Come quando hanno invaso l'Irak si sono portati dietro le troupe televisive a riprendere lo sbarco dei marines, oggi con Obama hanno inquadrato i carri armati Usa che attraversano il confine con il Kuwait per annunciare il presunto "ritiro" dall'Irak dell'imperialismo Usa, dopo averlo distrutto, ammazzato più di mezzo milione di irakeni, depredato risorse, fomentato le divisioni del popolo irakeno su base etnica, creato un governo fantoccio che non governa nemmeno. "Solo il 20% della poplazione è allacciata alla rete fognaria, solo il 45% ha accesso all'acqua potabile, solo il 50% riceve corrente elettrica per almeno 12 ore al giorno" (cifre ufficiali della Brookings Institution).
Ci hanno risparmiato, per fortuna, la retorica del bandito Bush sulla "missione compiuta", altrimenti qualcuno gli potrebbe presentare il conto dei 4.415 soldati Usa morti in guerra.
Da settembre il popolo irakeno si dovrebbe svegliare, secondo le notizie della stampa al servizio della propaganda di guerra, sotto una "New Dawn", una Nuova Alba che, però, annuncia un nuovo inferno di sangue. Rimangono infatti 56 mila soldati delle truppe speciali e dei commandos della Cia, 2.400 civili sono pronti per partire da Washington e 7 mila mercenari, i contractors, a continuare la guerra e a proteggere le proprietà dei banditi Usa rubate al popolo irakeno. E non ci saranno notizie stampa ad informare su questa nuova fase dell'occupazione. Tanto è bastato l'annuncio del "ritiro".
prolcomra
20/08/2010
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