martedì 27 aprile 2010

1° congresso nazionale degli immigrati in italia: autonomia o delega ai partiti riformisti e ai confederali?

I delegati dei comitati di 9 regioni, da Roma a Torino, Reggio Calabria, Verona, Brescia, Rovigo, Massa Carrara, Milano, Caserta e Firenze hanno preparato il loro 1° congresso a Roma, il 24/25 aprile, dopo un percorso di lotte di cui la manifestazione del 17 ottobre a Roma è stata la tappa più significativa a livello di massa e di rivendicazione generale.
Le lotte autorganizzate degli immigrati contro il razzismo di stato e per la difesa dei diritti spingono a un sempre più forte protagonismo dei vari comitati nella vita sociale e politica del nostro paese. Un congresso nato da una rete di comitati che inizia a opporsi alla legge Turco-Napolitano fino agli scioperi in qualche realtà cittadina. Un'autorganizzazione che è in crescita e che intende fronteggiare l'attacco razzista senza delegare a sindacati e partiti questa battaglia perchè hanno già vissuto l'esperienza di essere cooptati dalle forze riformiste che non hanno portato avanti le loro rivendicazioni (l'ultima lo "sciopero" del 1° marzo). Con questo congresso hanno proposto un passo in avanti organizzato per non tornare più ad essere "invisibili", per non chiedere a nessuno di di rappresentarli, rivendicando diritti e dignità e preparando nuove scadenze a partire da una giornata di lotta con sciopero per il prossimo autunno, come proposto dalla commissione del congresso, lavoro/sindacalismo.
Un congresso che si è aperto con il ricordo emozionante di un lottatore sempre in prima fila per i diritti degli immigrati: Sher Khan, ucciso dal razzismo di stato.
E' intervenuta la delegazione dell'Unione Lavoratori Tunisini di Parigi a portare il tema dell'internazionalismo.
Sono la nuova classe operaia italiana: molti sono lavoratori sindacalizzati, delegati, iscritti ai confederali come ai sindacati di base, ma di cui non si sentono rappresentati. Da qui la necessaria autonomia dei vari comitati senza la quale non vanno avanti le lotte e non possono crescere a livello di maggiore partecipazione. Un congresso che non ha la pretesa di rappresentare tutti i comitati autorganizzati ma che lavora per conquistare altre realtà di immigrati.
Ma il carattere propositivo di questo congresso, che intende archiviare la tappa contestataria e porsi al servizio della "crescita sociale, culturale, politica, economica dell'Italia", di fatto arresta il cammino dell'autorganizzazione per la costituzione di un gruppo di pressione verso i partiti politici. Infatti è stata permessa, senza alcuna contestazione, senza alcuna autocritica, una vergognosa passerella di politici, dall'idv (pedica), pd (della seta e, addirittura, turco!), radicali, sel (neri) e sindacalisti, dal dirigente nazionale immigrato cgil, alle rdb (e. papi). Gli interventi dei delegati dei comitati al loro congresso denunciavano una condizione disumana che si scontra con lo sfruttamento e l'assenza di diritti nei luoghi di lavoro, dal salario inferiore a quello dei lavoratori italiani, ai fondi per la cassa in deroga a rischio copertura per loro, alla sicurezza sul/del lavoro, al legame contratto di lavoro/permesso di soggiorno. E poi le lotte contro il "pacchetto sicurezza" del governo, contro le prigioni etniche che sono i CIE, contro le guerre imperialiste che spingono a migrazioni di massa, contro l'assenza di una sinistra in grado di fermare il governo. Così come riconoscere nella rivolta coraggiosa contro tutto il sistema politico/sindacale/mafioso dei ragazzi di Rosarno la migliore spinta per darsi un'organizzazione nazionale. Questo congresso si è posto l'obiettivo di migliorare la condizione di tutti i lavoratori, italiani e immigrati, fare partecipare da protagonisti gli immigrati alla trasformazione sociale, "svegliare" i lavoratori italiani e lottare uniti per la democrazia, il lavoro, l'istruzione, la casa. Da qui la necessità di unirsi ai lavoratori italiani e formalizzare una rappresentanza.
Tutti interventi fatti senza lamentele ma con la dignità di lavoratori che si sono alzati in piedi e non intendono tornare indietro all'assistenzialismo, alla delega.
10 tavoli tematici hanno discusso, dallo statuto del nuovo movimento al lavoro/sindacalismo, casa, scuola, imprenditoria immigrata, laicità, permesso di soggiorno, cittadinanza, asilo politico, sanità, diritti politici, partiti e movimenti.
Un compagno di proletari comunisti ha partecipato non solo come osservatore ma anche all'interno di una commissione, quella sul lavoro, dove ha portato una mozione-approvata dalla commissione- della Rete nazionale per la sicurezza sul lavoro per la costruzione di una campagna nazionale autorganizzata contro le morti degli immigrati sul lavoro.
La forza del protagonismo dei comitati immigrati è stata il loro percorso di autorganizzazione. Ma questa deve arrivare fino in fondo, cioè fino alla vera autonomia da riformisti e confederali.
Ma l'invito alle forze politiche e sindacali, la ricerca di sponde politiche invece che l' indipendenza dalla fasa opposizione e dai sindacati neocorporativi, sono la vera contraddizione di questa nuova realtà politica nata al congresso che porterà inevitabilmente a non mettersi all'altezza dello scontro di classe contro questo governo delle leggi razziali in cammino verso l'instaurazione di un regime.
Per realizzare questi obiettivi serve la costruzione, da parte dei proletari italiani ed immigrati, del partito comunista, la forma più alta dell'autorganizzazione, per la lotta per il potere proletario, a partire dal rovesciamento di questo governo e di tutti i governi dei padroni. Ma si deve andare decisi verso l'abbandono di ogni illusione riformista.

prolcomra@gmail.com

27/04/2010

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