lunedì 5 settembre 2011

pc 5 settembre - NEPAL: Combattere apertamente la tendenza alla controrivoluzione

Mentre il nuovo capo del governo del Nepal, membro del comitato centrale del Partito Comunista Unificato del Nepal (Maoista) Baburam Bhattarai, cerca nelle sue prime dichiarazioni di rasserenare i rappresentanti dell'espansionismo indiano, e Dahal rimanda indietro i capi militari, che erano arrivati a Kathmandu per una riunione urgente, agli acquartieramenti per tenere buoni i soldati dell'Esercito Popolare preoccupati della loro probabile imminente svendita, alcuni rappresentanti del Comitato centrale come il compagno Basanta dicono che siamo alla controrivoluzione e cominciano a fare un bilancio di questi ultimi anni che dia gli strumenti per la comprensione dell'attuale situazione e trovare una via d'uscita per riprenda il cammino della rivoluzione nepalese.

Riportiamo lo scritto di Basanta

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Basanta sulla lotta di linea in Nepal: Siamo "sulla soglia della contro-rivoluzione"

Basanta è membro del Comitato Centrale del PCNU (M), così come uno dei teorici più importanti del partito. Ha rilasciato questa dichiarazione dopo che Baburum Bhattarai, leader dell'ala più conservatrice del partito, è diventato primo ministro del Nepal. Esso descrive la storia recente della lotta di linea all'interno del partito, e sostiene che questa lotta ha raggiunto un momento cruciale e precario.

"Solo sconfiggendo questo tipo di pensiero contro-rivoluzionario e questa tendenza, che si nota in alcuni dei compagni del nostro partito, può essere difesa la rivoluzione, instaurata la repubblica popolare federale in Nepal e può essere aperta la porta della rivoluzione di nuova democrazia. Lottare per questo è il compito dei rivoluzionari in questo momento. "

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Dibattito all'interno dei maoisti - una lotta ideologica o di contrattazione di posti?

di Indra Mohan Sigdel 'Basanta'

Una seria lotta ideologica si sta verificando adesso nel nostro partito. Nel dire questo non si vuole dire che prima non c'è stata lotta ideologica nel nostro partito. C'è sempre in un partito; a volte è ampia e forte, a volte no. Inoltre, la lotta non sempre si centra su un solo tema, ma su temi diversi a seconda del tempo e del contesto. La lotta ideologica nel nostro partito si è manifestata adesso tra due linee, marxismo o riformismo, ed è incentrata sulle linee ideologiche, politiche e organizzative. È molto acuta e anche seria.

La lotta tra le due linee è la vita di un partito. È anche conosciuta per essere la forza motrice di un partito. La lotta è alla base dell'unità. Mao ha messo l'accento sulla trasformazione per una nuova unità che si pone su una nuova base. L'unità non si ottiene attraverso il compromesso, un più alto livello di unità non si realizza senza la trasformazione e non c'è trasformazione in mancanza di lotta. Per questo motivo, la lotta tra le due linee si dice che sia la forza motrice di un partito.

Dopo che siamo entrati nel processo di pace, la lotta tra le due linee che era emersa dalla riunione allargata del nostro partito a Balaju è andata avanti fino ad oggi. In sostanza, la lotta in corso è focalizzata su questioni ideologiche e politiche. Ma la sua espressione centrale si è manifestata in forme diverse a seconda del tempo e del contesto. Dall'incontro ampliato di Balaju e fino ad ora, la lotta tra le due linee nel nostro partito si è sviluppata attraverso diverse fasi, che possono essere menzionate in breve come segue.

In primo luogo, la fase della lotta contro lo stile di lavoro borghese. Una volta che il nostro partito è entrato in città dopo la firma del Comprehensive Peace Agreement [Accordo di Pace Comprensivo] lo stile di lavoro borghese ha iniziato a dominare nel partito. La maggior parte dei dirigenti e dei quadri ha dimenticato le proprie basi precedenti, la campagna povera, ma ha iniziato a godere di grandi alberghi, in nome della costruzione delle città come base dei rivoluzionari. La lotta, che è stata combattuta nel meeting allargato di Balaju contro il pericolo che il problema dello stile di lavoro di questo tipo potesse diventare causa di liquidazione della linea rivoluzionaria del partito e, infine della rivoluzione, meritano di essere menzionati qui. Ma, il documento adottato dalla riunione allargata di Balaju non è mai stato distribuito nel partito per essere studiato e messo in pratica. Come mai questo sia successo è un problema serio per un bilancio nei giorni a venire.

