giovedì 6 settembre 2012

pc 5-6 settembre - proletari comunisti I provvedimenti del governo sul lavoro



Il governo Monti prosegue con la scusa "dell'agenda per la crescita" dettata dalla unione europea nel cercare di far pagare la crisi  ai lavoratori con nuovi provvedimenti anti-operai e a favore dell'uscita dalla crisi solo dei padroni, così dopo la riforma delle pensioni e quella del lavoro  (incertezza e precarietà in entrata con eterno apprendistato per i giovani e certezza in uscita con l'attacco all'art.18 e smantellamento degli ammortizzatori sociali cassa integrazione in primis) e gli interventi per abbassare lo "spread sugli interessi sui titoli di stato" (ossia aiuti alle banche e alla finanza presi dai soldi pubblici dei contribuenti), la nuova fase è quella  di "discutere il contributo delle parti sociali al miglioramento della produttività e competitività del sistema produttivo italiano", dato che i soldi da parte dello stato scarseggiano, dato i limiti posti dalle compatibilità di bilancio.

In questo senso si inseriscono gli incontri programmati per il 5 settembre con il padronato e l'11 settembre con i sindacati confederali che però sono uniti nel chiedere preventivamente al governo quante risorse è disposto ha mettere sul tavolo prima di fare la loro parte per la "crescità" con ricette apparentemente diverse, mentre il governo ribalta la questione e chiede alle parti sociali una proposta condivisa sugli interventi che comportino un onere di spesa, ossia dove fare i tagli per prendere i soldi.

Lo scenario in cui si muove questa fase era già stato anticipato dal ministro del lavoro Fornero ad una intervista al corriere della sera il 2 settembre: "sperimentazioni virtuose per aumentare la produttivita’”, "pensare a forme sperimentali di decontribuzione per le imprese che abbiano un record positivo di utilizzo della manodopera, bisogna che le parti sociali cerchino di migliorare la loro collaborazione».
Ma anche dal ministro dello sviluppo economico Passera vuole un "nuovo patto"  tra imprese e sindacati per spingere le parti a rivedere le regole del lavoro per diventare più competitive ad esempio attraverso la proposta del "contratto di lavoro tipico per start up", ossia 48 mesi a tempo determinato nelle aziende innovative con sgravi IRAP e dall'abbattimento della tassazione sui redditi del personale, che fa il paio con una delle richieste insistenti di Confindustria, contenuta all'interno della loro piattaforma del 1 agosto, ossia il credito di imposta per le aziende che investono in innovazione con aiuti miliardari da parte dello Stato.

Ma ora vediamo un passaggio del comunicato di palazzo Chigi, dopo l'incontro governo-imprese del 5 settembre, che è illuminante per capire la posta in gioco e le posizioni convergenti delle parti sociali: "oltre allo spread sui titoli di stato, che incide negativamente sul costo del credito e sugli investimenti delle imprese, assume grande rilievo lo spread di produttività, che altrettanto pesantemente incide sulla capacità competitiva aziendale. Per questo è necessario che le parti sociali trovino un terreno di dialogo comune per intervenire sui fattori di produttività di ogni singola impresa, quali ad esempio gli interventi microeconomici, la formazione professionale, l'affermazione dell'apprendistato come principale strumento di contrasto della grave disoccupazione giovanile, e l'attivazione di contratti di solidarietà espansiva, che combinino cioè il lavoro di giovani e anziani", altro passaggio spiega in che direzione intervenire: "L'attuazione e ulteriore rafforzamento  della contrattazione di secondo livello e del legame tra salari e produttività……".

Il cuore della questione per affrontare la crisi è la produttività, quindi aumentare i profitti e quindi lo sfruttamento del lavoro salariato ossia dell'operaio, come ci spiega Marx che sinteticamente afferma……..per aumentare il plusvalore, il capitale deve accrescere la produttività del lavoro. Quest’ultima infatti (determinando una diminuzione del tempo di lavoro incorporato nei singoli prodotti e dunque una diminuzione del valore delle singole merci) determina anche la diminuzione del tempo di lavoro necessaria a produrre i mezzi di sostentamento dell’operaio. Essa riduce la parte della giornata lavorativa in cui la forza-lavoro riproduce se stessa per accrescere, all’inverso, il tempo di lavoro supplementare che l’operaio cede al capitale e cioè il pluslavoro e il plusvalore prodotto.

