domenica 12 agosto 2012

pc 12 agosto - Rivoluzionaria professionale... appunti di studio

Riportiamo sotto lo scritto di una giovane compagna aderente al Circolo di Proletari Comunisti e al Movimento femminista proletario rivoluzionario di Palermo di sintesi e commento al libro " Rivoluzionaria Professionale" sulla vita della compagna Teresa Noce, oggetto di lettura e studio nell'ambito del percorso formativo di questo anno.

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Rivoluzionaria Professionale è la biografia della valorosa compagne e partigiana Teresa Noce, nata nel 1900 in una Torino a quel tempo proletaria. Il 1900 è il periodo del decollo della grande industria e della nascita delle prime industrie metallurgiche e meccaniche.

Teresa è la figlia più piccola di una famiglia povera, famiglia costretta a cambiare abitazione ed a trasferire i figli in tante scuole ripetutamente ogni anno a causa dei debiti sull'affitto che la madre non poteva saldare. Nonostante ciò Teresa, bambina attenta e curiosa, divenne addirittura la più brava alunna della classe.

A sei anni rinuncia agli studi per portare a casa qualche spicciolo in più; il suo primo lavoro è presso un fornaio, poi diventa stiratrice: parteciperà in questo periodo al primo sciopero delle sartine (il cosiddetto sciopero del "fiocco rosso", tipico delle apprendiste stiratrici come Teresa).

Aumentano nello stesso momento gli scioperi dentro le fabbriche, guidati dalla Fiom divenuta più importante su scala nazionale.

E' il periodo di quel socialismo che va verso il riformismo, cui la parola d'ordine a proposito della I guerra mondiale era "né aderire né sabotare la guerra"; la risposta dei socialisti rivoluzionari è di critica verso i primi: "nessuna delle nazioni in guerra lotta per i diritti dei popoli"

Appena quindicenne, Teresa è spettatrice del violento sciopero generale del 19 maggio 1915, nel quale i manifestanti rispondono alla repressione creando barricate. Queste rivolte si moltiplicheranno come risposta alla crisi che si manifesterà con scarsità di viveri, orari di lavoro pesanti e la prosecuzione di una guerra interminabile che creerà malcontento generale.

Già precedentemente nella cosiddetta settimana rossa (tra il 7 e il 14 giugno 1914) i fucili delle forze dell'ordine avevano ucciso diversi manifestanti.

A diciassette anni, Teresa lavorerà come tornitrice alla Fiat Brevetti. Qui i lavoratori più stanchi sono le donne ed i giovani, massacrati dal ritmo di un lavoro dove il macchinario più vicino al corpo del lavoratore è un forno alla temperatura di 300 gradi. Questa condizione matura nei lavoratori la richiesta delle prime rivendicazioni all'interno della fabbrica che porteranno all'ottenimento di 15 minuti dedicati al pranzo.

La morte del fratello, socialista rivoluzionario, accenderà il desiderio di lotta in Teresa e farà trasformare le sue lacrime in ribellione: la seconda importante rivendicazione sindacale alla Fiat Brevetti è contro i licenziamenti delle operaie causati dalla fine della guerra mondiale e il conseguente ritorno degli uomini nelle fabbriche.

I primi contatti con la politica li ha a 18 anni, quando entrerà a far parte della Gioventù Socialista. Nel 1921 sarà tra i fondatori del Partito Comunista e si occuperà della pubblicazione del giornale femminile "La Compagna".

I comunisti, e quindi anche Teresa Noce, cominciano nel 1918 a contrabbattere l'offensiva delle squadre fasciste che in quel periodo andavano rafforzandosi a tal punto da commettere assassinii (come l'uccisione senza alcuna pietà del segretario dei metallurgici Pietro Ferrero). La risposta dei compagni è la creazione di una rete di combattenti e di compagne dedite alla sorveglianza ed al soccorso dei compagni feriti negli scontri con i fascisti.

Torino, sotto la morsa delle squadre fasciste, è terrorizzata, tuttavia si può respirare una forte volontà di lotta. Si tengono quindi le prime riunioni clandestine e Teresa entrerà in clandestinità.

Un compito che Teresa avrà per lungo tempo e che porterà avanti con dedizione sarà quello della battaglia sulla condizione femminile durante il fascismo. Teresa ha coscienza che per la liberazione femminile la donna deve essere antifascista e politicamente attiva. Terrà delle lunghe conversazioni con tantissime donne convincendo loro di non votare i fascisti alle elezioni. Molte donne a loro volta avrebbero convinto le intere famiglie a non votare!

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“La necessità della nostra presenza organizzata in Italia si faceva più viva. Senza LA LOTTA ATTIVA DELLE MASSE LAVORATRICI il fascismo non sarebbe mai caduto. Inutile sperare nella monarchia o nel vecchio liberalismo come faceva la concentrazione antifascista. Solo l'attività del partito comunista poteva organizzare e dirigere questa lotta”

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Teresa all'interno delle riunioni del Partito darà rilevanza alla presenza delle donne nella conduzione della lotta, perché esse lottano per sè stesse, per le loro famiglie e per l'avvenire dei loro figli. Si condurrà quindi una campagna di reclutamento femminile nel Partito.

