La polizia sgombera con la forza i sit-in dei
manifestanti favorevoli al deposto presidente. Lanci di lacrimogeni,
ruspe sulle tende. I Fratelli musulmani: "Più di 2.000 vittime". Uccisi
due giornalisti. L'esercito al fianco della polizia, misure
straordinarie "per un mese"
I Fratelli Musulmani hanno chiesto alla popolazione di scendere in piazza "contro il massacro" e manifestanti si stanno organizzando a Suez, ad Alessandria, a Minya e ad Assiut. E per tutta risposta le autorità statali hanno dichiarato "lo stato d'emergenza dalle 14 ora di Greenwich" (le 16 in Italia) e "per la durata di un mese".
Preceduta dal lancio dei lacrimogeni, la polizia egiziana ha fatto irruzione all'alba nelle tendopoli di piazza al-Nahda, nel quartiere orientale di New Cairo, e di piazza Rabaa al-Adawiyah, nel sobborgo settentrionale di Nasser City dove vi sarebbero state la maggior parte delle vittime. Ma gli scontri non si sono fermati con lo sgombero, e sono andati avanti anche dopo, con le forze di sicurezza che hanno aperto il fuoco contro la folla.
I giornalisti sul posto parlano intimidazioni
da parte dell'esercito, che costringono i fotografi a cancellare le foto scattate come condizione per il rilascio. Negli scontri sono rimasti uccisi due reporter: si tratta di Habiba Ahmed Abd Elaziz, giornalista di Gulf News, e di Mick Deane, cameraman di Sky News.
In alcune zone del Paese i manifestanti stanno attaccando per ritorsione negozi, case e chiese dei copti cristiani: in fiamme la chiesa di San Giorgio a Sohag. Numerose le vittime anche fuori dal Cairo.
I buldozer rimuovono le barricate. «È un massacro». Migliaia i feriti.
UCCISE LE FIGLIE DEI LEADER
Fonti dei Fratelli musulmani hanno riferito che Asma El Beltagui, figlia del segretario generale del partito Giustizia e libertà dei Fratelli musulmani, e Hasfa Shater, con suo marito, figlia del numero 2 della confraternita religiosa, Khairaht Shater, ora in prigione, sarebbero state uccise negli scontri in piazza Rabaa el Adawiya.
LO SGOMBERO DELLE PIAZZE
La polizia, sostenuta dall’esercito, ha sferrato l’assalto a inizio mattina su due piazze che i pro Morsi occupavano da oltre un mese con donne e bambini. Dopo l’irruzione in piazza Rabaa al-Adawiya un’analoga operazione per disperdere i manifestanti pro Morsi è scattata a piazza al-Nahda, l’altro luogo dove si è concentrata la protesta dei Fratelli Musulmani che chiedono il reintegro di Morsi. Nelle ore precedenti all’inizio del blitz, la polizia egiziana ha annunciato che non sarebbero stati arrestati i dimostranti che avessero lasciato volontariamente le piazza. Alcuni residenti nelle zone del blitz hanno riferito che le strade intorno alle aree dei due sit-in sono bloccate. Le operazioni delle forze di sicurezza egiziane sono scattate dopo che ieri alcuni media egiziani, citando fonti delle guardie di Morsi, hanno riferito che il deposto presidente avrebbe minacciato lo sciopero della fame nel caso in cui le autorità ad interim avessero deciso di ricorrere alla forza per sgombrare i sit-in dei suoi sostenitori. Le forze di sicurezza egiziane si servono di veicoli blindati e buldozer. Un-video giornalista della televisione di Associated Press presente sulla scena di uno dei campi più grandi ha dichiarato di aver sentito grida di donne. Il giornalista ha riferito che un buldozer dell’esercito stava rimuovendo cumuli di sacchi di sabbia e muri di mattoni costruiti dai manifestanti come linea difensiva nell’accampamento di Nasr City. Le forze dell’esercito tuttavia non partecipavano all’operazione. La televisione Al-Arabiya sta mostrando immagini di tende distrutte e pneumatici bruciati nell’accampamento di Nasr City. Sul posto si vedono anche ambulanze e manifestanti arrestati e portati via dai soldati.
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