sabato 18 agosto 2012

ilva taranto - la giornata del 17 agosto dal lato delle masse e dal lato della borghesia - nella cronaca commento dello slai cobas per il sindacato di classe taranto

E' stata innanzitutto una grande assemblea popolare la risposta del 'Comitato lavoratori cittadini liberi e pensanti' alla visita dei ministri Passera e Clini a Taranto, e alla "zona rossa" con cui lo Stato ha blindato
questa visita.Dal palco, con un improvvisato Apecar artigianale - a quello vero era vietato l'accesso - si sono susseguiti interventi di operai, lavoratori, cittadini, donne, che hanno denunciato la gravità degli effetti
dell'inquinamento provocato dai padroni dell'Ilva alla salute e alla vita della gente, con il racconto di morti per tumori, di adulti e bambini, che hanno colpito famiglie del popolo e oggi alimenta la rivendicazione piena
del diritto a non morire più, a non ammalarsi in forme così eclatanti in alcuni quartieri, a potersi curare; questa è l'anima effettiva del Comitato che ne amplia la partecipazione dopo ogni iniziativa e che si trasforma
anche in un fenomeno di cittadini che prendono la parola per la prima volta in contesti così grandi. Ci sono  stati poi interventi che hanno denunciato come l'inquinamento abbia prodotto danni ad altri settori della vita
economica e sociale della città, vedi i miticultori.
E' da qui che nasce il grido di ribellione e la volontà di lotta di numerosi cittadini che stanno partecipando alle iniziative. L'assemblea popolare ha dimostrato che questo grido deve essere raccolto e non si può soffocare con denunce e divieti, che vi è un risveglio della popolazione di Taranto e che tanti cittadini si stanno prendendo il diritto di parola e devono essere ascoltati.
Alcuni operai hanno denunciato il clima in fabbrica, dove l'azienda e i sindacati aziendalisti stanno promuovendo degli scioperi a difesa sostanzialmente di Riva e dell'azienda così com'è adesso. Alcuni operai
hanno preso coscienza anche attraverso questo movimento della gravità del problema dell'inquinamento fuori dalla fabbrica e sono divenuti assai sensibili e vogliono che questa situazione venga affrontata realmente.
Altri interventi hanno solidarizzato e invitato a solidarizzare - invito raccolto - con la Magistratura e il giud. Todisco che con la sua inchiesta ha messo realmente a nudo il problema cominciando a colpire i responsabili,
padron Riva, Emilio e Nicola, come il dirigente Capogrosso, sono ancora ai domiciliari, e l'ordinanza impone perentoriamente interventi per mettere fine alle violazioni.L'assemblea si è svolta costantemente in un clima di partecipazione, di applausi, di slogan - molti mutuati dallo stadio vista la presenza di una forte componente ultras. L'assemblea ha denunciato le istituzioni, dal sindaco Stefano, a Florido, a Vendola, come silenti e complici delle violazioni in materia di sicurezza e ambiente dell'Ilva, peraltro ora al centro anche di un'inchiesta di corruzione che tocca politici, funzionari, sindacalisti, ecc.
Dopo l'assemblea popolare la spinta dei partecipanti è stata verso un corteo che violasse la "zona rossa" e portasse fin sotto la prefettura la protesta, à dove i ministri erano intanto giunti. E un corteo è partito e ha fatto, ingrossandosi, il breve pezzo che va da p.zza Immacolata a p.zza Della Vittoria. Qui ha trovato la barriera del massiccio spiegamento della polizia e la scelta del Comitato, che ha messo su allo scopo anche un 'servizio d'ordine', è stata di fermare lì la protesta, scelta accettata a fatica da una parte dei manifestanti.

Ma a Taranto oggi vi è stata anche un'altra manifestazione, centinaia di operai hanno partecipato allo sciopero e al blocco promosso da Fim e Uilm, ma in realtà voluto dall'azienda che ha visto i portavoci aziendali nelle fila operaie farla da padroni. Uno sciopero negativo che lo Slai cobas, con un volantinaggio di questa mattina, ha invitato a boicottare.