Negli anni '30 viene intensificato il lavoro operativo in Italia e l'8 marzo '31 si terranno delle iniziative nelle fabbriche tessili di Biella contro il rischio licenziamenti e la repressione verso le operaie.

Più tardi si occuperà maggiormente al lavoro sindacale e di lotta politica, conseguente al suo ingresso al Comintern in Russia, ma essendo in clandestinità espatria in Francia e lì collabora all'uscita di "Noi Donne", un giornale per le emigrate italiane in Francia: i due compiti affidatele erano di vitale importanza per mantenere i legami con l'Italia.

Durante la guerra di Spagna (iniziata nel 1936), Teresa entrerà clandestinamente nel paese e si occuperà di un giornale.

1940. Con lo scoppio della grande guerra, un susseguirsi di arresti dei compagni più importanti è la risposta al movimento partigiano. Anche Teresa viene arrestata e deportata nel campo di Rieucros, un campo riservato alle donne. Qui la compagna avrà la capacità di mettersi, insieme alle altre compagne comuniste deportate, alla guida del campo: il gruppo sarà capace di attivare nascosti gruppi di studio, di insegnare canti rivoluzionari...

Scamperà alla morte grazie all'aiuto di compagni esterni al campo e vivrà per qualche tempo a Parigi nell'illegalità. Avrà il compito di dirigere i Francs Tireurs Partisans tra il 1941 ed il 43.

Verrà incarcerata a Parigi nel 1943, ma anche qui sarà capace di avvicinare a sé le altre donne, anche coloro le quali non avevano mai partecipato a una lotta.

Dal carcere de la Petite Roquette, Teresa viene deportata nel campo di Ravensbruck. Appena giunte a destinazione, le deportate vengono condotte nelle docce, depilate e rasate. Il letto equivale ad un tavolo di legno. La routine giornaliera è: sveglia alle 5 del mattino, corsa verso dei bagni luridi, un appello al freddo e lavoro fino a tardi.

Successivamente verrà spostata ad Holleischen. Nonostante la dura vita all'interno del campo, nonostante la mancanza di cibi nutrienti, di igiene, di riposo, Teresa è una compagna forte e a mente fredda sa che per uscire e liberare i deportati non si può solo aspettare l'aiuto dall'esterno sperando nella caduta del regime fascista e nazista bensì la lotta deve continuare finché si ha la capacità di farlo... così, Teresa sarà l'artefice del primo "sabotaggio" della produzione di proiettili all'interno del campo.

Come punizione, sebbene non ebbe mai la certezza che i tedeschi avessero compreso chi fosse stato l'ideatore dell'azione, Teresa ed altre donne vengono trasferite in un gelido bosco a segare alberi. A poco a poco si ha un aumento di trasferimenti nel bosco: si erano diffusi i sabotaggi nella produzione!


Teresa ci dà la prova, ancora un'altra volta, che la lotta deve essere condotta sempre, qualsiasi siano i mezzi a disposizione, a qualsiasi prezzo.

E' con questa mentalità e ideologia che Teresa, con grande dedizione, diffonde la notizia che l'otto marzo all'interno del campo avrebbe tenuto una conferenza (con grande segretezza e facendo attenzione alle kapò) sulla storia del movimento operaio internazionale...

Giunge l'ora della liberazione dal campo, la prima assemblea dopo il grande evento ed il ritorno in Italia.

Dalla liberazione in poi, purtroppo, Teresa Noce assumerà delle posizioni che, sebbene in buona fede, convergevano con la linea via via revisionista del PCI verso quello che doveva essere invece il lavoro costruttivo per il popolo in funzione del processo rivoluzionario; posizioni che non si rifanno alle esperienze vissute sulla sua stessa pelle e alle lotte concrete dei partigiani e del partito comunista fino alla guerra. Di questo se ne rende conto anche lei, quando le viene affidata la direzione del partito nel 1945: "per me Roma significava burocrazia e non lavoro vivo tra le masse lavoratrici" !

Avvierà anche la sua campagna elettorale e successivamente diventerà presidente Fiot, il sindacato delle operaie tessili.

Le sue lotte, come detto poco sopra, erano nonostante tutto pregne di entusiasmo, tanto che ancora una volta tenterà (questa volta tramite il parlamento e non la lotta diretta con le masse come faceva una volta) un progetto di legge sulla maternità: due anni di trafile burocratiche, di sabotaggi dei parlamentari (anche dei suoi stessi "compagni" di partito!) faranno concludere il tentativo senza nessun importante successo.

Teresa è anche a conoscenza del fatto che tutti i partiti, anche il partito di cui faceva parte, e i sindacati si erano allontanati dalla politica viva nelle fabbriche: quei compagni che, come lei, avevano lottato a fianco degli operai e delle operaie, adesso erano seduti in parlamento.