Se ci spostiamo alla Grecia troviamo ulteriore conferma della giustezza di questa analisi di Marx e delle ricette universali chieste dalla borghesia ai proletari, dato che proprio in questi giorni i creditori internazionali di Atene (la cosiddetta Troika) chiedono ai lavoratori di lavorare sei giorni su sette per evitare che il proprio paese esca dall'euro e una radicale riforma del lavoro con salari minimi, nuovi limiti agli straordinari, ore di lavoro più flessibili.

Le richieste dei padroni sono chiare: "aumentare la produttività di tutti i fattori, ridurre il cuneo fiscale e contributivo, collegare strettamente incrementi retributivi e incrementi di produttività", rendendo strutturale la detassazione delle "erogazioni per premi e straordinari", come lo dice  il direttore di confindustria Marcella Panucci " è importante affrontare il tema della riduzione del cuneo fiscale.Servono misure di sostegno sugli accordi di produttività, attraverso l'utilizzo della leva fiscale", aggiungendo che "il fisco è importante se si vuole rilanciare la crescita e i consumi".
Anche il sole 24 ore con la sua campagna ideologica sugli svantaggi dell'economia italiana rispetto alla Germania, "COMPETITIVITA' IN 15 ANNI PERSI 30 PUNTI SUI TEDESCHI", indica la strada e centra l'obbiettivo:" oggi è quantomai urgente, con la recessione in atto, i disoccupati che aumentano e i principali contratti dai metalmeccanici ….in via di rinnovo. sarà il durissimo banco di prova delle recenti riforme in materia contrattuale….quella del 2009 e quella unitaria del 2011 (deroghe al CCNL)……, "è a livello aziendale che si può realizzare quello scambio salario-produttività, necessario per aumentare i redditi senza penalizzare la competitività, cruciale in un mondo globale dove si combatte al centesimo."
Il contratto dei metalmeccanici che vede piattaforme separate e non comporta richieste di aumenti salariali sicuri è l'obbiettivo principale dei padroni e sempre nell'articolo si fa l'esempio della  Germania dove gli aumenti sono stati congelati o posticipati e il contratto è stato allungato di un anno senza nessun aumento dei limiti salariali. popure sempre prendendo ad esempio il modello tedesco: "sostenere la crescità attraverso accordi su base territoriale che prevedono maggiore flessibilità".
Il vice presidente di Confindustria Boccia lo dice esplicitamente:"dobbiamo ripartire dall'accordo del 28 giugno con la detassazione dei premi di produttività", "la vera questione nazionale adesso è la questione industriale".

Il gioco delle parti dei sindacati confederali al di là delle sfumature è appiattito su questa via di governo-padroni attraverso la proposta unitaria: "meno fisco sulle buste paga dei lavoratori", "detassare i premi di produttività", "far partecipare i lavoratori alla gestione e agli utili dell'impresa", "il rilancio di accordi contrattuali innovativi in grado di salvaguardare competitività e potere d'acquisto dei lavoratori, attuando così l'intesa del 28 giugno 2011".
Ovviamente permane la "differenza" tra la CISL di Bonanni smaccatamente filo-governo: "sbagliano coloro che dicono che questa riforma sta contraendo l'occupazione" e filo-aziendale: " siamo molto favorevoli al fatto che le aziende che investono abbiano un trattamento fiscale di favore" e quella patetica della CGIL della Camusso che usa i problemi reali del paese per fare campagna elettorale per il Pd, dicendo che il "governo è al capolinea" perché non ha creato e difeso posti di lavoro!!!, "basta con i contratti mordi e fuggi", quando è la principale responsabile della non risposta con lo sciopero generale che mai ha indetto.

s.l

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