La
crisi dell’imperialismo, approfondita ulteriormente dalla guerra dei dazi
scatenata da Trump il 2 aprile scorso, ha portato il governo italiano della
fascista Meloni, ma non solo, alla necessità di trovare una via d’uscita e cioè
altri mercati di sbocco per le proprie merci: e il ministro forzitaliota
Tajani in una intervista si è riferito esplicitamente ai mercati dell’Asia,
Africa e America Latina; l’India, in particolare, è uno di questi mercati,
tanto che Tajani vi è stato mandato di corsa, in “missione” insieme ai
rappresentanti dei padroni riuniti in Confindustria e i vertici della agenzie
statali italiane che sostengono i padroni in Italia e nel mondo, e cioè l’Ice,
la Sace e Simest, oltre, riporta il sole 24 Ore del 12 aprile “ai
rappresentanti di centinaia di imprese in cerca di nuovi sbocchi per
export e investimenti.” Tra le multinazionali più importanti c’erano quelle più
importanti dell’industria militare Leonardo, Fincantieri, Iveco, Prysmian,
Mapei.
In India c’era già stata la Meloni nel 2023 per elevare i vecchi rapporti a “partenariato strategico” in vista soprattutto della volontà di mettere fine ai rapporti con la Cina, uscendo dal progetto Via della Seta (Belt&Road Initiative). Ma uscire definitivamente dai rapporti con la Cina, sia detto qui per inciso, non
è possibile nel contesto del sistema imperialista-capitalista tanto che, diceva l’ex ambasciatrice Belloni: “l’Italia ha cercato di rimodellare le proprie relazioni con la Cina … Non volevamo abbandonare il mercato cinese ma abbiamo pensato che fosse necessario introdurre misure di de-risking”, ovvero di “creare un’alternativa, un piano B” per diversificare le catene di approvvigionamento e le reti di comunicazione e commerciali, ma anche per rafforzare le relazioni con i Paesi amici.” E tra i “paesi amici” c’è l’India del fascista indù Narendra Modi.E
proprio la guerra dei dazi scatenata da Trump ha costretto a modificare
in parte l’approccio dell’imperialismo italiano e ha dato una accelerata ai
rapporti con l’India, per far “fare un salto di qualità al partenariato
strategico con New Delhi”, sottolineando il particolare “momento storico in cui
globalizzazione e libero mercato sono sotto scacco”.
Insomma, dice Tajani, mentre cerchiamo di trovare un accordo con gli Stati Uniti “Allo stesso tempo, vogliamo sfruttare questa opportunità per crescere in mercati chiave e ad alto potenziale. L’India e tutta l’Asia sono partner di massima priorità».” E si tratta di «una priorità strategica per il nostro sistema industriale perché creerebbe un mercato da oltre 2 miliardi di consumatori, pari a più del 20% del Pil globale, e potrebbe generare benefici concreti in termini di crescita economica, investimenti, occupazione” come dice la vicepresidente per l’export e l’attrazione degli investimenti di Confindustria.
Il
cuore di questa operazione è l’accordo sul cosiddetto Corridoio Economico
India-Medio Oriente-Europa, IMEC (India Middle East Europe Economic
Corridor – accordo firmato da India, Stati Uniti d’America, Arabia Saudita,
Emirati Arabi Uniti, Unione Europea, Italia, Francia e Germania,) che dovrà
collegare l’Asia del Sud con il Mediterraneo attraverso i Paesi del Golfo e del
Medio Oriente, fino ad arrivare negli Stati Uniti, chiamata anche Via
del Cotone, che ha come ha come obiettivo di “far fluire merci,
energia e dati in maniera più rapida e sicura” e che rappresenta, nelle
intenzioni dei partecipanti, soprattutto gli Stati Uniti, l’alternativa alla
Via della Seta cinese, appunto.
È
questo il vero obbiettivo, detto esplicitamente, degli Stati Uniti, innanzi
tutto, e cioè isolare la Cina, tanto che Trump ha voluto che si citasse
anche nel documento finale dell’incontro tra lui e la Meloni tenutosi alla Casa
Bianca il 17 aprile: “Gli Stati Uniti e l'Italia lavoreranno insieme per
sviluppare il Corridoio Economico India-Medio Oriente-Europa, uno dei più
grandi progetti di integrazione economica e connettività di questo secolo
[come al solito per Trump e la Meloni è sempre tutto storico, ecc. ecc.] collegando
i partner con porti, ferrovie e cavi sottomarini e stimolando lo sviluppo
economico e l'integrazione dall'India, al Golfo, a Israele, all'Italia e poi
agli Stati Uniti.”
E
sempre come parte della guerra commerciale degli USA contro la Cina,
Trump (che a sua volta ha spedito il suo vice JD Vance in India in questi
giorni!) aveva già parlato di IMEC con il fascista indù Modi: “Meloni è la
seconda leader internazionale con cui Trump parla di Imec. Prima di lei era
toccato a Narendra Modi, primo ministro indiano, anche in quell’occasione
durante una visita ufficiale alla Casa Bianca. Con Modi però non era stato
menzionato testualmente il progetto, e Trump aveva accennato a un ‘insieme
costruiremo una delle più grandi rotte commerciali della storia’” citando
esplicitamente il Corridoio.” Una delle più grandi rotte commerciali perché “gli
otto Paesi aderenti all’IMEC rappresentano circa il 50% dell’economia mondiale
e il 40% della popolazione.”
