mercoledì 7 settembre 2011

pc 7 settembre - SCIOPERO DEL 6: ALCUNI RESOCONTI

ALCUNI FLASH

Tante le specificità e diverse le composizioni nelle varie città, uguali le ragioni. Dal senso di indignazione che unisce gli operai ai lavoratori del Pubblico impiego, dai giovani precari ai pensionati, ai comitati per la difesa dei propri territori; allo schifo per l’arroganza del governo e dei poteri forti, all’incazzatura per la “politica” della cosiddetta opposizione.
Vediamo alcuni dati, città per città.

Milano:
due cortei, della Cgil e del sindacalismo di base. Il primo costituito da una grossa presenza di lavoratori del PI e metalmeccanici Fiom, dove emerge dalle interviste la contraddizione interna alla Cgil: i lavoratori del PI pienamente nel solco della linea Camusso (ovvero uno sciopero per incalzare l’opposizione a prendere le redini e rendere “più umana” la manovra); gli operai Fiom che senza giri di parole sottolineano la distanza tra loro e la Cgil. Questo corteo vede la presenza di rappresentanti politici dell’opposizione, caratteristica comune alle altre città, che però non vede presentarsi il Sindaco Pisapia, così come a Napoli non si è presentato De Magistris - (le cifre da parte della Cgil parlano di 50mila, la questura di 15mila, un cronista riferisce che quando a Piazza del Duomo arriva la testa del corteo la coda si trova ancora in Porta Venezia).
Il corteo del sindacalismo di base evidenzia una composizione più variegata: principalmente lavoratori del PI, scarsissima presenza operaia, spezzoni del movimento (dai centri sociali al NoExpo; dagli occupanti di case ai precari), associazioni per la salute e sicurezza sui posti di lavoro. In questo corteo sembra aleggiare una “maggiore” radicalità e rabbia, dove si confrontano due percorsi di lotta: assedio ai palazzi stile indignados o stile 14 dicembre/ Val Susa. Ma tutte e due le tendenze hanno la tara della coerenza e della costruzione che questo richiede. Come andrà lo si comincerà a vedere dalle intenzioni degli organizzatori di fare il presidio permanente in Piazza Borsa e la volontà della Questura di impedirlo.


Torino:

su questa città evidenziamo due dati. Il primo è la scelta del movimento NoTav di fare lo spezzone nel corteo della Cgil, rivendicando il fatto di una critica aperta ai vertici del sindacato della Camusso che sono contrari alla loro lotta - tanto da respingere con il suo “servizio d'ordine”, insieme alla polizia manifestanti No Tav solo perchè al termine manifestazione volevano salire sul palco - ma nell’ottica di una unità coi lavoratori, che di fatto li hanno accolti con grossi applausi e hanno gridato insieme gli stessi slogan. L’obiettivo è, anche, quello di occupare una piazza in maniera permanente, per portare in città la voce della Valle. L’altro dato è quello sulla partecipazione/adesione allo sciopero degli operai Fiat, Airaudo dal palco parla di un 80% a Mirafiori, a fronte del 25% nel gruppo, che se fosse vero in una realtà che vede una fabbrica in cassa integrazione continua sarebbe un grosso risultato, ma anche se non fosse vero questo dato (ipotesi più vicina alla realtà) mette in risalto che solo in un movimento di lotta non si disperde il sapere e il protagonismo operaio.

Genova:
la cosa che più colpisce nei resoconti è stato il taglio antifascista che alcuni spezzoni hanno dato, dando una lettura dell’attacco all’art.18 più politico che sindacale; ma anche intonando più Contessa che Bella Ciao, che alla lunga mostra che la Resistenza, con la maiuscola, è stata un lotta di popolo, per meglio dire una guerra di popolo, con gli operai in testa.

Brescia:
qui una consistente presenza operaia, ma con la specificità della presenza dei lavoratori immigrati, che in questa occasione sono stati maggioritari come Profughi, che citando il cronista “sembravano uno spezzone del Blak Phanter Party”.

Venezia:
qui più che altrove si sono viste bandiere della Fim e Uilm, che ci dicono, in piccolo, che Bonanni e Angeletti hanno dei problemi in casa loro.

Roma:
fischi assordanti quando la Camusso in un passaggio del comizio ha chiamato “cugini” Cisl e Uil; spezzone della Fiom nel corteo del sindacalismo di base e che nelle intenzioni degli organizzatori dovrebbe “occupare” Piazza Navona, cercando di “avvicinarsi” il più possibile al Senato, in una sorta di assedio permanente.

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