domenica 27 luglio 2025

Siamo noi lavoratori che possiamo contribuire alla riaffermazione del diritto ad esistere dei palestinesi - Da un compagno operaio ex Ilva Taranto

La crisi del capitale inevitabilmente porta ai fascismi, e con essi la repressione feroce e la menzogna, cosa di cui oggi possiamo fare esperienza in prima persona. Le bugie sistematiche dei nostri governi occidentali sono ormai una forma virulenta di dominio verso il quale molti di noi sono in piena fase di sviluppo degli anticorpi.

Sono gli Stati Uniti di Trump che ci minacciano giorno dopo giorno con l’applicazione dei dazi se non obbediamo al loro volere, sono sempre gli Stati Uniti che ci hanno imposto il riarmo per proteggere i loro interessi a spese nostre, ed è lo stato metastatico sionista di Israele che minaccia tutti i Paesi che non sono allineati alla loro politica genocida e, in questo caso certamente già ben più che dimostrata, espansionistica. L’idea della Grande Israele si concretizza non solo con l’espansione degli insediamenti coloniali in Cisgiordania e l’annientamento di Gaza, ma anche con le invasioni nel Libano e gli attacchi violenti alla Siria e all’Iran, sempre coperti dalle menzogne di chi detiene il potere, puttanate che li vogliono come gli ultimi difensori della minoranza drusa quando non hanno mai avuto alcun rispetto per alcuna religione, nemmeno per la propria, o ancora per la deterrenza dalla bomba atomica dell’Iran,

cosa tutta da dimostrare benché proprio Israele e gli USA ne siano dotati. Questa sottocategoria subumana trova sponda e pieno servilismo in una pletora di governi soprattutto occidentali, con in testa Germania ed Italia, e dire che fare peggio di Inghilterra, Ungheria o Polonia era davvero molto difficile.

Con Merz e Meloni in pieno delirio mistico nell’adorazione senza limiti dei neonazisti Trump e Netanyahu, e non poteva essere altrimenti dati gli enormi interessi in ballo, l’aria che tira non poteva essere più fetida di così. Dimostrazione ne è l’appecoramento del democristiano cuor di leone a capo dello Stato, l’uomo della demagogia a capodanno, che non ha speso una sola parola contro lo stato genocida e d’apartheid sionista né per il caso della relatrice ONU Francesca Albanese, così come tutto il nero apparato di governo in realtà, ma in un recente discorso ha invece condannato delle generiche invasioni tanto per non indispettire ma compiacere gli alleati della NATO. Altra medaglia da appuntare sul petto della vergogna risponde al nome del ministro degli esteri Antonio Tajani, che con le sue deliranti farneticazioni ha superato da destra anche Jimmy il Fenomeno, non ultime quelle sul riconoscimento dello Stato d’Israele da parte dell’OLP o ancora sulle dodici tribù d’Israele nella bandiera europea, anche se effettivamente visti i nazismi dilaganti qualcuno potrebbe anche crederci per davvero. Ancora, c’è da restare impietriti dinanzi all’assegnazione del premio come miglior amico di Israele dato a Salvini da parte di associazioni molto vicine a Tel Aviv; per non parlare poi della letterina di suppliche ai nazisionisti da parte di 25 Paesi, ovviamente respinta, ma che, proprio questi Paesi, si guardano bene dal sanzionare. Basterebbe soltanto questo per voler rovesciare il nostro (ahimè) governo, così come quelli di mezzo mondo, ma tutto ciò è solo la punta dell’iceberg.

Ecco, è qui che adesso tocca a noi svolgere il nostro dovere, smettendo una buona volta di lagnarci ed indignarci sui social mettendoci in gioco in prima persona. Anche noi possiamo e dobbiamo fare la nostra parte a sostegno della gloriosa resistenza palestinese.

Abbiamo innumerevoli modi per sostenere la guerra di resistenza e liberazione dal genocidio e apartheid dei palestinesi, come può essere il boicottaggio attivo delle merci da e per Israele, così come unirsi alle manifestazioni che nel corso di questi ultimi 22 mesi si sono succedute in maniera continuativa; tocca sfidare e disobbedire alle leggi ingiuste dei governi e di questo in particolare, dato che giustizia e legalità molto spesso, nel sistema capitalista, sono due rette parallele destinate a non intersecarsi.

Ma, più di tutti, siamo noi lavoratori che possiamo contribuire alla riaffermazione del diritto ad esistere dei palestinesi, con gli operai delle fabbriche pronti a scioperare per bloccare la produzione di ogni tipo utile all’entità sionista, con i portuali vigili nel bloccare le navi cariche di armi e materiale dual use necessari ai terroristi dell’IDF, ma anche i lavoratori della logistica possono fare altrettanto, dobbiamo mettere un freno ai profitti che verranno successivamente reinvestiti in tecnologie militari utili alla macchina di morte israeliana. Ed è la resistenza palestinese che ce lo chiede.

Resistenza palestinese di cui i mezzi di comunicazione di massa troppo spesso trattano superficialmente, o per meglio dire non trattano affatto. Ma basta semplicemente fermarsi un attimo a riflettere per comprenderne la sua grandezza: come può un popolo senza un esercito regolare e senza alcun aiuto dall’esterno resistere a quasi due anni di assedio da parte di uno degli eserciti più avanzati del mondo? E come può alla stesso tempo continuare ad infliggere pesanti perdite al nemico in mancanza di rifornimenti di ogni tipo?

Basta solo questo per capire come la forma di resistenza che quel glorioso popolo si è scelta sia quella giusta, così come sappiamo già che qualsiasi sia la forma che in futuro sceglieranno di assumere sarà quella che loro si saranno scelti e che porteranno avanti sino a quando lo riterranno opportuno, sino alla vittoria.

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