La
“filosofia” degli Stati Uniti viene esplicitata dai consiglieri fascisti di
Trump come quelli della Heritage Foundation: “non si tratta solo di
contenere la Cina, ma di costruire ‘spazi liberi e aperti’ che consentano a
ogni Paese di fare scelte sovrane. In questo contesto, l’Italia viene vista
come ‘un asset unico’, [insomma come uno strumento di politica economica,
per sottolineare come gli USA considerano l’Italia!] capace di connettere Imec
con iniziative come i Tre Mari e con le rotte strategiche del Mediterraneo
allargato.”
Quanto
importante sia l’Imec per il governo italiano (Trieste sarebbe lo scalo di
riferimento per l’ingresso delle merci in Europa) si percepisce anche
dall’impegno preso ad aprire un ufficio specifico a New Delhi da parte della
Simest per aiutare non solo le piccole e medie imprese per
l’internazionalizzazione, ma a finanziare, attraverso la Sace, l’acquisto di
veicoli italiani, sia nuovi che usati con una linea di credito di 500 milioni!
E la Simest spiega pure come avviene questo aiuto ai padroni: “Noi possiamo
intervenire sia nel capitale, entrandovi e dunque allargando le spalle
dell’azienda, sia con il venture capital, strumento dedicato alle aziende che
vogliono acquisire delle attività all’estero. Poi c’è il credito fornitore,
dedicato soprattutto alle imprese attive nel comparto dei macchinari.”
Tanti
sono i settori (e tanti i miliardi spesi) che il governo si appresta ad
aiutare, dall’agricoltura alle comunicazioni, ma il settore che più di tutti
promette profitti a palate, il settore che già adesso fa “profitti record” più
di tutti gli altri, ed è, quindi, al centro dell’attenzione, è quello militare,
la “Difesa” è infatti al centro dei nuovi accordi con l’India: “la Federazione
Aziende Italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza e la Society of
Indian Defence Manufacturers hanno firmato a Roma un memorandum d’intesa per
rafforzare la cooperazione nel settore Difesa. L’obiettivo del memorandum è
quello di rafforzare la collaborazione tra le industrie della difesa di Italia
e India, e promuovere una partnership duratura che permetta di sviluppare
iniziative comuni e condividere opportunità industriali nei rispettivi mercati.”
Questo
documento è stato firmato durante “l’11° Comitato Bilaterale Italia–India,
organizzato dalla Direzione Nazionale degli Armamenti presso Palazzo
Guidoni a Roma, alla presenza del Defence Secretary indiano, Rajesh Kumar
Singh, e dell’Ambasciatore dell’India in Italia, S.E. Hon’ble Vani Rao. Per
l’Italia ha partecipato il Direttore Nazionale degli Armamenti vicario, la
dott.ssa Luisa Riccardi. Il documento fa seguito alla considerazione delle “dieci
priorità strategiche di collaborazione tra Italia e India nel comparto Difesa”
già definite nell’Italy-India Joint Strategic Action Plan 2025–2029,
sottoscritto in occasione del G20 di Rio de Janeiro lo scorso novembre.”
“Oltre
alla firma del memorandum, i rappresentanti della Federazione Aziende Italiane
per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza hanno svolto anche il ruolo di
coordinatori per una serie di incontri Business-to-Business tra 12 aziende
italiane e altrettante controparti indiane. L’obiettivo, anche in questo
caso, è stato quello di esplorare opportunità di collaborazione concrete nei
settori più strategici del comparto Difesa.”
Questo
“partenariato” serve non solo a rafforzare i rapporti di collaborazione
militare tra i due paesi ma anche ad aumentare l’esportazione di armi
dall’Italia all’India, perché se il dato complessivo (ufficiale) delle
esportazioni italiana di armi nel 2024 è aumentato a 7,6 miliardi,
l’interscambio con l’India ha fino a questo momento superato solo i 200 milioni
di euro.
È
chiaro che questo nuovo accordo avrà conseguenze pesanti per i proletari e le
masse popolari in India, un paese che è già al primo posto per acquisto di armi
al mondo (e gli ultimi accordi con gli Usa, nel contesto della guerra dei dazi,
prevedono ulteriori acquisti), e che ha l’esercito più grande al mondo di fatto
al servizio dell’imperialismo statunitense che vuole usarlo come baluardo
contro la Cina.
Una
potenza militare che è già all’opera all’esterno con le enormi “esercitazioni
militari” davanti alle coste africane, Tanzania, Mozambico… ma soprattutto all’interno
nella feroce guerra contro il proprio popolo.
Il
governo italiano, anche in funzione di questo accordo Imec, ha tutto
l’interesse, per mantenere i profitti del proprio imperialismo, a diffondere
una immagine positiva dell’India come paese democratico, facendo finta di ignorare
non solo la guerra contro il popolo portata avanti dal fascista indù Modi, ma
tutti i dati che relegano l’India all’ultimo posto delle classifiche mondiali
per diritti umani e sociali, dai diritti sul lavoro, “normale” e minorile, a
quelli delle donne… e si appresta a dare, perciò, il proprio contributo nella
repressione interna per fermare ogni opposizione ai progetti di sfruttamento
della immensa forza lavoro e delle risorse e che si scatenerà ancora di più.
E
i padroni italiani, come abbiamo visto, fortemente presenti in questa “missione”,
non possono che essere soddisfatti delle nuove condizioni economiche che
porteranno nuovi profitti grazie allo spostamento di produzione in India, come hanno già detto,
e questo fa parte delle ripercussioni che questi accordi avranno sui proletari e
le masse popolari italiane.
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