venerdì 11 ottobre 2024

pc 11 ottobre - No Tav dopo lo sgombero - Stato governo e polizia devastano - ma sappiano 'chi semina vento raccoglie tempesta'

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Torino, il «tecnico» dei No Tav: «Entrare nel presidio dopo lo sgombero è stato come vedere un campo di battaglia»

Cavargna: «C’è stato un lungo dibattito su come reagire allo sgombero e all’occupazione del terreno, che giudichiamo immotivata. Abbiamo deciso che non ci presenteremo e inviteremo tutti a non partecipare»

Mario Cavargna, 78 anni, ambientalista della prima ora e presidente di «pro Natura Piemonte» per 25 anni, è una delle otto persone che nella giornata di ieri sono rientrate nell’ex presidio di San Giuliano, sgomberato nella notte tra domenica e lunedì, dopo due ore di battaglia a colpi di pietre, bombe carta, lacrimogeni e roghi.  Cavargna, il «No Tav numero zero», non fa parte della schiera dei mille proprietari, grazie al suo master in ingegneria ambientale fa parte dei tecnici che collaborano con il movimento ed è stato coinvolto anche negli espropri a Chiomonte e Venaus.

Che impressione ha avuto quando è ritornato nel terreno che fino a domenica ospitava il presidio?
«Ho trovato un gran disordine e il terreno era completamente “arato” dai mezzi pesanti. Uno spettacolo allucinante. Rispetto a come lo ricordavo io, ho visto un campo di battaglia. Del resto dopo quello che è successo e dopo l’intervento dei camion che hanno piazzato i betafence c’era da aspettarselo».

A cosa serve tutta questa «macchina» che è stata allestita per gli espropri?
«È la procedura. L’esproprio avviene già con il decreto, che corrisponde a quello che è il compromesso in una normale compravendita. Noi siamo impegnati, d’autorità a vendere allo Stato, manca però l’accordo sulla determinazione del prezzo. Lo Stato lo ha già stabilito e con la procedura che è iniziata oggi vengono convocati gli oltre mille proprietari, che fanno un sopralluogo sul terreno e redigono un documento che dovrebbe essere sottoscritto. In questo modo la perizia tecnica potrà stabilire la cifra che sarà esattamente corrisposta. Una volta pagato il prezzo il terreno passa di proprietà».

Quanto è stato valutato il prato conteso?

«Mi sembra 9 mila euro per i 2 mila metri quadrati della particella che ci interessa».

Il Movimento però ha deciso di non sottoscrivere alcun documento.

«C’è stato un lungo dibattito su come reagire allo sgombero e all’occupazione del terreno, che giudichiamo immotivata. Alla fine abbiamo deciso che non ci presenteremo e inviteremo tutti a non partecipare. Ma una delegazione effettuerà il sopralluogo».

In precedenza però avevate deciso di prendere parte alle procedure. Cosa vi ha fatto cambiare idea?
«È vero, eravamo intenzionati a farlo, come del resto era già successo, in perfetta armonia, a Chiomonte. Almeno per quanto riguarda gli espropri. Qui non era necessario Impossessarsi del terreno, sarebbe bastato un camper-ufficio dall’altra parte della strada, proprio quello che era avvenuto nel 2005 a Venaus. L’azione dell’altra sera è stata priva di una motivazione anche perché non sembra che ci siano lavori imminenti. Non è infatti questo il punto da cui devono iniziare. Qui se succederà qualcosa se ne parla fra due anni. almeno. Ma questo è ancora il punto più controverso del progetto».

Cosa intende?
«Le amministrazioni di Susa e Bussoleno, con i relativi sponsor, si stanno ancora confrontando per decidere come e dove fare la stazione. la vedo ancora lunga. Alla fine, forse, faranno un campo per Orazi e Curiazi».

Lei si batte da anni per la Valle di Susa. Come è diventato il No Tav numero zero?
«Ma no, zero o dieci conta poco, lasciamo stare le numerazioni. Io mi occupo di difesa dell’ambiente da sempre. Le prime battaglie le ho fatte in concomitanza con la costruzione dell’autostrada. E quando c’è stato da fare il primo telegramma al ministero delle Infrastrutture per dire che la Valle di Susa si opponeva con forza a questo nuovo progetto della linea ferroviaria Torino-Lione lo feci io. Dalla mia casa di Bussoleno, dove ero uno dei pochi che aveva il telex. Era il 19 luglio 1990. Sono passati 34 anni e siamo ancora qui a discutere di questo progetto che non è stato realizzato e nel frattempo è diventato vecchio. Ma qualcuno finge di non accorgersene».

QUOTIDIANO PIEMONTESE (TORINO)

Sabotati ad Avigliana alcuni mezzi di azienda che lavora alla Tav

L’azienda è impegnata nel riutilizzo dei materiali estratti dallo scavo del tunnel di base della Torino-Lione

AVIGLIANA – Nella notte sono stati sabotati in un cantiere ad Avigliana alcuni mezzi della Cavit, azienda che lavora al riutilizzo dei materiali estratti dallo scavo del tunnel di base della Torino-Lione.

Sui muri sono anche coparse le scritte “Non ci sarà pace per chi è complice. No Tav” e “Mafia”, firma evidente che si tratta di un gesto di contestazione No Tav legato all’Alta Velocità in Val Susa. Indaga la Digos.

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