LA PENSIAMO “LIBERAMENTE” DIVERSAMENTE.
Il portavoce riconosciuto del 'Comitato lavoratori cittadini
liberi e pensanti' ha fatto un'intervista a Il Manifesto di oggi, in cui vi
sono cose che condividiamo e cose che non condividiamo.
Giustamente denuncia come “l'azienda faceva finta che non
fosse successo nulla. Continuava a produrre interpretando erroneamente il
provvedimento. Aveva fatto la stessa cosa anche quando fu emessa la prima
ordinanza...”.
Pdron Riva e la siderurgia di Stato prima sono responsabili
di aver fatto di Taranto e della fabbrica Ilva, quello che giustamente viene
chiamato “fabbrica della morte e della devastazione ambientale”, e quindi è
inaccettabile che padron Riva e il portavoce, Ferrante, possano pensare di
cavarsela con misure parziali, senza pagare in tutti i campi, giudiziari,
economici, produttivi e sociali, il costo di quello che è successo e succede a
Taranto, e che giustamente il Comitato denuncia e chiama alla mobilitazione la
popolazione – denuncia e lotta, in fabbrica e nella città, in Tribunale e a
.livello nazionale, che lo Slai cobas per il sindacato di classe, soprattutto
attraverso la costruzione e la mobilitazione della Rete Nazionale per la
sicurezza, ha sempre portato avanti.
Ma alla domanda “se l'Ilva mettesse a norma gli impianti,
sarebbe una soluzione o no?”, risponde “Riva non lo farà mai, è molto più
probabile che scelga di chiudere”. Che padron Riva, chiaramente, non voglia
sacrificare i suoi profitti sull'altare della salute e sicurezza non è certo
una novità, ma che questo debba essere contrastato apertamente in fabbrica
dagli operai, che gli operai debbano alzare il tiro all'interno della fabbrica
per rivendicare tutto quello che è necessario, è altrettanto vero. Non farlo
significa lasciar mani libere all'azienda nell'utilizzo del ricatto del lavoro
come unica soluzione per il mantenimento dello stabilimento.
Fare questo oggi richiede la costruzione di un sindacato di
classe e di massa che dia organizzazione e continuità a questa battaglia e
trasformi la contestazione ai sindacati confederali al servizio dell'azienda in
alternativa praticabile per gli operai in fabbrica.
Il portavoce dice che “politici e sindacalisti farebbero
meglio a concentrasi sul futuro e su come dare una nuova economia a questo
territorio, invece che contrastare la magistratura”.
Politici e sindacalisti, questo sì, non lo faranno mai,
perchè sono quelli che hanno contribuito a produrre col loro fiancheggiamento
dell'azienda, questa situazione.
Il futuro di questa città e la sua nuova economia è nelle
mani degli operai se restano operai di una grande fabbrica, quindi una grande
forza materiale e di classe contro padroni, Stato e capitale. Questo non lo può
certo fare la magistratura e né è frutto delle decisioni della magistratura.
L'esperienza delle lotte ha sempre indicato che quando
operai e masse popolari si uniscono in fabbrica e sul territorio, riescono ad
influenzare con la loro lotta, fino a forme di contropotere, nei settori
dell'ambiente, della medicina, scienza e tecnologia applicata al servizio della
salute, ecc.
Il portavoce dichiara “considerando che gli stipendi dei
dipendenti gravano sugli utili dell'azienda non più del 10%, si potrebbe
spegnere gradualmente il siderurgico in tre/quattro anni, nel frattempo avviare
le bonifiche, restituire alla città le aree demaniali e favorire buoni
investimenti”.
Si tratta di poche idee ma ben confuse, che trascurano la
sostanza del problema, siamo in un sistema capitalista, i padroni in questo
sistema hanno, tutti, come obiettivo il massimo profitto col massimo
sfruttamento e cercano sempre di ridurre e tagliare i costi considerati
“inutili”, come quelli sulla sicurezza e la salute. Questo sia che producano
acciaio, sia che producano fotovoltaico, sia siano nel campo delle attività turistiche.
Spegnere il siderurgico in tre/quattro anni, cancellando tra fabbrica e indotto
circa 18 mila posti di lavoro, non ha nessuna possibilità di avere altrettanti
posti di lavoro nell'attività di bonifica, in un territorio in cui certamente
hanno già bisogno di lavorare circa 100 mila tra disoccupati e chi ha già perso
il lavoro.
La restituzione delle aree demaniali alla città, obiettivo
giusto, significa lottare a fondo contro la Marina e lo Stato, contro il
sistema imperialista italiano che ha fatto di questa città una base militare,
di guerra, espropriata, molto ben prima che ci fosse il siderurgico, e circa
100 anni prima che ci fosse Riva. E la presenza di una forte classe operaia, se
fosse organizzata e combattiva, sostenitrice di un lavoro produttivo per la
società, è una forza indispensabile per combattere queste scelte.
I nuovi investimenti che sono necessari alla città, tagliati
oggi da padroni e governo in tutt'Italia e in particolare al sud, si possono
strappare con una lotta di tutta la città, e anche in questo la presenza
organizzata della classe operaia è un fattore decisivo, come tutta la storia
delle lotte al sud ha sempre dimostrato, e come l'esempio di Bagnoli sta
tragicamente a dimostrare il contrario. Bagnoli è stata per anni il baluardo
della lotta per i diritti, il lavoro, la salute contro padroni, governi dei
padroni, contro il potere clientelare e malavitoso, l'abbandono del sud alla
disoccupazione, alla miseria. Cancellata la classe operaia di Bagnoli, con
motivazioni abbastanza simili a quelle con cui si vuole chiudere l'Ilva, è
stata cancellata questa lotta, e Napoli e tutto il sud hanno perso un loro
solido riferimento di classe e di massa.
Tutta questa lotta però non è fine a sé stessa anche se deve
vivere di risultati concreti, ma è inserita e finalizzata nell'unica lotta che
può affrontare i problemi della salvaguardia del lavoro e della salute, la
lotta per abbattere il sistema capitalista, costruendo la forza materiale della
classe e delle masse per farlo, attraverso una rivoluzione sociale e politica
che, senza la classe operaia, non si potrà mai fare né a Taranto né in Italia.
Certo, la classe operaia attuale non è ancora pronta a
questo, ma dipende dal dominio in essa delle idee del padrone e della presenza
in essa con ruolo di egemonia e direzione del sindacalismo filopadronale e
delle forze politiche riformiste, al cui campo appartiene l'ambientalismo dei
Bonelli, ecc.
Gli operai che ci tengono al proprio futuro e a quello dei
propri figli, della propria classe, al futuro del lavoro e della città, a
questa battaglia devono dare le loro energie qui ed ora per non rendere vane le
mobilitazioni, la partecipazione popolare dei giovani, delle donne nei
quartieri, che questa situazione sta producendo
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