Il dibattito parlamentare e il voto sulla risoluzione del governo, in relazione alla guerra in Ucraina e alla posizione internazionale dell’imperialismo italiano nei tre Vertici che si tengono: Consiglio europeo a Bruxelles, Vertice Nato a Madrid, G7 in Germania, è stato importante perché ha sancito un passo in avanti nella partecipazione italiana alla guerra interimperialista in corso accesa dalla invasione dell’imperialismo russo in Ucraina; ma ha anche ratificato il movimento in atto nel governo Draghi.
E’ stata sancita l’esistenza obiettiva di una maggioranza in modifica e in movimento, nella quale il socio forte è rappresentato dal PD a cui si aggrega con spirito ultra servile il neo gruppo scissionista ex 5S di Di Maio, e che nella votazione in parlamento ha avuto la collaborazione esplicita dall’opposizione, sancita anche dalla dinamica del voto parlamentare, di Fratelli d’Italia della Meloni.
Le altre forze presenti in maggioranza sono anch’esse o di stampo ultra draghista, Renzi, centristi, Forza Italia, o critiche ma fortemente indebolite, il gruppo del M5S di Conte a sinistra e il gruppo leghista di Salvini.
Obiettivamente questo risultato indebolisce il governo Draghi, alimenta al suo interno le contraddizioni, anche quelle che non si manifesteranno tanto nel consenso alla guerra quanto sui problemi originati e approfonditi da essa: crisi economica, crisi energetica, ripresa della pandemia, acutizzazione delle questioni sociali legate alle crisi industriali, all’attacco ai salari, alla ripartizione dei fondi del Pnrr, ecc.
Ma, naturalmente, questo indebolimento e alimento delle contraddizioni interne non toglie il segno all’esito del dibattito parlamentare che è stato uno spudorato “via libera” a Draghi, per collocarsi come
socio minore della parte più aggressiva dell’imperialismo cosiddetto “occidentale”, rappresentato da Usa e Gran Bretagna.Questo ha portato Draghi nel dibattito parlamentare a intervenire con interventi arroganti, di volgarizzazione della situazione, di esaltazione dell’atlantismo e della guerra, di ultras dentro l’Europa, del suo rafforzamento come corno alleato ma subordinato all’azione dell’imperialismo Usa, ponendosi qui in forma più schierata e servile rispetto ai due soci forti dell’imperialismo europeo, Germania e Francia.
Questo da un lato trascina sempre più l’Italia imperialista nella guerra e nella contesa interimperialista in corso in termini di partecipazione militare, ufficiale e segreta, con tutti i tipi di armamento a disposizione; dall’altro con la posizione: “decide l’Ucraina”, rafforza la posizione del governo Ucraino oligarchico, reazionario con i nazisti dentro, puntello e avamposto dell’imperialismo principalmente Usa, rappresentato da Zelensky che non vuole nessuna pace, ma trasformarsi da pedina attaccata in pedina forte attaccante, a partire dal cosiddetto “recupero del Donbass”, con annessi e connessi di incursioni e attacchi anche nel territorio russo.
Tutte le dichiarazioni di Draghi significano più guerra, e quindi, su questa base è chiara che anche la partecipazione di Draghi al viaggio della triade a Kiev, il Sì entusiasta ad accelerare l’ingresso dell’Ucraina della UE, non sono tanto un rafforzamento del governo nel quadro dell’imperialismo europeo ma in sostanza della “gamba americana” nell’imperialismo europeo; in una situazione in cui l’ingresso dell’Ucraina nella UE non è un allargamento/rafforzamento dell’Europa ma un allargamento della presenza americana in essa, tramite la presenza di governi reazionari, di tipo quasi fantoccio, che si associano a un quadro influenzato anche dalla notoria posizione filo Usa degli altri paesi dell’Est Europa.
D’altra parte, l’imperialismo italiano con il governo Draghi passa su tutti gli altri temi, gas, fonti energetiche, ecc., da una dipendenza oggettiva dalle forniture russe ad una dipendenza ancora più gravosa dagli Usa e dalle altre realtà energetiche nel mondo con governi legati o dipendenti dagli Usa: Israele, Qatar, Arabia Saudita, Egitto.
Quindi le posizioni di Draghi significano più dipendenza, più crisi energetica con ila conseguenza obbligata da parte dell’imperialismo dello scaricamento sui proletari e masse popolari.
Il parlamento ha sancito un Sì entusiasta ostentato e aggressivo alla Nato, che oggi vuol dire al suo allargamento, che si manifesta già con l’adesione di Finlandia, Svezia, con l’ingresso nel sistema Nato di tutti i paesi europei che arriva fino ai confini e anche oltre (vedi questione attuale Lituania) della Russia. Allargamento che ora come ora è il lavoro per estendere la guerra, per trasformarla in incendio generale in Europa e di conseguenza nel mondo; perché la trasformazione di tutti i paesi intorno alla Russia in paesi-Nato, comporta inevitabilmente che ogni incidente di qualsiasi genere può essere trasformato dalla Nato in aggressione diretta alla Russia e indiretta, naturalmente nel quadro della contesa mondiale, alla Cina e a tutti i paesi non allineati.
