Il Forum Brescia del 5 giugno, Business-to-Business Italia-India, ha soddisfatto i padroni italiani presenti a centinaia e il governo italiano presente con l’attuale ministro degli Esteri, il forzitaliota Tajani.
Secondo MilanoFinanza: “Nel 2024
l’interscambio tra i due Paesi ha superato 14 miliardi e, anche per
contrastare i dazi di Trump, crescerà ancora in futuro. L’Italia insomma
vuole ottenere un accesso privilegiato dallo Stato più popoloso al mondo…”
«Vogliamo incrementare le esportazioni e favorire gli investimenti indiani in Italia e viceversa», spiega Tajani … Il vertice è servito anche per fare incontrare le imprese dei due Paesi. Tra le italiane hanno partecipato giganti come A2A, apprezzata dal ministro Goyal per il suo termovalorizzatore…” ma di
multinazionali italiane importanti coinvolte ce ne sono tante, e nei diversi settori industriali, a cominciare dalla Fincantieri.A parte le banalità di Tajani che
in contropartita ha pensato di poter aprire all’India “le porte dell’Italia al
cinema indiano”…, gli interventi più “pesanti” sono stati quelli del presidente
della Cassa depositi e prestiti, Gorno Termpini: «Il nostro obiettivo è
facilitare l’accesso delle nostre imprese a un grande Paese emergente e
pilastro della nuova architettura economica globale … Una strategia che
attuiamo con strumenti di export finance, in collaborazione con Simest (ndr.
a Brescia c’era l’ad Regina Corradini D’Arienzo) e Sace, e mettendo a
disposizione finanziamenti a medio-lungo termine». Detto chiaramente, come
in altre occasioni, i soldi li mette lo Stato italiano.
E poi l’intervento della ex
presidente di Confindustria Emma Marcegaglia e attuale presidente dell’Associazione
Italia-India per la cooperazione fra i due Paesi che dice che: “L’Italia
guarda all’India e viceversa: si tratta ora di mettere a terra questo interesse
bilaterale, trasformando le tante potenzialità che ci sono in iniziative
concrete di investimento e crescita degli scambi”.
Andando al sodo, la Marcegaglia
ha parlato dell’importanza dell’IMEC, il cosiddetto “corridoio del cotone”
(nato in contrapposizione alla via della seta cinese): “Noi sosteniamo
pienamente iniziative come l’Imec, il Corridoio economico India-Medio
Oriente-Europa, in cui India e Italia si pongono come punti finali naturali, e
il Piano d’azione per l’export italiano recentemente lanciato dal
Ministro Tajani, che identifica proprio l‘India come Paese prioritario. Così
come sosteniamo con forza gli sforzi condivisi dallo stesso Ministero degli
Esteri per quella diplomazia della crescita volta a diversificare le catene
di approvvigionamento, rafforzare il commercio e portare avanti l’accordo di
libero scambio”. Sempre sottolineando l’importanza del “ruolo istituzionale”
e cioè dei soldi pubblici.
E davanti agli affari non ha
importanza se il governo indiano fa la guerra al proprio popolo attraverso diverse
operazioni militari che portano a massacri come l’operazione Kagaar, o se continua
nel suo espansionismo attaccando paesi vicini come il Pakistan!
È chiaro anche che per quanto
riguarda gli accordi “economici” bilaterali come quello di Brescia, ogni rafforzamento
dei legami tra i due governi fascisti si scarica di per sé sui salariati, sul
proletariato e sulle masse indiane: il ministro indiano, infatti, ha messo a
disposizione dell’insediamento di industrie italiane chilometri quadrati di
terre in qualsiasi parte dell’India, a scelta, terre che, se sono abitate,
devono essere sgombrate…
Come abbiamo più volte scritto l’imperialismo italiano (così come tutti gli altri paesi imperialisti, innanzi tutto), sono alla ricerca frenetica di “nuovi mercati”! Tutti vorrebbero “ottenere un accesso privilegiato dallo Stato più popoloso al mondo”, e questo non può che accrescere la concorrenza a livello mondiale acuendo ancora di più la crisi in corso, con la sua “stagnazione cronica” di cui parlava già Engels nel 1884!

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