Grazie ad un lavoro di coinvolgimento di alcune forze dell'antifascismo più coraggioso e militante si è riusciti a presidiare la piazza storica dell'antifascismo romano e nazionale, piazza che l'Anpi, pressata dal PD, aveva ceduto ai sionisti, non organizzando la tradizionale parata dell'antifascismo istituzionale.
In pochi, questi sionisti, si sono radunati protetti da uno schieramento enorme di polizia per legittimare il genocidio, accreditandosi come eredi dell'antifascismo. Sono venuti in piazza con la bandiera del genocidio, c'era anche qualche bandiera dell'Ucraina. I loro rappresentanti hanno parlato di rinascita dell'antisemitismo in riferimento alle mobilitazioni pro Palestina. Alla fine hanno deposto una corona che a dopo la celebrazione hanno portato via.
È stata un'importante giornata di riaffermazione della vera natura dell'antifascismo. La polizia ha dovuto farci passare quando i sionisti sono andati via (9.30). Ci siamo presentati in piazza alle 7:30. Insieme ai
palestinesi (tranne la fazione fedele ad Abu Mazen) abbiamo impedito che Roma accettasse nel silenzio questa assurda strumentalizzazione del 25 aprile. Poi abbiamo deposto due corone di fiori, di cui una a forma di stella rossa. Eravamo circa 1500. Possono sembrare pochi ma vi assicuro che di fronte alle minacce della polizia e dei sionisti è stato un enorme risultato. Poi ci siamo sciolti e ognuno è andato alle varie iniziative antifasciste organizzate nei quartieri. Iniziative tutte legittime ma, se è importante una bella giornata di festa con palloncini e bambini, è importante anche l'aspetto della lotta, senza di cui l'antifascismo sarebbe soltanto una parola. Dispiace che tutta un'area (Rete dei comunisti, Potere al popolo, USB, reparti giovanili vari, etc.), con cui l'anno scorso avevamo contrastato la manifestazione dei sionisti sempre a Porta San Paolo, stavolta non abbia partecipato alle 8:00 del mattino al presidio, scegliendo la piazza dell'Anpi e del PD e poi di distaccarsi per venire a Piazza di Porta San Paolo molto più tardi, quando non c'erano più né sionisti né noi. È finita bene, poteva finire male. Distrarre forze da una manifestazione antifascista e antisionista minacciata di repressione non è solo un errore politico ma un principio di opportunismo inaccettabile.
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