Cantiere Tav: mille gli indagati dopo quattro anni di proteste
Il bilancio della Procura sulle
inchieste in Val Susa: le accuse vanno dalle ingiurie al terrorismo, spese per
milioni di euro. Coinvolti personaggi come Vattimo e De Luca
di SARAH MARTINENGHI QUATTRO anni di proteste, mille indagati. Il conto dei fascicoli, e ancor più quello delle persone finite sotto inchiesta, è sempre più alto ed impressionante. La lotta all'Alta velocità, in questi ultimi anni, ha portato a sfiorare un numero a tre zeri nel lungo elenco di indagati: un superlavoro per magistratura, Digos, forze dell'ordine, avvocati, personale di cancelleria, con un costo di milioni di euro per il sistema giustizia.
Ed è un trend in crescita quello che i dati del Rege (il registro informatico della procura) sembrano rivelare: solo nell'anno passato sono stati aperti 70 fascicoli con un totale di 280 indagati. Si va dai piccoli episodi di violazione della zona rossa, reati che si possono estinguere con una multa, agli scontri veri e propri, alle incursioni nelle imprese e negli uffici del cantiere di Ltf. Ci sono poi le resistenze, le ingiurie, le calunnie, lo stalking contro gli operai, le aggressioni (come quella al camionista del cantiere della Maddalena), le minacce (spesso rivolte a giornalisti e politici), fino ai reati di terrorismo contestati lo scorso dicembre per i quali gli accusati rischiano anche 30 anni di carcere.
I sostituti procuratori Andrea Padalino, Antonio Rinaudo, Nicoletta Quaglino e Manuela Pedrotta ormai lavorano a ritmo incessante sulla questione Tav, con un calendario serrato tra udienze, nuovi fascicoli, chiusure inchieste e rinvii a giudizio. Stessa cosa, ovviamente, per gli avvocati del legal team dei No Tav che, oltre a difendere gli attivisti, hanno esteso la copertura legale anche a intellettuali, come lo scrittore Erri De Luca e il filosofo Gianni Vattimo, che hanno appoggiato le ragioni del movimento (il primo è accusato di istigazione a delinquere per alcune sue dichiarazioni, il secondo è indagato per falso ideologico per aver portato Luca Abbà e Nicoletta Dosio a far visita in carcere a un arrestato dichiarando che i due erano suoi collaboratori).
Piccoli e grandi episodi: ad esempio un fascicolo, relativo alla manifestazione del 10 agosto, conta già 60 indagati per violazione dell'ordinanza prefettizia che vietava di avvicinarsi alle reti. Ma il 2013 è stato senz'altro un anno particolare, sia perché è cambiata la strategia di indagine dei pm, sia per il salto di qualità fatto dalla protesta dei No Tav diventata, secondo i pm, improvvisamente "eversiva": risalgono infatti all'anno scorso i primi dieci indagati per terrorismo per l'assalto al cantiere del 10 luglio, così come per quello del 14 maggio che ha portato in carcere, a dicembre, Niccolò Blasi, Claudio Alberto, Chiara Zenobi e Mattia Zanotti.
I 70 fascicoli aperti nel 2013 si aggiungono così ai 123 aperti tra il 2010 e il 2012, e i 280 indagati dell'anno passato ai 707 già contati in precedenza, arrivando a sfiorare i mille accusati. Molti nomi ricorrono per diversi episodi, e più passa il tempo, più i procedimenti passano da ignoti a noti, anche grazie al lavoro costante di identificazione delle forze dell'ordine. I reati contestati sono stati soprattutto danneggiamento, violenza e resistenza a pubblico ufficiale. Ma che ci sia una escalation di fascicoli è certo: dai 9 nel 2010, con 108 iscritti sul registro degli indagati, si è passati ai 64 nel 2011 con 327 indagati, ai 50 nel 2012 che hanno riguardato 272 persone, ai 70 del 2013 con 280 attivisti finiti sotto inchiesta. Non resta che attendere
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