giovedì 21 ottobre 2010

pc quotidiano 21 ottobre - nella Cina del capitalismo selvaggio e del neo imperialismo lo stato contro gli operai

Non bastavano i tanti morti nelle miniere, quelli per incidenti sul lavoro, il
cui numero rimane sempre un mistero, o che muoiono in seguito a malattie
contratte per gli strumenti e i materiali spesso altamente cancerogeni usati
durante la produzione, anche i padroni delle fabbriche fanno direttamente la
loro parte come riporta un articolo di Asia News del 14 ottobre che apre con
questo titolo: “Cina: I padroni picchiano a morte due lavoratori in Sichuan,
3.000 scendono in strada per protestare”. E continua: “Pechino - Le proteste
sono scoppiate nella città di Dujiangyan (Sichuan), nel sud-ovest della Cina,
dopo che i padroni hanno picchiato a morte due lavoratori migranti.
“Domenica scorsa, più di 3.000 lavoratori sono scesi in piazza, hanno bloccato
una uscita autostradale e si sono scontrati con circa un migliaio di agenti di
polizia, distruggendo le loro auto. Circa una dozzina di manifestanti sono
stati arrestati. La manifestazione si è sciolta dopo l'arresto di due delle
persone coinvolte nell’uccisione, altri però sono ancora in libertà.”

Continua l’articolo: “Tutto è cominciato nel pomeriggio di Sabato, quando otto
lavoratori migranti hanno chiesto ai padroni della loro società di costruzioni,
Jiaxun, le paghe arretrate. Invece, sono stati maltrattati.
“L'agenzia di stampa Xinhua ha riferito che un lavoratore, Lei Yong, è morto a
causa delle percosse, e un altro, Liao Xinglong, è stato mandato in ospedale.
Radio Free Asia ha riportato invece la morte di due persone.
“Lunedì, centinaia di lavoratori migranti hanno inscenato una protesta in una
uscita dell’autostrada che porta a Dujiangyan. Hanno bloccato il traffico che è
ripreso alle 11:30; dopodichè Kunxue Li, capo della Public Security Bureau
Chengdu, ha promesso ai manifestanti che giustizia sarà fatta.”

Sempre più spesso quindi gli operai rispondono ai soprusi dei padroni con
manifestazioni e scontri con la polizia chiedendo che venga fatta giustizia e
che migliorino le condizioni di lavoro.
Sono più di 300.000 le vertenze di lavoro aperte, mentre i salari continuano a
rimanere tra i più bassi del mondo e i contratti di lavoro sono spesso un
miraggio.

Ribellarsi è giusto! La parola d’ordine nata in Cina sta tornando
prepotentemente di moda.
In Cina e in tutto il mondo la classe operaia ha bisogno di costruire il
proprio sindacato di classe e il proprio partito.


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