Nella piazza in cui si è radunato il Comitato è stato presente lo Slai cobas per il sindacato di classe, con rappresentanti di operai Ilva, precari, disoccupati, prima di tutto per effetto di un divieto che ha negato allo
Slai cobas la possibilità di tenere un presidio sotto la prefettura per esprimere direttamente la protesta contro la visita dei Ministri - la questura ha costretto tutti a manifestare solo in p.zza Immacolata.
Lo Slai cobas per il sindacato di classe aveva striscioni ben chiari: "Contro padron Riva e lo Stato dei padroni, difendiamo con la lotta la salute e il lavoro", "Per il lavoro e il salario garantito, uniti nella
lotta operai e disoccupati" - che rappresentano la battaglia quotidiana fatta in Ilva e in città.
Lo Slai cobas per il sindacato di classe non si trincea nell'anonimato e difende realmente lavoro e salute battendosi soprattutto in fabbrica contro Riva, non per la chiusura dell'Ilva ma per imporre con la lotta il suo
effettivo, e controllato dagli stessi operai, risanamento e ponendo nell'unità tra operai e masse popolari la via per ottenere il massimo dei fondi, interventi immediati per la bonifica dei quartieri più colpiti e il
rafforzamento delle strutture per la tutela della salute.
Lo Slai cobas si batte perchè tutto il movimento assuma questa linea e per questo ha rivolto la sua iniziativa e le sue parole d'ordini anche alla massa di partecipanti all'iniziativa del Comitato. Questo non sta bene a chi invece vuole la chiusura dell'Ilva e vede in questo la soluzione e contrappone la lotta per la salute alla lotta per il lavoro in Ilva. Una posizione dannosa agli operai e alle masse popolari e controproducente
rispetto agli obiettivi che ci si pone.

Ma naturalmente la questione principale resta la mobilitazione autonoma da padroni, governo e sindacati confederali degli operai dell'Ilva e dell'indotto, arma indispensabile per vincere in fabbrica e in città.
La mobilitazione deve continuare e da parte nostra noi lavoriamo per uno sciopero e un'assemblea autonoma degli operai Ilva, così come va raccolto, oltre l'attività del Comitato, l'appello a formare comitati popolari nei
quartiere ed altri strumenti di organizzazione necessari ad una battaglia così grande e nello stesso tempo difficile e complessa.

SLAI COBAS per il sindacato di classe
17.8.12




La giornata di ieri è definita “storica” da alcune delle forze istituzionali e dalla stampa per la venuta dei Ministri e per i Vertici che si sono fatti, le decisioni prese e quelle annunciate dal governo, l'assunzione di responsabilità delle Istituzioni e per gli impegni e dichiarazioni del facente funzione di padron Riva, Marco Ferrante.
Di “storico” c'è solo che questa concentrazione sia avvenuta dopo anni di disinteresse o di interesse saltuario per la situazione ambientale, per la città di Taranto in generale. Non c'è però niente di “storico” nelle decisioni e negli impegni presi.
Essi sono di natura molto insufficiente e inadeguata, sia rispetto alle stesse intenzioni annunciate da chi le ha prese, sia soprattutto rispetto alle esigenze imposte dalle manifestazioni di lavoratori e cittadini e posta, ancora senza adeguata manifestazione, dalla parte cosciente e avanzata degli operai Ilva di cui lo Slai cobas per il sindacato di classe è parte e interprete.
L'impegno principale è quello, finora puramente formale, di integrare le prescrizioni della magistratura, tranne una, quella del fermo degli impianti, nella nuova Aia da concedere a fine settembre. Si tratta attualmente di un impegno tutto sulla carta perchè mancano totalmente piani e cronoprogramma Ilva che possano tradurre gli impegni in fatti; sostanzialmente Ferrante ha dichiarato che la proprietà è disponibile a fare questo sforzo ulteriore a condizione che la continuità della produzione venga altrettanto assicurata e non messa più in discussione; quando invece è ben chiaro che la questione è rovesciata, è la messa a norma dello stabilimento la principale garanzia della sua continuità produttiva.
Detto questo, i soldi in tutti i campi sono pochi. Sono cifre quasi da ordinaria amministrazione di uno stabilimento come l'Ilva, non ci voleva tutto questo “casino” per impegnare solo questi fondi. Questo dimostra che si affronta una situazione straordinaria con mezzi ordinari, quando solo l'assunzione di mezzi straordinari può affermare una ordinarietà accettabile.
Circa poi la magistratura, gli equivoci sono rimasti tutti. Il governo ha fatto un passo indietro rispetto alla minaccia di ricorso alla Consulta, ma non ha mancato di esercitare il massimo di pressione sulla vicenda e di svolgere un dialogo a distanza i cui esiti verso l'inchiesta sono tutti da vedere. Ci riferiamo qui ad una telefonata fatta dal Ministro Clini al Procuratore della Repubblica Sebastio, di cui Clini non divulga i particolari ma parla di “convergenze di intenti”, e ad una intervista al Procuratore di Lecce, massima autorità nella gestione dell'inchiesta, che giudica molto positivo l'esito del Vertice. Tutto questo sembra una pressione, mentre si è in attesa della, obiettivamente tardiva e non sappiamo quando incidente a questo punto, motivazione della sentenza del riesame.
Noi da parte nostra diciamo a chi esprime una fiducia incondizionata ai giudici, nel caso concreto al giudice Todisco, sappia che la Magistratura è una parte dello Stato, uno Stato che complessivamente è al servizio degli interessi delle classi dominanti e, nel caso concreto, dei padroni, e questo indipendentemente che ci siano dei giudici che si muovano dentro una logica diversa, e non si può avere fiducia in questo Stato e nei suoi governi.
Per questo diciamo che ora più che mai, anche alla luce del Vertice, contro padron Riva e lo Stato dei padroni difendiamo salute e lavoro con la lotta.