In secondo luogo, la fase della lotta interna per determinare la nuova tattica del partito. Conseguentemente alla prima riunione dell'Assemblea Costituente, che ha dichiarato il Nepal una Repubblica federale democratica, la tattica del partito adottata dalla riunione del comitato centrale a Chunwang era terminata. In tale situazione, il partito doveva adottare subito un'altra tattica, ma ciò non è accaduto. Il partito non ha avuto alcuna tattica per quasi tutto un periodo di un anno dopo la dichiarazione della repubblica democratica del Nepal. In una situazione in cui la vecchia tattica era finita e la nuova non era stata decisa era evidente che il Partito non avesse alcun piano per andare avanti se non trastullarsi nell'esercizio parlamentare. Era necessario in questa situazione portare la lotta ideologica in primo piano incentrandola su quella che doveva essere la tattica successiva. C'è stata una forte ed estesa lotta tra le due linee durante la Riunione di Kharipati tenutasi a novembre 2008. Infine, chiarendo che il Nepal era ancora un paese semi-feudale e semi-coloniale e la Repubblica federale democratica era un sistema politico reazionario, il Partito ha adottato una nuova tattica, quella della Repubblica Federale Popolare, per realizzare la rivoluzione di nuova democrazia. Questa tattica è ancora valida ed è in attesa della sua esecuzione.

In terzo luogo, la fase dello sviluppo dei piani per attuare la tattica di cui sopra. La Riunione di Kharipati è riuscita a costruire la nuova tattica del Partito, ma non è riuscita ancora una volta a presentare un piano concreto per attuarla. Il Partito non ha apportato alcun piano concreto fino a circa nove mesi dopo che il convegno si era concluso. Più tardi, nei tre lunghi mesi di riunione del comitato centrale nell'agosto 2009 si presero alcune decisioni importanti. Di queste decisioni quelle importanti erano, in primo luogo, l'insurrezione popolare è un must [dovere] per instaurare la Repubblica federale Popolare e secondo, i quattro preparativi e le quattro basi sono le premesse necessarie per fare dell'insurrezione popolare un successo. Queste decisioni, che sono state adottate attraverso un processo di intensa lotta ideologica e politica svolto lungo tutto il percorso dei tre mesi, sono molto importanti nella storia del nostro partito.

Quarto, la fase di attuazione del piano. Il Partito ha deciso di lanciare questo progetto in tre fasi, prima la protesta di massa il 6 aprile 2010, secondo la manifestazione del Primo Maggio e terzo lo sciopero a tempo indeterminato. Il 1° maggio 2010, il Partito dichiarava dallo stadio di Tundikhel, Kathmandu, che lo sciopero a tempo indeterminato sarebbe continuato fino all'insurrezione popolare attraverso cui il popolo nepalese diventava padrone del potere statale. Ciò ha diffuso un entusiasmo senza precedenti tra le masse. Ma è successa una cosa strana, prima che passassero due settimane dalla sua dichiarazione lo sciopero è stato improvvisamente fermato, ciò che non ha fatto altro che portare ad una completa demoralizzazione il popolo. Era stato deciso che fosse l'ultima ribellione prima che l'instaurazione della Repubblica federale Popolare venisse fondata nel Nepal. Ma è stato bloccato improvvisamente proprio nel bel mezzo. Il Partito deve ancora valutare a fondo i fattori oggettivi e soggettivi che hanno causato la fermata dello sciopero a tempo indeterminato.

