Siamo fortemente addolorati e arrabbiati.
Yusupha Joof immigrato/profugo gambiano, non era ucraino, non aveva la pelle bianca e poteva vivere peggio degli animali, essere sfruttato nei campi, e poteva morire!
Il nostro cordoglio alla famiglia di Yusupha Joof.
La nostra rabbia verso gli assassini che hanno permesso questa ennesima morte nei campi della Puglia.
A questa violenza assassina si aggiunge la violenza delle Istituzioni, che è di fatto una dichiarazione di altre future morti. Il governatore Emiliano, tra tutti, non sa fare altro che mettere le mani avanti: "La Regione non ha diretta competenza in materia..."; e sul corpo di Yusupha Joof mettersi oscenamente delle medagliette: "La Regione in questi anni ha sperimentato soluzioni efficaci, ha fatto nascere foresterie, sono già state realizzate strutture modulari per ospitare 1250 che arriveranno a 2300 con gli ulteriori interventi programmati da realizzare entro il 2023..." Maledetto falso! Intanto i braccianti immigrati in Puglia, da Borgo Mezzanone, a Turi, a Nardò vivono nelle baracche tra lamiere, tende di plastica, dormono sui cartoni, tra il degrado, Intanto quando lottano e rivendicano il diritto ad una casa, ai documenti, quando denunciano lo sfruttamento da schiavi dei padroni, vengono ignorati o anche denunciati.
Basta con le ipocrisie, siete voi i responsabili!
Che anche di fronte a questa terribile morte/assassinio vada avanti ancora più determinata, forte e unita la lotta dei braccianti immigrati
Dal comunicato di Comitato Lavoratori delle Campagne
UN ALTRO INCENDIO, UN ALTRO MORTO. BASTA INDIGNAZIONE INTERESSATA, ANCHE QUESTA È VIOLENZA
Questa
notte nell’insediamento di Torretta Antonacci, nel comune di San
Severo, sono bruciate alcune baracche e nel fuoco ha perso la vita
Yusupha Joof, gambiano di 35 anni. Le cause non sono ancora del tutto
chiare, potrebbe essersi trattato del surriscaldamento delle batterie di
un pannello solare.
Attivisti,
sindacalisti e tutti i vari imprenditori dell'invisibiltà fatta
spettacolo già si stracciano le vesti, puntando il dito contro le
istituzioni complici...
tutti
coloro che ora piangono lacrime solidali e si indignano, hanno per anni
taciuto e persino avallato le speculazioni che hanno reso i ghetti una
macchina da soldi e una piattaforma per il lancio di carriere politiche.
Per dormire in un container finanziato con fondi pubblici, a "Torretta
Antonacci", come è stato ribattezzato il Gran Ghetto proprio grazie a
questi soggetti, bisogna pagare un pizzo ai loro amici. E quindi, chi
non può permetterselo, chi si rifiuta o semplicemente chi non è nelle
loro grazie, dorme in baracca, con tutti i rischi del caso. Chi oggi
chiede case, documenti e contratti ha sempre boicottato le lotte
autorganizzate che avevano queste come rivendicazioni centrali, e lo ha
fatto per biechi interessi personali e di parrocchietta.
Questi
stessi imprenditori del disagio tacciono di fronte alle denunce di
aggressioni razziste, portate in piazza dai lavoratori delle campagne lo
scorso 11 giugno, perchè appunto non possono capitalizzarle. Tacciono
delle connessioni tra quel che accade nei ghetti del Made in Italy e
quel che accade alle frontiere d'Europa, dal Marocco alla Libia alla
Grecia. Tacciono dell'inutilità dei lauti finanziamenti del PNRR su cui
sperano di mettere le mani. I diretti e le dirette interessate hanno
ribadito più volte, non ultima nell’incontro con vice-prefetto e capo
dell’ufficio immigrazione tenutosi a Foggia lo scorso 11 giugno, la
necessità di essere coinvolti nei processi decisionali per soluzioni che
impatteranno, ancora una volta e direttamente, le loro vite, nel
silenzio di chi oggi si indigna a singhiozzo, ipocritamente, rispondendo
ad un calcolo.
Basta
speculare sulla pelle dei lavoratori e delle lavoratrici immigrate: per
non essere complici dei padroni e dello stato, la strada è una sola. Scendere in strada a fianco di chi da anni chiede il riconoscimento di tutele minime...
Case, documenti, contratti!
Basta morti e violenza razzista!
Rest in Power Yusupha
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