Nel 1955 Teresa darà le dimissioni dalla Fiot per malattia.

Qualche anno dopo entrerà a far parte del CNEL ma: "[...] per la verità non si concludeva poi molto [...]". Teresa giustifica l'inutilità del Consiglio con la divisione sindacale esistente e con l'enorme potere dei padroni all'interno dell'organizzazione.

" […]Solo è soltanto chi vuol esserlo, chi non comunica con gli altri, chi vive esclusivamente per sé. Ma chi è e rimane comunista, chi si interessa di tutto e di tutti, chi si sente partecipe degli avvenimenti e delle lotte non si sente solo e non lo è. Non è in pensione perché nel mondo c'è sempre tanto da fare […] – T.N.

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Per noi la lettura di "Rivoluzionaria Professionale" è innanzitutto utile per ricordare in modo vivo la storia della Resistenza, per non scordare cosa è stato il fascismo allora, di come lo Stato borghese è e sarà sempre uno strumento di oppressione e di inconciliabilità delle classi finché non viene sostituito da un altro tipo di stato, la necessità della linea rivoluzionaria del partito della classe che se soffocata e sostituita dal revisionismo mantiene lo stato di cose presenti cioè la democrazia della classe dominante borghese a danno delle masse proletarie e popolari.

Nelle ultime pagine del testo si tocca con mano l'assoluta mancanza di successo nel lavoro da lei svolto una volta costituito il CLN: erroneamente e ingenuamente ha creduto che le cose potessero essere cambiate a colpi di progetti di legge all'interno del sistema parlamentare (poi sempre sabotati o parzialmente portati a termine) insoddisfacenti per cambiare poi realmente qualcosa.

Teresa è stata la prova eclatante che la lotta si fa con i fatti, con le manifestazioni, stando fianco a fianco con i proletari, bisogna far propria l'idea che solo l'organizzazione del popolo per mezzo di un partito comunista rivoluzionario che abbia realmente a cuore gli interessi della classe oppressa può agire per cambiare e sradicare il sistema cui è assoggettato, questo non può essere mai opera delle classi dirigenti che vanno a braccetto e creano accordi con i padroni .

E ancora le analogie col presente relativamente all'azione del sindacalismo confederale (in particolare nell'ultima parte del libro)… tutto questo ci aiuta a ragionare e ad armarci meglio per affrontare la fase politica attuale che definiamo di moderno fascismo in divenire e trarre tutti gli insegnamenti utili per lottare oggi come compagne e compagni rivoluzionari di tipo nuovo.

Questa biografia, con le sue storie di lotta, di successi ma anche di sconfitte dal punto di vista della classe, può dare molto coraggio ai compagni ma soprattutto alle compagne, in particolare infatti questo libro offre ampi spaccati vivi e a volte anche emozionanti e utili lezioni a noi compagne che siamo chiamate ad una doppia lotta e ad un "doppio lavoro" per spezzare le doppie catene relativamente a ciò che Teresa Noce ha messo in campo per e con le donne combattendo contro la condizione di doppia oppressione subita, in particolare dalle proletarie, non solo all'esterno nella società ma anche contro concezioni maschiliste allo stesso interno del PCI. Teresa Noce nella sua viva lotta di "rivoluzionaria di professione", di compagna e donna ha dimostrato che le donne proletarie "brutte, sporche e cattive" sono quelle che possono mettere in pratica la lotta rivoluzionaria, che si possono trasformare mettendosi al servizio delle masse, come il ruolo delle donne è importante e determinante nella lotta rivoluzionaria contro il sistema borghese che le vuole invece tenere incatenate ad un unico ruolo subordinato.

Nel circolo di proletari comunisti di Palermo questo libro è stato commentato qualche giorno precedente al 25 aprile: il filo conduttore tra la data ed il libro era appunto la Resistenza.

Cosa deve significare resistenza oggi? Si è detto, sicuramente non si deve intendere come una storia passata, bensì qualcosa che a tutt'oggi è viva, anche in Italia: i NO TAV in alcune forme ne sono un esempio moderno, è stato detto. In Val di Susa alta è la repressione borghese contro una popolazione che difende il suo dissenso alla costruzione di un'opera inutile, dispendiosa e rischiosa per la salute! I Valsusini sono in lotta contro un' occupazione militare vera e propria da parte di governo e padroni e oppongono una forte resistenza popolare.

Allargando la visuale resistenza è anche quella dei minatori in Spagna in forte lotta contro le misure del governo.

Quel 25 aprile lo dedicammo alle lotte di resistenza dei No Tav ed anche a tutte le lotte che portiamo avanti anche noi quotidianamente con lavoratori, giovani e donne; oggi lo dedichiamo alla lotta all'Ilva di Taranto contro la chiusura dello stabilimento, per il lavoro e per la salute; che questa lotta possa essere d'esempio, possa realizzare l'unità di classe e unità popolare e in stretto legame con la massa degli operai e la costruzione dell'alternativa di classe.

Sabina




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