lunedì 12 maggio 2025

pc 12 maggio - La situazione negli stabilimenti Stellantis: sul fronte dei padroni e sul fronte degli operai

Segue un quadro abbastanza aggiornato della situazione nei vari stabilimenti Stellantis. 
Ciò che si evidenzia in maniera fin troppo chiara è che Stellantis, il capitale, fa di tutto per uscire dalle sue difficoltà produttive, economiche, spostando produzioni e lavoratori, mettendo fuori dalla fabbrica operai momentaneamente o definitivamente, facendo piani di centinaia licenziamenti in alcune fabbriche, richiamando al lavoro in altre, insieme all'aumento di ritmi, carichi di lavoro, per cui meno operai lavorano di più; taglia il salario, già ampiamente ridotto da anni. 
Esce da situazioni di crisi, attuando la sua legge del profitto e attualmente ci riesce. 
I sindacati confederali, che pur denunciano, nella maggiorparte dei casi firmano accordi di attacco all'occupazione e ai salari. Solo in alcune realtà indicono scioperi. 
E mentre i lavoratori peggiorano giorno per giorno la loro condizione e il futuro si presenta sempre più incerto o nero, il capitale difende e in alcuni casi incrementa i suoi profitti.

Gli operai e le operaie sono chiaramente preoccupati, denunciano, si lamentano. Ma occorre un cambio secco e urgente: occorre una grande ribellione, lotta prolungata fino a risultati, occorre l'unità tra operai dei vari stabilimenti in Italia, come tra fabbriche italiane ed estere. Occorre impedire che i sindacati confederali firmino accordi di svendita.
Occorre ricominciare a vincere dopo tanti anni! 



Da oggi, 12 maggio, alla Stellantis di Atessa si passa dalla cassa integrazione ordinaria a contratti di solidarietà, a fronte della conclusione delle 52 settimane di Cigo. Contratto di solidarietà vuol diure meno ore lavorate, salario ridotto; con conseguenze inevitabili anche sull’indotto. Se la cassa integrazione riguardava più o meno a rotazione 600/700 persone, il contratto di solidarietà mette in gioco tutta l’azienda: 4.700 dipendenti: siamo passati da oltre 6.700  unità di lavoratori del 2019, agli attuali 4.700. In 5 anni si sono persi 2.000 posti di lavoro.
Le organizzazioni sindacali, unitariamente, hanno sottoscritto l’accordo. “Non c’era altra soluzione" - dicono - mentre nello stesso tempo denunciano che è a "discrezione dell’azienda decidere chi e quanto tenere ‘fuori"  E aggiungono: la Stellantis "ha annunciato che tra due anni potrebbe avviare produzioni furgoni tra gli stabilimenti di Val Di Sangro, Francia e Polonia, ma quello che effettivamente verrà prodotto qui nessuno lo sa, i numeri non ci sono. Fanno annunci di Marketing”. 
Ma i sindacati, nonostante questo, firmano. E solo dopo questa firma i lavoratori saranno informati sui dettagli dell’accordo.

Intanto raddoppiano gli operai italiani in trasferta in Serbia. La Stellantis vuole accelerare la produzione del modello Fiat Grande Punto: raddoppia il personale italiano in Serbia per aumentare i ritmi. Negli ultimi giorni rispetto ai circa 30 inizialmente presenti e arrivati da Melfi, sono una sessantina con i nuovi arrivi da Atessa.
A Kragujevac, cuore produttivo dell’industria automobilistica serba, il panorama lavorativo sta vivendo una profonda trasformazione. Se un tempo la manodopera proveniva quasi esclusivamente dai Balcani, oggi la città ospita un eterogeneo mix internazionale: operatori ecologici dal Nepal, muratori turchi, autisti dallo Sri Lanka
A fronte di un fabbisogno stimato di circa 2.500 addetti per raggiungere un output annuo di 150.000 veicoli, oggi la fabbrica impiega poco più di 1.000 persone. Nonostante gli sforzi per attrarre forza lavoro locale, con benefit come bonus, tredicesima, pasti, trasporti gratuiti e possibilità di crescita interna, gli stipendi poco competitivi (circa 600 euro mensili) non bastano a convincere i cittadini serbi. Così, Stellantis ha deciso di “importare” centinaia di operai italiani, molti dei quali provenienti dagli impianti in crisi di Melfi e Modena. I lavoratori serbi contro Stellantis denunciano: “Gli italiani guadagnano quattro volte di più”
Il governo serbo tace sulla questione, alimentando i sospetti che tutto questo “sistema Stellantis in Serbia” faccia parte di una più ampia strategia politica per mantenere il sostegno di potenze occidentali. Una politica che, secondo i critici, continua a puntare su manodopera a basso costo e incentivi statali per attrarre capitali esteri, ignorando le tutele basilari per i lavoratori nazionali

Dal 5 maggio ha riaperto Mirafiori, rimasta chiusa un mese per lavori dedicati alla preparazione della linea della nuova Fiat 500 ibrida, il cui inizio della produzione è atteso entro novembre; ma nel frattempo a Torino si andrà avanti su un solo turno con la sola 500 elettrica, un modello le cui vendite sono in calo nel 2025. La concorrenza è aumentata, come dimostra ad esempio la Leapmotor T03, la citycar compatta e tech del partner cinese di Stellantis. Ora a Torino si parla di «una ripartenza a ranghi ridotti e graduale e non si sa per quanti volumi e non si sa per quanto tempo».
Ma Stellantis ha già preventivato 200 esuberi per Mirafiori, che però assume o riassume perchè andati via, ma essenzialmente tecnici.