Quinto, la fase della lotta ideologica a Palungtar. La lotta ideologica che aveva avuto inizio a Kharipati ha raggiunto il suo apice dopo che lo sciopero a tempo indeterminato è stato fermato nel maggio 2010. Tutti, dai nostri dirigenti ai quadri e alle masse nepalesi sono consapevoli dell'altezza del dibattito di Palungtar tenutosi nel novembre 2010. Ma, anche quella riunione non è riuscita a portare avanti un piano concreto e a sviluppare un metodo per affrontare i dissensi sulla base del centralismo democratico. Quello che ha fatto è stato di concludere l'incontro con una sintesi che non c'era alternativa alla trasformazione, all'unità e all'insurrezione popolare. L'incontro successivo doveva preparare l'agenda per i piani futuri. La gestione del dissenso all'interno del partito sulla base della procedura in cinque punti, ulteriori chiarimenti sulle quattro basi e i quattro preparativi e la formazione dell'ufficio per la mobilitazione dei volontari del popolo sono stati i temi importanti sui quali l'assemblea ha preso decisioni. Ciò ha diffuso entusiasmo tra le file del partito e le masse pure. Ma cosa strana, la leadership principale non metteva tanta enfasi sulla loro attuazione nella pratica.

In sesto luogo, la fase attuale, dopo l'inversione di marcia della leadership a Sukute. La lotta tra le due linee che è stata condotta a Kharipati ha preso una piega diversa dopo il suo arrivo alla riunione della commissione permanente a Sukute. Parlando esplicitamente, la contraddizione tra la riforma nell'essenza, e la rivoluzione nella forma, che esisteva nella nostra direzione del partito è stata risolta arrivando a Sukute. Perché la nostra leadership, che non vedeva altro che la possibilità dell'insurrezione fino a quattro giorni prima, ha iniziato a vedere contro-insurrezione dappertutto, laddove non c'era alcun cambiamento convincente della situazione oggettiva e soggettiva, dopo essere tornato dal suo tour a Singapore. È una domanda seria da riconsiderare.

I punti di cui sopra danno un assaggio generale di come si è sviluppata la lotta interna nel nostro partito e come sta avanzando. Nel lungo corso della lotta interna da Balaju e fino a prima di Sukute possiamo vedere un particolare tipo di situazione nel nostro partito. In questo lungo percorso, la leadership, in primo luogo, non ha in genere optato per fare riunioni, in secondo luogo, anche se la riunione veniva convocata sembrava riluttante a discutere o agire in modo rivoluzionario, ma a trattare delle cose da fare giorno per giorno, in terzo luogo, se venivano introdotti per qualche motivo discorsi rivoluzionari egli tendeva a prendere decisioni eclettiche su di essi, in quarto luogo, anche se venivano prese le decisioni rivoluzionarie non metteva l'accento sulla loro attuazione in pratica, ecc. Tutto questo processo portato avanti per anni ha creato una base oggettiva adatta al riformismo. E finalmente si è arrivati a una situazione tale che la rivoluzione era in fase di liquidazione, mentre la si esaltava. Non è che la leadership deliberatamente ha fatto tutte queste cose in modo pianificato. Ciò che è vero è che il problema ideologico della nostra leadership è la ragione principale che sta dietro al fatto che ciò è accaduto. È solo un caso dimostrato a Sukute che il risultato evidente dell'eclettismo in filosofia e del centrismo in politica è il riformismo.

Oltre alla lotta interna al partito centrata sulle questioni ideologiche e politiche di cui sopra, la lotta sta andando avanti anche sulla linea organizzativa nel nostro partito. Problemi organizzativi come il modo di gestire la libertà di espressione e di unità nell'azione, come sistematizzare la divisione del lavoro, come istituzionalizzare la decisione collettiva e la responsabilità individuale ovvero come rendere efficace il sistema del centralismo democratico nel partito sono i temi che si dibattono oggi. In particolare, nel contesto attuale in cui il centralismo sta andando verso la burocratizzazione e il totalitarismo, il dibattito ideologico che sta avvenendo nel nostro partito ora è quello di portare la leadership principale, da cima a fondo, in un sistema di comitato come espressione centralizzata delle collettività.

La lotta tra le due linee in corso si basa sull'obiettivo di ricomporre l'unità del marxismo-leninismo-maoismo nel nostro partito, sviluppando una corretta linea ideologica, politica e organizzativa, costruendo un partito disciplinato e raggiungere, dopo, la trasformazione e l'unità. Quanto più sana, paziente e ben gestita è la lotta di linea quanto più la possibilità di trasformazione rivoluzionaria dai capi ai quadri, e tanto più si apre la porta all'unità sui principi nel partito. Quanto più profonda e più ampia la lotta di linea che intraprendiamo tanto più possiamo mobilitare il popolo a favore della rivoluzione. È anche la lezione della Grande Rivoluzione Culturale Proletaria per noi. La pratica di confinare la lotta ideologica e politica all'interno di una piccola periferia della leadership centrale non è e non può essere in accordo con il marxismo.

