di Salvatore Lucente da il manifesto
Trattenuti all’interno dei Cpr, nonostante l’evidente impossibilità di essere rimpatriati in Palestina. Un’assurdità, anche dal punto di vista giuridico, eppure è il destino a cui vanno incontro diversi palestinesi su tutto il territorio italiano. Se per alcuni il trattenimento è una vera e propria forma persecutoria inflitta per motivazioni politiche, per altri rappresenta una ulteriore conseguenza del genocidio in atto a Gaza e dell’occupazione dei territori palestinesi in West Bank. Oltre che l’ennesima aberrazione del sistema di detenzione amministrativa per gli stranieri senza regolare titolo di soggiorno portato avanti dall’Italia.
«È EVIDENTE il cortocircuito che ne deriva, la stessa detenzione amministrativa, nella costruzione legislativa, ha senso solo in quanto finalizzata al rimpatrio» sottolinea l’avvocato Arturo Covella dell’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione. «Ma come si può immaginare di effettuare il rimpatrio di cittadini palestinesi nelle condizioni attuali? Che senso ha la loro detenzione all’interno del Cpr?». Domande che trovano difficile risposta, come pure è difficile anche solo venire a conoscenza dell’esatto numero di Palestinesi trattenuti nelle strutture italiane. Per farsi un’idea, secondo il Ministero
dell’Interno dal 1/1/2025 al 21/5/2025 solo un palestinese sarebbe transitato nei Cpr italiani, senza presentare richiesta d’asilo. Eppure, per mettere in dubbio questi dati basta guardare da vicino anche solo Cpr di Palazzo San Gervasio, in cui almeno quattro cittadini palestinesi sono stati trattenuti negli ultimi tre mesi.TRA QUESTI B.M.A., nato a Betlemme e trasferito a Palazzo dal Cpr di Torino il 23 aprile. Il 5 maggio ha presentato domanda di protezione internazionale, respinta dalla Commissione territoriale di Salerno. Ad oggi è ancora nella struttura lucana, come un altro connazionale trasferito sempre da Torino il 2 maggio scorso. Più fortunato S.M., 34 anni, trasferito nel Cpr lucano a maggio e rimesso in libertà dopo pochi giorni per ragioni di salute, senza la possibilità di intervenire sul suo decreto di espulsione. Di un altro si sono perse le tracce a maggio. Che si tratti di pressioni politiche, presunta impossibilità di accertare la nazionalità dei trattenuti, registrazioni con passaporto di altre nazionalità, la questione è allarmante e si estende a tutta Italia. «Diverse volte è capitato di trovare cittadini palestinesi all’interno dei Cpr registrati con altre nazionalità – dichiara Yasmine Accardo dell’associazione Memoria Mediterranea – altre volte perché sotto controllo dei Servizi che gli hanno ritirato i titoli di soggiorno causando un grave danno alla loro vita». Un atteggiamento persecutorio basato su «una totale discrezionalità da parte degli organi di polizia che vanno oltre le decisioni della corte. In ogni caso è inaccettabile». Basta essere palestinesi, insomma, per ricevere un trattamento speciale.
MENTRE AVVOCATI, associazioni e reti sono attive per accertare la situazione, la questione accende per un attimo l’attenzione sugli abusi e le condizioni critiche che si verificano quotidianamente all’interno di quei Cpr da cui escono notizie a fatica anche per l’assenza di smartphone con telecamera. Come Palazzo San Gervasio, già al centro di un processo che coinvolge la precedente gestione Engels, che vede rinviati a giudizio al 12 settembre 18 imputati, tra cui la responsabile del centro, forze dell’ordine, medici e avvocati per presunti maltrattamenti, somministrazione immotivata di psicofarmaci e altri capi di imputazione. Oggi a gestire il centro è la società Officine sociali, a cui è stata rinnovato l’affidamento per altri 24 mesi nonostante la stessa Prefettura di Potenza abbia sottolineato irregolarità come la mancata copertura delle ore del personale medico e la parziale erogazione del servizio infermieristico, fornito da un solo infermiere o da operatori socio sanitari. Circostanze che possono portare alla tragedia, come il 5 agosto scorso, sotto la stessa gestione di Officine Sociali, quando trovava la morte il 19enne algerino Belmaan Oussama.

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