Come si sa, Almaviva ha annunciato l’avvio della procedura di licenziamento collettivo per 305 delle 540 tra lavoratrici e lavoratori che erano passati alla Covisian che si era aggiudicata la commessa ex Alitalia, ora Ita e non sono bastate fino a questo momento le mobilitazioni non solo per fermare i licenziamenti ma nemmeno per ottenere un incontro con il ministro leghista Giorgetti e nemmeno con il ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali che ha rigettato la richiesta di convocazione. (v. Gds 28/5)
A queste lavoratrici e lavoratori a rischio licenziamento definitivo
se ne aggiungono altri:
“Almaviva Contact – infatti, - da giugno applicherà la cassa
integrazione all’80% per 523 operatori telefonici di varie sedi in
Italia (Milano, Napoli, Rende, 202 a Catania e 222 a Palermo) che
rispondevano al numero nazionale di pubblica utilità 1500 del ministero della
Salute.”
“Il servizio di pubblica utilità, dopo l’ultima proroga,
terminerà il prossimo 31 ottobre ma è a rischio pure il futuro di questi 523
consulenti telefonici che, in attesa della scadenza, dovranno vivere con uno
stipendio che non supera i 600 euro al mese”.
Mentre lo scontro tra Almaviva e Ita (al 100% di proprietà del Ministero dell'economia e delle
finanze) finisce in tribunale - fregandosene della
“clausola sociale” - lavoratrici e lavoratori devono tirare a campare con la
disoccupazione o la cassa integrazione.
Lavoratrici e lavoratori (che nel frattempo sono diventati oggetto di campagna elettorale!) annunciano altre iniziative nei prossimi giorni, ma è chiaro che per provare a dare uno sbocco alla lotta, devono prendere la vertenza nelle proprie mani, togliendola a sindacati confederali e ai partiti che vogliono usarla per fini elettorali.
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