Dove i nodi appaiono effettivamente inadeguati è nel merito, nella valutazione degli atti di intesa alla Regione e degli impegni della proprietà espressi da Ferrante, a partire da quella che è diventata una specie di simbolo di questa situazione, vale a dire la questione dei parchi minerali. Gli impegni contenuti nell'intesa tra Regione e Riva su questo prevedono solo interventi tampone, o già vecchi e non adeguati, o la costruzione di una barriera alta che al massimo ridurrebbe ma non bloccherebbe lo spandersi delle polveri; non arrivano invece a prevedere, e quindi di fatto escludono, la copertura totale dei parchi minerali o il trasferimento di essi, quando è divenuto chiaro agli operai, ai cittadini che si stanno mobilitando che al di sotto di questi provvedimenti, il problema non è realmente affrontato. Ma su questo, è evidente, non ne vogliono sapere. Questo finisce per dare un segno negativo anche alle altre cose che si vogliono fare, su cui torniamo in altre occasioni.

Per questo la lotta deve continuare. Ma nella continuità di questa lotta che ha la salute al centro, è il lavoro la chiave per vincere. Il lavoro significa difendere attivamente il posto di lavoro all'Ilva sapendo che esso è legato strettamente ai risultati della messa a norma degli impianti e che quindi si deve tradurre nell'azione di lotta in fabbrica per imporre e controllare la messa a norma.
I dirigenti sindacali di Fim e Uilm si muovono solo a comando di Riva, fanno sciopero quando il padrone lo ordina o glielo permette, e ora dicono esattamente le stesse cose che dice Ferrante per dire che non si deve più lottare. La Fiom ultimamente si è distinta da questa posizione ma c'è troppa coda di paglia, troppa voglia di rientrare nel gioco truccato che attualmente è l'attività sindacale all'Ilva. Ciò che è necessario si deve imporre in fabbrica come linea di condotta per tutti gli operai qualunque sia il sindacato a cui siano iscritti.
Lottiamo subito per la vera messa a norma dello stabilimento, su questo noi dei cobas vogliamo costruire insieme agli operai la piattaforma necessaria subito e senza una nuova organizzazione sindacale senza lotta non si fa e soprattutto non si vince.
Ma la questione lavoro va messa al centro anche dal movimento di lotta che si è raccolto intorno al Comitato lavoratori cittadini liberi e pensanti', perchè esso è la chiave per l'unità operai e movimento antinquinamento; ma è anche molto di più, la chiave per la chiamata a raccolta dei disoccupati, della gente dei quartieri perchè i soldi che arrivano per la bonifica servano per darlo il lavoro non per toglierlo, affinchè Taranto sia la città del lavoro e della salute.
Su questo lo Slai cobas per il sindacato di classe all'Ilva, i Disoccupati Organizzati in lotta per il lavoro sono strumento indispensabile.
Non è che l'inizio, la lotta continua

 18 -8-2012
slaicobas per il sindacato di classe ilva taranto
347-5301704 cobasta@libero.it.


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