Nello stesso tempo, sul fronte padronale: nel mese di aprile, Stellantis ha visto segnali incoraggianti riguardo le immatricolazioni, in particolare con Alfa Romeo, continuando ad avere la Fiat Panda in testa alle vendite di autovetture. Per il Biscione, il miglior risultato dal 2020.

Continua invece la mannaia sui lavoratori: Stellantis ha annunciato oggi 500 esuberi nello stabilimento di Melfi. Questo dopo che poche settimane fa ne sono state comunicate 300 a Pomigliano e 50 a Pratola Serra.. Commentando il mese scorso le uscite volontarie negli stabilimenti campani di Pomigliano e Pratola Serra, un portavoce di Stellantis aveva spiegato che coinvolgevano dipendenti prossimi all'età pensionabile ed erano in linea con i programmi volti anche a favorire il ricambio generazionale, condiviso dal gruppo a dicembre con il governo italiano.
A 21 anni dalle ventuno giornate di Melfi, la Fiom Cgil ricorda lo sciopero a oltranza che fece balzare lo stabilimento di Melfi agli onori della cronaca nazionale per rivendicare i diritti dei lavoratori e delle lavatrici contro gabbie salariali e la deroga al divieto del lavoro notturno per le donne. Uno sciopero cominciato il 17 aprile 2004 e culminato all’alba del 9 maggio con l’accordo firmato. “Ci sono voluti 21 giorni di sciopero, di manifestazioni, blocchi, cariche della polizia, per arrivare finalmente ad una svolta”. Ricordare oggi le 21 giornate ha quindi un significato non solo di memoria. Melfi non si tocca. Oggi come ventuno anni fa”. Ma la Fiom non dice che oggi sono i "21 giorni" da riprendere.

Le uscite "volontarie" sono il principale strumento di Stellantis per ridurre l'organico in Italia, che ora ammonta a circa 38.000 persone, rispetto a circa 55.000 a inizio 2021, quando il gruppo è nato dalla fusione di Fiat Chrysler e Psa.

A Termoli. Stellantis sta avviando una nuova fase di ridimensionamento della propria forza lavoro: licenziamenti "volontari". Obiettivo: ridurre l'organico di circa 200 dipendenti in un sito già in grave difficoltà. Ai dipendenti che soddisfano determinate condizioni di età viene offerta una porta di accesso alla pensione, con un pagamento in un'unica soluzione e diverse rate mensili aggiuntive.
Una fabbrica svuotata... ancora prima della sua conversione
Questo piano di licenziamento mascherato si inserisce in un contesto di visibile disimpegno. La linea di motori FIRE è stata dismessa, il Nettuno V6 e il GME 2.0L sono in via di dismissione e la produzione si riduce di mese in mese. Il progetto della gigafactory, che dovrebbe dare nuova vita al sito, è stato nuovamente rinviato alla fine del 2025, senza alcuna certezza. Anche John Elkann, presidente di Stellantis, ha ammesso che il progetto è diventato "molto difficile" da realizzare a causa degli alti costi energetici.
La nuova linea di produzione di trasmissioni eDCT a Termoli darà lavoro solo a circa 300 persone, e non prima del 2026. Nel frattempo, più di 1.500 dipendenti non hanno visibilità, appesi a vaghe promesse e a prospettive costantemente rinviate.
Con questi licenziamenti obbligatori, Termoli, culla di diverse generazioni di motori Fiat, sta perdendo progressivamente la sua anima, senza che le istituzioni reagiscano in modo significativo.

Alla Stellantis di Cassino e nell'indotto, da oggi è stato proclamato uno sciopero unitario con presidio a partire davanti ai cancelli della fabbrica, in risposta a segnali sempre inquietanti provenienti da Denso, fornitore cruciale di componentistica auto. La miccia che ha innescato la dura reazione sindacale è stata l'esclusione della FIOM da un incontro ufficiale convocato da Denso, un gesto letto come una grave mancanza di rispetto e un tentativo di dividere il fronte dei lavoratori. Ma la vera doccia fredda è arrivata durante un successivo incontro informale: Denso avrebbe comunicato di non avere in programma nuove commesse produttive per lo stabilimento di Cassino.
La mancanza di nuove commesse per Denso a Cassino non fa che acuire le già esistenti preoccupazioni per la tenuta dell'intero indotto Stellantis. La potenziale crisi di Denso, un fornitore chiave, rischia di innescare un effetto domino pericoloso per l'intera filiera, mettendo a repentaglio il futuro di migliaia di lavoratori e la stabilità economica di un intero territorio.

Sul fronte estero, Stellantis con una decisione improvvisa ferma di nuovo per una settimana l'impianto in Canada, dove vengono assemblati modelli come Chrysler Pacifica, Grand Caravan, Voyager, oltre alla Dodge Charger.  Ora, rischiano il lavoro in tanti. Circa 3.800 dipendenti sono temporaneamente sospesi dal lavoro. È la seconda interruzione in poco più di un mese, dopo una pausa di due settimane a inizio aprile legata all’introduzione dei dazi del 25% imposti dal presidente Usa Donald Trump. Il cfo Doug Ostermann ha confermato la scorsa settimana che Stellantis sta valutando lo spostamento di parte della produzione dagli impianti messicani agli Stati Uniti per ridurre gli effetti dei nuovi dazi e i lavoratori canadesi, rappresentati dal sindacato Unifor Local 444, sono preoccupati per la mancanza di chiarezza sul futuro e per la possibilità che queste sospensioni si ripetano o diventino permanenti.

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