E’ falso che tutto questo dipenda dall’azione dell’imperialismo russo e dall’invasione russa dell’Ucraina, che è il pretesto, il casus belli per accelerare un processo già in atto. E’ falso che la scelta di ingresso nella Nato dei paesi dell’Europa e l’ulteriore integrazione nella Nato di tutti i paesi dell’Est Europa siano causati dal pericolo russo; essi rappresentano invece il punto di caduta politico militare internazionale dell’affermarsi all’interno di questi paesi di forze reazionarie, ai limiti di stampo neonazista, che in questo quadro vengono spinti nella spirale del revanscismo storico e della nuova guerra imperialista.
E in questo c’è la posizione italiana e la marcia di Stato e governo italiano, al di là della composizione del governo tuttora quanto mai confusa e provvisoria, verso il moderno fascismo imperialista e la guerra, con uno che alimenta l’altra.
Voci e interventi in questo senso si sono sentiti esplicitamente in parlamento, con interventi di parlamentari che hanno esplicitato che il loro attacco alla Russia non riguarda la Russia di Putin e la dimensione neozarista dell’imperialismo russo, ma l’Unione sovietica e quindi il socialismo, il comunismo. Così non sono mancati argomenti che mettono in discussione non tanto l’azione dell’imperialismo russo di Putin attuale, ma gli esiti della II Guerra mondiale. Così non sono mancati nel dibattito parlamentare interventi e accenti che considerano l’attuale guerra contro l’”orso russo” invasore come prima tappa di una guerra contro la Cina; e altri ancora, vedi l’intervento della Meloni, che sono entrati nell’orbita dell’ultra atlantismo considerando l’alleanza imperialista occidentale da estendere, rafforzare, da intervenire in tutto l’arco del mondo, dal Mediterraneo al Medio Oriente, all’Asia, con uno spirito da crociata aggressiva e guerrafondaia; rendendo molto chiaro il carattere dell’appoggio, travestito da opposizione incalzante, al governo Draghi, cioè alla forma attuale e temporanea del ‘comitato d’affari’ della borghesia imperialista italiana.
Così va valutato il carattere che assume l’europeismo che nell’intervento di alcuni parlamentari draghiani, vedi ‘Coraggio Europa’, hanno ripreso integralmente i contenuti di Europa forte, Europa nazione, Europa giudaico-cristiana, in alleanza contesa nel mondo per una nuova ripartizione di esso, fondata appunto su le armi, la guerra, la concentrazione economico-finanziaria-istituzionale che non è altro che il programma storico della destra fascista, da Almirante a Forza Nuova.
E’ questa l’Europa in cui è inserita l’azione del governo Draghi. Più Europa significa più fascismo in Europa.
Fa specie, anche se è largamente spiegabile, che queste cose siano state dette e si siano cementate in un parlamento che dovrebbe rispondere e stare nel solco della Costituzione, che dice, come si sa, dall’Art. 11 a tutto il resto, esattamente il contrario di quello che la maggioranza parlamentare ha espresso, e che Draghi traduce in decisioni del governo e Mattarella sancisce e santifica.
Si può ben capire che in questo il populismo dei 5Stelle e perfino quello di Salvini ha fatto il suo tempo, ha seminato reazione, qualunquismo e disgregazione nel popolo e ora lascia il campo ai soggetti veri e strategici che lo possono tradurre in istituzioni politiche, governance.
Quello che è importante è rendere chiaro alle masse chi sono gli usufruttuari di queste politiche e di queste azioni dell’imperialismo e dei governi imperialisti interni all’Italia.
In maniera quasi spudorata ciò è reso evidente dal viaggio di Bonomi in Ucraina. Il presidente dei padroni è andato lì a proporsi per la ricostruzione dell’Ucraina, rendendo evidente come i padroni non siano soltanto l’origine delle guerre, con il modo di produzione capitalista, la concorrenza nel sistema mondiale, la corsa all’accaparramento delle fonti energetiche primarie e allo spazio nella produzione e nel mercato mondiale, che sono a base di ogni guerra, secondo la frase: “dietro la guerra, profitti!”, ma per i profitti sono gli alimentatori della guerra, dalle guerra traggono profitti nelle gigantesca corsa agli armamenti e di fronte alle distruzioni della guerra si preparano a trarre nuovi profitti con le cosiddette “ricostruzioni post belliche”. Il viaggio di Bonomi a Kiev ha reso ancora più chiaro per chi lavorano Draghi e la maggioranza governativa, i partiti politici del parlamento, e per chi lavorano i piani espressi dal governo: per padroni privati e padroni pubblici, per le fabbriche rappresentate da Bonomi, per l’Eni, la Leonardo, ecc.
