martedì 13 agosto 2013

pc 13 agosto - Napolitano, speranza, baluardo e servo di Berlusconi-


ROMA - Ormai ha messo a punto le sue valutazioni, dopo lunghe giornate di riflessioni, incontri, telefonate, e al massimo fra due giorni Giorgio Napolitano scioglierà la "riserva" e spiegherà come la pensa sul braccio di ferro ingaggiato da Berlusconi per rivendicare un salvacondotto nonostante la sentenza della Cassazione. E sarà una dichiarazione ufficiale quella in cui, fra oggi e domani, il capo dello Stato metterà in fila gli aspetti e le possibilità formali di sua competenza sul caso, rispondendo così alla richiesta avanzata dal Pdl di un intervento per salvare l'ex premier.

Manca un unico tassello per completare il quadro che il presidente della Repubblica ha ormai quasi definito sul suo tavolo: un incontro a quattrocchi con Gianni Letta, l'uomo di collegamento fra il Colle e il Cavaliere, che con tutta probabilità varcherà domani i cancelli della tenuta di Castelporziano, dove Napolitano sta trascorrendo il periodo di vacanze estive.

È possibile perciò che proprio dopo questo incontro decisivo, che fa seguito a quelli con Brunetta-Schifani e con i vertici del Pd, arrivi la tanto attesa nota del Colle. Il capo dello Stato, stretto fra il pressing del Pdl e il no del Pd, anche dopo aver sentito gli uffici giuridici del Quirinale che gli hanno preparato un dossier, ha deciso dunque di rompere il silenzio e di farlo con una dichiarazione: pubblicamente, per sottrarsi al balletto di indiscrezioni, ipotesi, trame, alle mille voci sulle intenzioni del presidente della Repubblica che scuotono i partiti e mettono in affanno il governo. Una prima valutazione, magari non risolutiva, in cui il Colle farà il punto sotto il profilo formale, senza accogliere i diktat del Pdl ma magari rinviando alcuni aspetti a ulteriori approfondimenti. Con la necessità politica di tenere il governo al riparo dalle ritorsioni.

Sentiero stretto, col centrodestra che invece minaccia rappresaglie sull'esecutivo in caso di decadenza di Berlusconi (e anche questo aspetto il capo dello Stato vuol chiarire con Gianni Letta), ma al Colle le soluzioni fin qui prospettate per non far uscire di scena l'ex premier apparirebbero non praticabili. A cominciare dall'arma più forte e definitiva, quella della grazia, che il capo dello Stato può concedere solo in casi ben precisi. E adesso non è certo quello del Cavaliere, come probabilmente il Quirinale stesso s'incaricherà di chiarire nelle sue valutazioni.

Tante e troppe, poi, le delicate questioni ancora aperte per non far apparire un intervento pro-Berlusconi come una vera e propria ingerenza di Napolitano sulla magistratura e anche sul Parlamento. Non sono ancora note nemmeno le motivazioni della Cassazione (con la polemica in corso sul presidente Esposito), resta ancora da ricalcolare la pena accessoria dell'interdizione davanti alla corte d'Appello di Milano, deve riunirsi ai primi di settembre la giunta per le elezioni del Senato sull'incandidabilità. Ecco perché, con una situazione "processuale" del Cavaliere non definita e tanto complicata, per il Quirinale metterci la mani appare un'operazione impossibile e fuori dalle regole.

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