giovedì 10 ottobre 2024

pc 10 ottobre - Il 7 Ottobre a Tunisi – Grande mobilitazione e repressione di regime asservito all'imperialismo francese

A Tunisi il 7 ottobre, in occasione dell'anniversario dell'operazione "Diluvio di Al-Aqsa", condotta dalla Resistenza palestinese nella Palestina occupata, è stata una giornata che ha visto manifestazioni in diverse città del paese a partire dalla capitale, Tunisi, dove vi sono state ben due manifestazioni (un sit-in la mattina ed un corteo il pomeriggio), nella seconda e nella terza città del paese Sfax e Susa, ma anche nella cittadina di Nabeul (risaltata recentemente alle cronache per l'avvelenamento e la morte di due agenti segreti italiani).

A differenza che in Europa, in Tunisia (e nei paesi arabi e in quelli oppressi dall'imperialismo in generale) non sono presenti i "falsi ideologici" e le ambiguità che invece attraversano anche ampi settori di "sostenitori della Palestina" in Italia, in Europa e nei paesi occidentali.

Nessuno si sogna di etichettare movimenti di liberazione nazionale come Hamas o partiti che supportano attivamente la causa palestinese come Hezbollah di essere "terroristi", le argomentazioni idelogiche proprie della destra e purtroppo come si diceva, anche di settori di compagni e del movimento che mirano a fare dei distinguo tra "sostegno alla Palestina e ai palestinesi" e "condanna di Hamas ed Hezbollah" in quanto sono portatori di ideologie oscurantiste, da questa parte di mondo (quello oppresso) non trovano diritto di cittadinanza neanche tra le organizzazioni femministe ed

LGBTQ+ che sostengono apertamente senza se e senza ma la Resistenza palestinese, rivendicano il 7 ottobre e condannano il sionismo.

Anche questi settori hanno quindi partecipato e organizzato le mobilitazioni pro-Palestina in Tunisia e si sono rattristati alla notizia degli assassini di Hanyeh e Nasrallah organizzando manifestazioni spontanee all'indomani della loro morte.

La manifestazione a Tunisiè caratterizzata da una grande pluralità ed eterogeneità politica, vedendo la partecipazione dai diretti sostenitori di Hamas (portatori dell'ideologia dell'islam politico sunnita) e di gruppi panarabisti e panislamisti che sostengono anche i "cugini" sciiti di Hizbollah, di organizzazioni e partiti della sinistra marxista-leninista, del sindacato studentesco storicamente di sinistra e panarabista e come si diceva, anche dei gruppi femministi ed LGBTQ+ antisionisti: il filo comune che lega tutti questi gruppi, organizzazioni e partiti é appunto il sostegno inequivocabile alla Resistenza Palestinese.

Viene da sè che in questo contesto alcune categorie analitiche abusate in Occidente come ad esempio la dicotomia "laico"/"fondamentalista religioso" in tale contesto dove principale è il reale sostegno alla Palestina, passano in secondo piano sino a scomparire.

La contraddizione che emerge piuttosto è tra il discorso governativo ufficiale di pieno sostegno alla Palestina e la pratica effettiva del regime che invece da ormai un anno fa ostruzionismo e nega che sia varata una legge di criminalizzazione dei rapporti tra Israele e Tunisia.

Seppur la Tunisia non riconosca Israele e quindi i due stati non abbiano rapporti bilaterali, in realtà vi sono rapporti commerciali e scambi turistici in maniera indiretta, inoltre la Tunisia ha ottime relazioni con i principali paesi imperialisti sostenitori di Israele a partire dagli USA (con cui si sono svolte esercitazioni militari congiunte quest'anno), con la Francia, con l'Italia, con la Germania e infine con l'Inghilterra.

Per un intero anno il movimento tunisino pro-Palestina oltre che a manifestare contro le ambasciate e i centri culturali di questi paesi ha a più riprese chiesto la rottura delle relazioni con essi dato che finanziano e armano Israele, appelli caduti nel vuoto, mentre al contrario le relazioni bilaterali tra questi e la Tunisia si intensificano in tutti i campi (politico, economico e militare).

Tornando alla giornata del 7 ottobre in Tunisia, questa ha visto presidi nelle città di cui dicevamo, mentre a Tunisi la mattina vi è stato un sit-in davanti l'ambasciata francese in sostegno a George Ibrahim Abdallah e come parte della campagna internazionale che ne chiede la liberazione dopo oltre 40 anni di quello che è il prigioniero politico da più tempo detenuto in Europa.

Il ministero dell'interno ha previsto un "cordone sanitario" formato da transenne volto a isolare il sit-in dal resto della principale Avenue Bourghiba, cittadini che si avvicinavano all'unico varco, incuriositi o per unirsi al sit-in, se non erano noti militanti, venivano intimati dalla polizia di allontanarsi.

Nonostante tali tentativi di isolamento, la protesta è stata efficace grazie ad un enorme striscione raffigurante George che è stato calato sulla facciata di un palazzo di fronte, visibile a centinaia di metri di distanza, inoltre vari slogan sono stati lanciati contro il presidente francese Macron come "Macron assassino! Liberare Abdallah!" e "Macron sionista! Macron fascista!", alternati da brevi comizi.

Vedi il video qui: Facebook

Il pomeriggio era invece in programma una manifestazione per le vie del centro a partire dal quartiere popolare limitrofo a Bab (porta n.d.a.) el Khadra, fino all'Avenue Bourghiba.

