sabato 2 settembre 2023

pc 2 settembre - Perchè riprendere lo studio del “Che fare?” di Lenin – 1 - Lotta teorica nella fase di costruzione del Partito


Lenin nel “Che fare?” parla di “lotta teorica”. Soprattutto nella fase del partito in via di formazione indispensabile è la lotta teorica, sottolineando la sua funzione di lotta, perché proprio nella sua infanzia il Partito non ha ancora saldato i conti con le tendenze anti marxiste, e deve assimilare il pensiero d’avanguardia e applicarlo a sé stesso e da sé stesso. 

Lenin segnala che il movimento – nel nostro caso l’organizzazione per il partito – proprio quando è debole deve corazzarsi di intolleranza, cioè di lotta sistematica, accanita, continua contro tendenze anti mlm, anti proletarie, anti rivoluzionarie. 

 

La lotta teorica nelle fila della classe e nelle organizzazioni di massa della classe e delle masse è lotta teorica contro il “partito operaio” borghese, e lo scopo della lotta teorica è smascherarne teorie, programmi e contenuti.

Quindi, è lotta nelle fila della “sinistra operaia”, è lotta contro l’economismo, il codismo, sia nella variante opportunista di destra sia nella coltivazione dello spontaneismo.

 

Il proletariato per lottare per il potere ha soltanto un’arma: l’organizzazione. Il proletariato diventa una forza invincibile se guidato da una organizzazione basata sull’unificazione ideologica fondata sui principi del marxismo-leninismo-maoismo e cementata dall’unità materiale dell’organizzazione. Questa è l’unica strada per costruire il Partito, il suo nucleo di fondazione, la sua azione di propaganda e agitazione e la sua prassi.

 

Lenin combatte ogni discorso, molto in voga in questi nostri anni, di “mancanza di condizioni”. Questo è il cavallo di battaglia di ogni economismo, movimentismo, opportunismo. Non sono le condizioni a mancare ma la scelta ideologica e l’organizzazione. Il Partito è maturo non quando è numericamente

forte, ma quando ha un piano strategico, e per attuarlo deve avere lo strumento organizzativo necessario al fine. L’azione rivoluzionaria, basata su principi e strategie, unendo propaganda e agitazione, deve applicarsi quotidianamente combattendo l’apparenza fallace delle cose, l’apparenza che domina nel quotidiano.

 

Senza lavoro/lotta teorica e senza lavoro pratico che propagandi innanzitutto i risultati di questa teoria tra gli operai, lo sviluppo della propaganda e agitazione con lo strumento principale del giornale politico, nelle forme possibili ad ogni epoca e ad ogni stadio, non è possibile l’organizzazione delle avanguardie di classe su questa base - Questa è la funzione oggi della nostra lotta teorica e dello strumento di propaganda e agitazione “Controinformazione rossoperaia ORE 12”. 

 

Il “Che fare?” chiarisce su tutti i punti questo lavoro e questa organizzazione conseguente.

 

Lenin nel capitolo del “Che fare?” sulla libertà di critica a un certo punto sottolinea come essa si riduce “all’assenza di ogni critica, non soltanto, ma all’assenza di ogni giudizio indipendente”.

Contro la “libertà di critica”, cioè libertà da ogni teoria, programma piano, è decisivo, soprattutto in questa fase, per il consolidarsi della tendenza mlm proletaria rivoluzionaria, la critica spietata contro il consolidarsi di una o l’altra tendenza non mlm, non proletaria, non rivoluzionaria.

 

Lenin fa riferimento all’affermazione di Engels che la lotta da fare è a tre livelli: lotta teorica, lotta politica, lotta economica. 

Nella sostanza, i sostenitori della “libertà di critica” non vogliono fare nessuna delle tre lotte; di cui la prima è lotta anche contro le sfumature, ancor più quando la nostra tendenza, organizzazione, piano, azione è comunque in una fase iniziale, in una fase di ricostituzione, in una fase di definizione del nucleo solido, del gruppo compatto, indispensabile per affermarsi. 

