“Non vendiamo il libro di Vannacci”
Quando si spaccia per democrazia la libertà di poter dire quello che si vuole, senza filtri e senza curarsi dell'insulto o dell'offesa. Librai che in tutta Italia hanno affisso ai loro negozi la comunicazione di non vendere il libro del generale Vannacci e si trovano a dover fare i conti con insulti e proteste non solo tramite i social, ma anche fisicamente da parte di chi non si accontenta del ruolo del “leone da tastiera” che si nasconde dietro ad un Pc.
Anche Stefano Milano, titolare della libreria Ubik nei giorni scorsi ha esposto il cartello “in questa libreria non si vende il libro del generale Vannacci”
“Alcune persone sono venute qui davanti al negozio – dice Milano - gridando parole assurde. Una mi ha detto ' se io allo stadio voglio dire negro di m.... Lukaku non è razzismo perché allo stadio si fa'. E' opprimente che ci sia chi viene fisicamente nella libreria a manifestare il suo dissenso quando il libro lo può comprare comodamente con un clic su Amazon e nessuno nega loro di comprarlo o leggerlo. Questa è la democrazia. Spacciano per mancanza loro di libertà un'oppressione. La democrazia sta nel non imporre libri alla libreria. Un libro non è come un paio di scarpe. Quando lo sceglie il libraio fa delle valutazioni non solo sul modo in cui è scritto il libro, ma anche sulla base dei diritti delle persone. Per questo sono preziosi i librai perché hanno questo ruolo di filtro”. Ma sui social non sono arrivati solo insulti. Ci sono anche dei lettori che approvano la scelta di Milano e gli hanno manifestato solidarietà.
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