Hanno partecipato oltre duemila persone non solo di diversa provenienza politica, ma anche di tutte le età, come studenti di scuola media e, come spesso accade, vi è stata anche la partecipazione di genitori con bimbi al seguito.

Oltre alle bandiere palestinesi, hanno fatto la loro comparsa anche quelle libanesi, in solidarietà con il popolo di questo paese sotto bombardamento israeliano, inoltre agli slogan pro-Palestina e di sostegno esplicito alle azioni della Resistenza palestinese, si è sentito un nuovo slogan: "Kais traditore, dov'è la presa di posizione per il Libano?" indirizzato al presidente Kais Saied che fino ad oggi non ha rilasciato alcuna dichiarazione ufficiale né in merito al barbaro assassinio del capo di Hizbollah, Nasrallah, né dopo l'invasione israeliana del Libano, nonostante si atteggi a leader panarabista e al fianco della causa palestinese.

Il corteo attraversando una via principale, l'Avenue de Paris, che non era stata chiusa al traffico dalle autorità, ha bloccato per una buona mezzora gli automobilisti i quali si sono "uniti al corteo" applaudendo e suonando il clacson. In questa strada ha sede anche il centro culturale francese, stavolta i manifestanti piuttosto che concentrarsi per l'ennesima volta sull'edificio, hanno preferito coprire con una bomboletta spray la parola "Parigi" che campeggia in arabo e francese sull'insegna col nome della strada.

Aprivano il corteo dei manifestanti con dei modellini di razzi Qassam, rivelatisi alla fine della manifestazione dei fuochi d'artificio con cui è stato "bombardato" l'edificio dell'ambasciata francese.

Tale azione puramente dimostrativa ha provocato la reazione della polizia che ha spintonato i manifestanti e aggredito una militante buttandola a terra, piuttosto che indietreggiare i manifestanti hanno a loro volta restituito gli spintoni seguiti da un fitto lancio di bottiglie d'acqua, di fumogeni e vernice rossa. Sono stati quindi sparati un paio di lacrimogeni che hanno avuto l'effetto di alleggerire la pressione sul cordone di polizia, ma infine il corteo si è ricompattato e la mobilitazione è proseguita sotto forma di sit-in per un'ora abbondante continuando a lanciare slogan.

La piazza del 7 ottobre a Tunisi ha quindi rinnovato il sostegno pieno e incondizionato al popolo palestinese, alla sua Resistenza e ai suoi alleati in Libano e nell'area e alla Palestina come unico stato "dal fiume al mare".

L'ha fatto con pieno spirito internazionalista identificando il regime di Saied come "ostacolo" più prossimo in Tunisia al raggiungimento di tale obiettivo, sia per il concreto sostegno del regime ai cinque paesi imperialisti alleati del sionismo, sia per la retorica pro-Palestina a cui non seguono fatti concreti (basti pensare che i pochi studenti palestinesi in Tunisia, non godono di alcun sostegno materiale concreto come alloggi e borse di studio, l'unico sostegno economico che ricevono è su base volontaria da parte dei militanti pro-Palestina.

Il 7 ottobre in Tunisia è stato anche il giorno in cui sono stati dichiarati i risultati ufficiali delle elezioni presidenziali del giorno prima, che hanno coronato vincitore Kais Saied per un secondo mandato (com'era prevedibile), è pero' emblematico che il primo giorno di questa "nuova fase" del regime Saied, sia stato marcato alla fine della manifestazione da un annuncio via megafono da parte di un funzionario di polizia che ha detto in maniera grottesca e paternalista: "questa è l'ultima volta che manifestate nell'Avenue Bourghiba, non vi meritate più questa libertà!".

Gli attivisti il giorno dopo si sono chiesti sui social se sia stata una reazione spontanea del dirigente mossa dalla rabbia, magari per essere stato colpito da una bottiglia d'acqua minerale, o se siano ordini dall'alto ufficiali dal ministero dell'interno/presidenza della repubblica. Fatto sta che nel tardo pomeriggio dell'otto ottobre, la polizia senza mandato del giudice è entrata nell'abitazione di quattro militanti del comitato organizzatore della manifestazione, di cui uno non rintracciabile che ha quindi subito l'effrazione della porta d'ingresso.

I tre, Wael Naouar, Jawaher Chenna e Louay Khamassy, sono stati portati in una stazione di polizia e accusati di "aver attaccato con l'intenzione di bruciare degli edifici diplomatici e di aver aggredito personale della sicurezza a protezione di tali edifici", la polizia ha informato i militanti che tale denuncia è stata esporta dall'Istituto Francese in Tunisia (il centro culturale francese).

Intorno a mezzanotte i tre compagni sono stati rilasciati ma i loro telefoni e pc portatili sono stati sequestrati.

Due dei tre fermati, Wael e Jawaher essendo marito e moglie accusano di essere stati malmenati dalla polizia nella loro abitazione davanti ai loro figli piccoli durante l'arresto.

Poche ore dopo l'arresto dei tre militanti, il Coordinamento dell'Azione Congiunta per la Palestina in Tunisia, di cui i compagni fanno parte, ha divulgato un comunicato affermando che gli arresti non intimideranno i militanti pro Palestina ad organizzare nuove mobilitazioni e concludendo si rende noto della "nostra piena disponibilità a pagare tutto il prezzo ncessario per sostenere il nostro popolo resistenre in Palestina e in Libano e per difendere i nostri diritti e libertà fondamentali nel nostro paese".

Demostration in Tunis













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