A detta di tutti in quell’area industriale ci sono circa 10 mila posti di
lavoro a rischio tra gli operai diretti delle raffinerie e quelli dell’indotto,
ma per il ministro leghista «Finora non si sono verificate le
condizioni», ha detto durante il question time alla Camera di ieri!
Nel frattempo le condizioni generali per gli operai dell’area del petrolchimico si sono aggravate, non solo per la nota questione della guerra in Ucraina, cosa riconosciuta dallo stesso ministro quando maldestramente vuole confortare chi gli ha chiesto il perché della sua decisione: «vigilerò affinché, nell’evolversi della situazione e nel mutamento delle condizioni, il riconoscimento possa essere rivalutato anche in ragione degli effetti del conflitto bellico in atto», ma anche per il sequestro del depuratore che ha inquinato per anni aria e mare.
Mentre con la sua retorica ricorda ai politici locali che i soldi ci sono: “La prospettiva, ha continuato, andrà valutata in aggiunta al possibile utilizzo di strumenti già pienamente attivi a sostegno di
ricerca e sviluppo” e su questo ha “ricordato che nell’iter parlamentare del decreto aiuti è stata prevista l’istituzione di un tavolo di coordinamento tra Mise, Mita e Mef per individuare possibili soluzioni per favorire la continuità dell’azienda.” perché “La situazione in cui versa l’impianto Isab-Lukoil in Sicilia «è connessa a rilevanti questioni di strategia di sicurezza nazionale e coinvolge il governo anche al suo apice»”, insomma ne avrà parlato anche con Draghi visto che la situazione avrebbe una accelerazione maggiore se si bloccasse definitivamente l’importazione del petrolio greggio russo, che viene raffinato, per il 25% dei carburanti consumanti in Italia, negli stabilimenti siracusani.I politici locali dal nero Musumeci
al suo assessore Turano ci sono rimasti male perché gli viene tolta una carta
importante da giocare alle prossime elezioni di novembre, anche perché mentre a
Priolo viene negata la dichiarazione di area di crisi complessa, invece per altre
“aree” perfino “non complesse”, il ministro si precipita a stanziare (e se ne
vanta) milioni come si può vedere sul sito del suo ministero:
“A partire dalle ore 12 del 14 luglio 2022 riaprono
gli sportelli online di cinque aree di crisi industriale per le quali il
Ministero dello sviluppo economico mette a disposizione complessivamente
risorse pari a circa 27 milioni di euro.
• area di crisi
industriale non complessa della regione Friuli Venezia-Giulia,
con agevolazioni pari a 1.977.677,85 di euro;
• area di crisi
industriale non complessa della regione Toscana (provincia di
Massa-Carrara), con agevolazioni pari a 6.336.194,40 di euro;
• l'area di crisi
industriale del gruppo Antonio Merloni (comuni della regione Marche),
con agevolazioni pari a 7.160.253,59 di euro;
• area di crisi
industriale complessa di Venezia, con agevolazioni pari a 6.231.245,25
di euro;
• area di crisi
industriale complessa del Polo produttivo dell’area costiera livornese,
con agevolazioni pari a 5.006.554,10 di euro.”
Non solo ma in questo
caso va anche veloce, il ministro: “Si tratta di interventi che puntano a rilanciare
la competitività di importanti aree industriali del Paese, in difficoltà per la
crisi di alcuni settori produttivi che hanno contribuito ad accrescere lo stato
di sofferenza del tessuto economico e sociale del territorio”, dichiara il
ministro Giancarlo Giorgetti. “Per accelerare gli investimenti sono state rese più
veloci le procedure amministrative della legge 181/89 - aggiunge - in
modo da consentire una erogazione più veloce dei contributi a sostegno di programmi
di sviluppo…”
Lo “sviluppo”, come viene inteso dal ministro a nome del governo Draghi prevede solo licenziamenti e peggioramento delle condizioni di migliaia di operai! Qui la difesa del posto di lavoro è diventato un fatto urgente e dare inizio alla lotta può rimettere in campo l’insieme delle questioni che toccano la classe operaia: dalle condizioni di lavoro, alla sicurezza, al salario…
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