Alla luce di tutto questo si può ben valutare la debolezza, anche se è importante che ci siano state, delle voci di opposizione che si sono levate in questo parlamento e che hanno rappresentato, sia pure parzialmente, l’opposizione che si manifesta nel paese da parte di tutte quell’insieme di voci, sotto attacco da parte del governo, del Copasir, che dissentono e non accettano il pensiero unico, la dittatura aperta della grande stampa, delle Tv, ecc.
Purtroppo, al di là della contraddizione che ha rappresentato, il movimento 5Stelle nel parlamento ha capitolato, ha accettato con una risibile modifica la risoluzione di Draghi, si è sbracciato nei suoi interventi in parlamento nel ribadire che non era l’Alleanza atlantica in discussione, ne il sostegno all’Ucraina, ne l’appoggio al decreto madre del sostegno militare all’Ucraina. Quindi, si è dimostrato assolutamente incapace di tener fede anche alle sue parole e di far leva su alcuni argomenti forti in questa contesa: tutti i sondaggi dicono che gli italiani sono in maggioranza contro l’invio di armi; si sono messe a tacere le voci del Papa e di una parte rilevante del movimento cattolico che è contrario all’invio delle armi; Draghi ha ripetutamente bypassato il parlamento ed è venuto a raccoglierne il voto solo quando non poteva non farlo. Quindi il M5S guidato da Conte è stato considerato una “ruota di scorta”, l’arma dell’uscita dal governo non è stata utilizzata, Di Maio non è stato espulso e gli è stata costruita l’autostrada per la scissione. Questo stato delle cose finisce per rendere irrilevante il M5S sia per il governo che per l’opposizione e a dare conferma e far proseguire il crollo elettorale manifestatosi anche alle elezioni amministrative.
Abbiamo parlato di opposizione parlamentare per registrare lo stato delle cose che mostra che pur essendo il governo complessivamente indebolito non è all’OdG la sua caduta.
Ma certamente quello che è mancato e tuttora manca è una vera opposizione proletaria e popolare. L’importante dibattito parlamentare è passato largamente nel silenzio, subordinato all’informazione di Stato e di governo mai così omogenea se si guarda alla grande stampa e alla Tv.
E debole tuttora è una mobilitazione nelle fabbriche, sui posti di lavoro e nel paese.
La manifestazione di Firenze del 26 marzo e alcune manifestazioni presso le basi militari, i porti, sono state positive, un importante segnale, lo sciopero il 20 maggio è stato di testimonianza e indicazione ma ha mostrato quanto siamo lontani da uno sciopero generale che abbia al centro la lotta contro la guerra imperialista e contro il governo imperialista italiano; appare quasi inesistente il movimento per la pace. Su questo nodo strategico ancora i rapporti di forza sono a favore del governo nonostante la sua debolezza interna.
Dobbiamo considerare che tutto lo sforzo viene esercitato fondamentalmente sulla contraddizione aumento delle spese militari/carovita; i fatti dimostrano che non è questa la leva principale su cui si può attivare il movimento operaio e popolare. E’ una visione economicista. Peraltro resa debole e inefficace dalla posizione collaborazionista delle grandi centrali sindacali.
I comunisti e le forze proletarie hanno la necessità di condurre e di unirsi per una campagna prolungata contro la guerra che richiede denuncia, propaganda e agitazione in forme combattive e creative che smascherino la propaganda dell’imperialismo e del governo e ponga all’OdG la necessità del suo rovesciamento. Una campagna che si riempia di “azioni”. Una campagna che mostri la vera partita in gioco, che certo denunci e lotti contro i suoi effetti sul carovita e sulle ulteriori misure: razionamento energetico e perfino razionamento alimentare, che sono i passi inevitabili che ci aspettano, ma che consideri ogni avanzamento della guerra, ogni sostegno all’Ucraina, Stato capitalista e pedina dell’imperialismo occidentale, ogni rafforzamento dell’azione economica, politica, militare dell’imperialismo, come un rafforzamento del potere dei padroni, dello Stato e dei governi; e, al contrario, ogni indebolimento, fino alla sconfitta dell’azione dell’imperialismo Usa/Nato/Europa e del nostro governo, ogni approfondimento della crisi politica dei governi e dello Stato dei padroni, una condizione necessaria e indispensabile, oggettiva e soggettiva, per l’avanzata della lotta proletaria e popolare.
Così come è evidente che l’opposizione proletaria e popolare che individua il nemico principale nel nostro imperialismo, nel nostro governo, nel nostro Stato deve svilupparsi e unirsi in un quadro internazionale e internazionalista con tutti i proletari e i popoli che lottano nel mondo contro l’imperialismo Usa/Nato/UE/Russia/Cina e i loro governi e in questo il sostegno, e se ci sono le condizioni l’aiuto, alle forze proletarie e popolari in Ucraina che scelgano la via dell’opposizione all’invasione russa, al regime Zelensky, all’imperialismo Usa/Nato/Ue.
proletari comunisti/PCm Italia
23 giugno 2022
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