Ma, ciò che sorprende è che alcuni dei compagni del nostro partito, che sostengono di essere vicini alla direzione, sembrano essere molto attivi ora a minimizzare l'importanza ideologica della lotta tra le due linee, confondono quadri onesti facendo progetti in un modo distorto per soddisfare la loro ambizione di destra in questo processo. Il modo di ragionare di quei compagni che concepiscono la lotta ideologica condotta dai rivoluzionari come un litigioso battibecco per arrivare alla poltrona mostra il loro fallimento ideologico. In cima a tutto questo ci sta da capire il fatto - non tenendo conto dei battibecchi da parte di quei compagni che lanciano messaggi affinché vengano riservati posti ministeriali ai loro parenti quando essi hanno terminato il mandato - al contrario, del perché quei compagni che hanno lottato per l'inclusione e la rappresentanza proporzionale nel governo, come previsto dalla costituzione provvisoria, hanno trasformato in lite per la poltrona tutto questo. Anche un profano lo capisce.

È chiaro che la rivoluzione di nuova democrazia in Nepal è ormai alle soglie della contro-rivoluzione. E si sta manifestando nel pericolo della resa dell'Esercito Popolare-PLA in nome dell'integrazione nell'esercito e nella elaborazione di un documento di compromesso con i capitalisti compradori, burocratici e la classe feudale in nome della costruzione del consenso. Ma ciò non significa non integrare l'esercito e non scrivere la costituzione. Integrazione dell'esercito e scrittura della costituzione fanno parte di una politica dichiarata dal nostro partito. Nessuno nel nostro partito si è in alcun modo opposto alla modalità di integrazione dell'esercito in linea con la politica di sicurezza nazionale, attribuzione dello status di combattente per mezzo di una integrazione a gruppo dell'Esercito Popolare ed elaborazione della costituzione popolare con un contenuto anti-feudale e anti-imperialista. Ma senza che siano soddisfatte queste condizioni, se l'integrazione dell'esercito viene svolta in modo capitolazionista e se viene adottato un documento di compromesso in nome dell'elaborazione della costituzione, allora si tratterà di una vera e propria contro-rivoluzione.

Il punto cruciale della lotta tra le due linee da Balaju ad oggi è incentrato sull'opportunità di porre l'accento sulla lotta soprattutto contro la borghesia compradora, che guida il potere reazionario dello stato in Nepal ora, per garantire la costituzione popolare voluta dall'Assemblea Costituente e realizzare l'integrazione dell'esercito nel rispetto delle politica nazionale di sicurezza o mettere l'accento sul compromesso con i reazionari che porta alla resa dell'Esercito Popolare in nome della pace e scrivere un pezzo di costituzione da status quo in nome del consenso. È chiaro che il primo apre la porta alla rivoluzione di nuova democrazia, instaurando la Repubblica Federale Popolare del Nepal, mentre il secondo spinge la rivoluzione di nuova democrazia lontano, istituzionalizzando la repubblica democratica borghese.

In questo modo, la lotta tra le due linee nel nostro partito è incentrata sull'opportunità di aprire la porta della rivoluzione di nuova democrazia, instaurando la Repubblica Federale Popolare del Nepal o spingere la rivoluzione di nuova democrazia lontano, istituzionalizzando la Repubblica democratica borghese. Non credo sia necessario spiegare quanto pesante e importante sia questa lotta in corso nel nostro partito. Ma alcuni minimizzano questa lotta ideologica condotta per difendere la rivoluzione dicendo che si tratta di un litigioso battibecco per i posti e i privilegi. È la chiara espressione del revisionismo di destra e serve la contro-rivoluzione. Solo sconfiggendo questo tipo di modo di pensare contro-rivoluzionario e questa tendenza, che si nota in alcuni dei compagni del nostro partito, la rivoluzione può essere difesa, la repubblica federale popolare essere instaurata in Nepal e la porta della rivoluzione di nuova democrazia essere aperta. Lottare per questo è il compito dei rivoluzionari in questo momento.

30 Agosto 2011

dal blog The Next Front

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