui, a parlare in questo modo? Lui che da sempre aborre il lavoro".
Eh sì, perché questo 'signore' non sa neppure cosa voglia dire lavorare, avendo sempre svolto il mestiere del politicante nelle file del partito revisionista prima, delle sue trasformazioni sempre più di destra successivamente; a meno che per lavoro non si voglia intendere quello di picchiatore del servizio d'ordine del suo partito.
Ma allora, in questo caso, bisogna ammettere che non è più neppure in grado di svolgere questa mansione: prova ne siano i due schiaffoni da lui rimediati al suq dello scorso anno durante il tentativo di dibattito sull'alta velocità ferroviaria, vivacemente contestato dai parenti delle vittime della strage di Viareggio - riuniti nell'Assemblea 29 giugno - e dai comitati NO TAV.
E' giunto il momento di togliere a questo 'signore' tutti i veri privilegi di cui gode come 'rappresentante del popolo', e di mandarlo a lavorare onestamente per sopravvivere.
Genova,
06 settembre 2012
Stefano
Ghio - Proletari Comunisti Genova
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