 

L’azione dei comunisti in ogni stadio della lotta di classe e della costituzione/costruzione del Partito è la comprensione che la coscienza socialista va portata dall’esterno del “normale” conflitto operai/padroni”, movimenti/governo, ecc.; è questo il senso di combattere la spontaneità, o meglio dell’allontanarsi dalla tendenza spontanea. Lenin è partitario di una lotta accanita contro la spontaneità e di una lotta instancabile contro le altre posizioni e ideologie, per allontanare il movimento operaio dalla tendenza spontanea del tradunionismo a rifugiarsi sotto l’ala della borghesia, dello Stato, dei governi, dei padroni.

Il compito dei comunisti consiste nell’attirare il movimento operaio (movimenti proletari di lotta, ecc.) sotto l’ala dei comunisti rivoluzionari. Fare diversamente significa rinunciare alla lotta per il socialismo (Partito, rivoluzione). 

Quindi oggi dobbiamo essere uniti, decisi e determinati nella lotta contro la “libertà di critica”, contro la sottomissione alla spontaneità, nella lotta teorica come critica alle altre posizioni, nel primato della propaganda e agitazione, nell’organizzarci in funzione di questi compiti.

 

L’economismo (e il movimentismo) nelle varianti “il movimento è tutto”, anche travestito dalla posizione “le lotte sono tutto”, si fonda sempre sulla conseguenza “il fine è nulla”; ma è il fine che determina il compito e l’azione dei comunisti. In particolare questo porta ad oscurare la tendenza all’acutizzazione della lotta di classe, a negare volente o nolente che è il socialismo l’unica soluzione. L’inasprimento degli attacchi di padroni, governi, l’acutizzazione della lotta di classe sono la ragione per cui i comunisti devono accentuare propaganda e denuncia politica, agitazione e organizzazione, di sé stessi, dell’avanguardia e del movimento, per portare il movimento stesso a questo stadio della lotta di classe corrispondente all’inasprimento e alla comprensione che il socialismo è l’unica soluzione. 

Dire “socialismo” significa dire lotta per il potere operaio e che la sua forma organica è la dittatura del proletariato. E questo va contrapposto al socialismo “democratico e liberale” nelle sue varianti presenti nella classe e nel movimento, al "capitalismo statale" e oggi al "capitalismo green".

 

In un'altra citazione Lenin sottolinea che la prevalenza delle idee della borghesia nel movimento operaio e nei movimenti politici di opposizione è un fatto naturale. Il movimento operaio spontaneo è tradunionista e il tradunionismo è l’asservimento ideologico alla borghesia, dato che essa è l’ideologia dominante e viene diffusa e ha a disposizione enormi mezzi di diffusione. 

Per questo, senza una lotta continua su questo fronte non c’è possibilità di costruire il partito. E Lenin sottolinea: “tanto più siamo all’inizio, tanto più energica deve essere la nostra lotta contro il consolidamento delle posizioni errate e tanto più la nostra determinazione a combattere nelle fila degli operai e dei movimenti i “cattivi consiglieri”.

Lenin mette in luce che la lotta è innanzitutto nel partito a intellettuali scadenti e a operai codisti.

 

Nella direzione della lotta economica l’importante è fare gli scioperi, analizzare e intervenire negli scioperi secondo la visione, l’indirizzo, la prassi che discende dalla propaganda e agitazione politica e dalla battaglia per il socialismo. Lavorando per la ripulitura ed epurazione in un doppio movimento: interno ed esterno.

Senza mettere al centro lotta teorica, propaganda, agitazione, come possiamo, anche se organizziamo e partecipiamo a scioperi, conquistare le avanguardie? E su che base analizziamo e interveniamo negli scioperi secondo la visione, l’indirizzo, la prassi che discende dalla propaganda e agitazione politica e dalla battaglia per il socialismo?


Dal Seminario di proletari comunisti - Agosto 2023

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