(Alcuni sindacati di base hanno già deciso uno sciopero generale per il 21 ottobre 2021. Contro questa pratica da "tavolino" vi è già una presa di posizione del Collettivo di fabbrica Gkn e Cobas confederazione: https://m.facebook.com/story.php story_fbid=pfbid0LcBS2NUEPAnSHzQDP7zKaQb2tDuVCdNadPekFdJYEa2RYkm2V4JSFQqsU4Kry46Rl&id=100063722070718&sfnsn=scwspwa&_rdr - Quello che segue è un intervento proveniente dallo Slai cobas per il sindacato di classe)
Ma che sistema è?!
Che sistema è proclamare da ora, inizi di luglio, uno sciopero generale per ottobre (già con una data), indipendentemente dallo stato in questo mesi delle lotte dei lavoratori, lavoratrici, disoccupati?
Che sistema è che uno sciopero generale viene deciso da alcuni sindacati di base, realtà che si riuniscono e stabiliscono a “tavolino” questa data, che pertanto non è e non può in questo modo essere decisa dai lavoratori, da assemblee sui posti di lavoro, nello sviluppo delle lotte?
Che sistema è far dipendere la decisione di uno sciopero generale dall’ultimo sindacatino autonomo che ha occupato la “casella” degli scioperi; e che sistema è non mettere in discussione, nelle parole e nei fatti, questa assurdo, inaccettabile attacco al diritto di sciopero da parte della Commissione di garanzia che mette sullo stesso piano scioperi di vertenze di singoli posti di lavoro, con lo sciopero generale?
Questa logica non ci appartiene e non appartiene al mondo dei lavoratori e lavoratrici.
Questo fa diventare lo sciopero generale una ritualità che svuota di conflittualità, di protesta lo stesso
sciopero generale, lo “uccide”.Come non può avere niente a che fare questo “chiacchiericcio” telematico per mesi che, invece, di parlare delle lotte in corso e necessarie da fare, dibatte su date, piattaforme, modifiche, ecc.
Questo andazzo auto rappresentativo, non va bene. E’ un sistema da piccola borghesia non dei proletari.
Né d’altra parte l’alternativa è solo parlare genericamente di lotte, di “mobilitazione generale e generalizzata”, in cui tutto è posto sullo stesso piano, senza gerarchia di classe della mobilitazione.
Ci sono lotte proletarie ben precise da sostenere, generalizzare, unire, riprendere in mano:
- va ripresa con forza la battaglia unitaria nazionale contro le delocalizzazioni i cui effetti gravi continuano a colpire “vecchie” realtà di fabbrica (Dalla Gkn alla Tessitura di Mottola, alla Caterpillar, ecc.) e nuove (es. Maier Cromoplast di Verdellino), e verso cui, la Gkn insegna la lotta deve essere sempre attiva, altrimenti anche gli accordi parziali governo e padroni se li rimangiano;
- c’è l’attacco al lavoro che va avanti senza trovare reali ostacoli, che mettono in discussioni settori fondamentali della classe, come alla Stellantis, Acciaierie d’Italia ex Ilva – qui la battaglia per la riduzione dell’orario di lavoro a parità di paga;
- dobbiamo porre al centro la battaglia per gli aumenti salariali, nei contratti nazionali e nelle contrattazioni integrative, con una riedizione di una “scala mobile”, come rivendicazione necessaria contro i devastanti aumenti dei prezzi, bollette, benzina, ecc e contro la ripresa dei profitti del padronato, a cui il governo Draghi soccorre con iniezioni di miliardi e miliardi;
- la battaglia per il salario minimo garantito è da prendere in mano noi perchè sia verso disoccupati, chi perde il lavoro, lavoratori immigrati, lavoratrici precarie; altrimenti il rischio è che venga usato per abbassare il salario degli operai;
- in alcune realtà si sta lottando contro le morti sul lavoro, per fare della sicurezza una battaglia organizzata, nazionale, che riesca ad unire posti di lavoro, realtà sindacali, medici, tecnici, associazioni, familiari;
- si stanno portando avanti con accordi infami tra azienda e sindacati, sia confederali sia a volte di base (es. Usb), nuove discriminazioni verso le donne lavoratrici, cercando di cancellare diritti fondamentali, garantiti anche da leggi, Statuto dei lavoratori, come la maternità, la malattia; così come peggiorano differenze salariali, di mansioni, di condizioni di lavoro tra donne e uomini (dalla Beretta, alla Pellegrini, alla Montello, ecc.); a questo le operaie stanno già rispondendo con le lotte, le denunce, ma nessuno, fuori dal loro posto di lavoro, le sostiene;
- i lavoratori immigrati, dai campi alle officine, stanno cercando faticosamente di opporsi in alcune realtà (es. nel foggiano ma anche al nord) alle condizioni di lavoro bestiali, al razzismo, alla negazione di documenti, salario, contratti, ma si sentono soli in questa lotta.
- sicuramente, i giovani, gli studenti torneranno a lottare contro l’alternanza scuola-lavoro che nel sistema del capitale vuol dire sfruttamento e morte, e contro una formazione militarizzata con l’esercito nelle scuole, ma non possiamo stabilire ora quando e come;
- a peggiorare il tutto c’è la guerra inter imperialista, l’azione criminale del governo Draghi che viola ogni giorno Costituzione, che chiama il dissenso “terrorismo”, che toglie fondi per il lavoro, il salario per aumentare le armi; un governo che deve essere cacciato! Non con manovre di Palazzo ma con la lotta proletaria e popolare.
Su tutto questo è burocratismo mettersi la “coscienza a posto” facendo una piattaforma/elenco della spesa o facendo dello sciopero generale la panacea e non l’arma unificante e elevante della lotta generale.
Quando invece ora devono essere sostenute le lotte in corso, dovunque siano e chiunque le organizzi, estenderle e generalizzarle dove è possibile, fare anche di altre vertenze esemplari, vertenze nazionali. Ma su questo non si fa ancora ciò che è necessario, o perchè si guarda solo alle proprie lotte o attenuando, nell’allargamento del fronte mobilitabile, la centralità delle fabbriche, degli operai, col rischio di svuotare la mobilitazione delle direzione di classe.
La “piattaforma” per l’autunno è fatta di lotte, di realtà concrete di lavoratori in corso e possibili.
I sindacati confederali sono parte di questa situazione grave, sia nel fare (accordi, trattative a perdere) sia nel non fare, e sono i principali responsabili del clima difficile che c’è nelle fabbriche, nei posti di lavoro per difendersi e “insorgere”. Senza una lotta contro costoro non è possibile liberare energie per la lotta di classe.
Non va quindi abbandonata o attenuata la ferma critica, denuncia, lotta ai sindacati confederali.
Ma questa battaglia va fatta in campo aperto, per unire tutti i lavoratori, lavoratrici dovunque siano organizzati, in maggioranza proprio nei sindacati confederali e proprio nelle fabbriche che sono il cuore della lotta contro padroni e governo.
Un intervento da Slai cobas per il sindacato di classe
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