lunedì 8 agosto 2011

pc 8 agosto - Nardò: Dal Tavolo di oggi niente veri risultati. Continua la lotta!





Resoconto dalla delegazione dello Slai cobas per il sindacato di classe di Taranto, presente a Lecce per l'intera giornata.

“Quando siamo arrivati alle 10,30 sotto la Prefettura non c'era nessuno, l'incontro infatti era stato spostato ad una sala della Provincia; vi era un gruppo di immigrati nigeriani e sub sahariani venuti da una struttura di agriturismo di Castiglione, insieme a compagni antirazzisti del leccese, per portare solidarietà e avevano uno striscione “Patria è il mondo intero”. Verso le 13 però sono andati via.
Verso le 11,45 sono arrivati gli immigrati braccianti da Nardò, un centinaio. La maggior parte è del Camerun e del Ghana, una decina sono tunisini. Insieme vi era una delegazione della Cgil, e le associazioni di volontari del campo di Boncuri di Nardò. Gli immigrati hanno portato striscioni: “Ingaggiami contro il lavoro nero”, “Contro lo sfruttamento e la discriminazione dei lavoratori – braccianti Nardò”, vi era poi un terzo striscione della Flai Cgil.
La nostra delegazione dello Slai cobas per il sindacato di classe di Taranto ha portato, insieme alle nostre bandiere, un comunicato di sostegno alla lotta che è stato subito richiesto e apprezzato dai braccianti immigrati.
Abbiamo parlato subito con Ivan Savagnet, il rappresentante riconosciuto della lotta, che ci ha raccontato dello sciopero e delle loro richieste. Dopo che Ivan è stato “preso” dai giornalisti delle televisioni locali e anche nazionali (“Presa diretta”), abbiamo anche parlato con i volontari di una delle due associazioni “Brigate di solidarietà attiva” che ci hanno spiegato la situazione, come gli immigrati si sono organizzati, ecc.
Dopo un po' la delegazione dei rappresentanti della Cgil e dei lavoratori immigrati, è salita per l'incontro.
L'attesa è stata lunga, quasi tre ore, in generale in un clima tranquillo, di discussione. Qualcuno si lamentava anche della gestione del campo, e un tunisino ha aggiunto: “hanno avuto 300 mila euro per la gestione del campo”.
Verso la fine la lunga attesa ha fatto montare un po' di rabbia tra gli immigrati: “dobbiamo fare come Rosarno” – dicevano alcuni; “o scendono subito o...”. Mentre i volontari facevano da 'calmieri'.
Dopo poco la delegazione è scesa e ha preso la parola subito Ivan: “ci hanno preso in giro – ha denunciato - non hanno dato niente. La giornata di oggi è stata totalmente negativa. Propongo di fermarci qui in presidio, non tornare a Nardò!”.
La rappresentante della Flai Cgil salita in delegazione da un lato ha detto: “se volete, va bene, rimaniamo qui”, ma dall'altro ha cercato di dare un giudizio positivo sull'incontro “perchè ha recepito le liste di prenotazione, dà trasparenza, trasformando gli immigrati da fantasmi in persone ufficialmente registrati al CTI, frena la mafia dei caporali; il 2° punto del verbale uscito dall'incontro ottiene che il Comune di Nardò si faccia carico del trasporto nelle campagne, togliendo l'odioso balzello di 5 euro a corsa ai caporali”.
In realtà questo verbale da un lato contiene punti, come il trasporto pubblico, già varato in altre realtà, vedi proprio nella provincia di Taranto, e dimostratosi assolutamente inutile a superare il caporalato – d'altra parte, come ha denunciato Ivan, anche questo punto che sembra il più concreto e immediato è ancora da discutere col Comune che dovrebbe avere la competenza con risorse da regione e provincia; dall'altro, per il rispetto delle 'liste di prenotazione', e il tentativo attraverso queste di superare il passaggio dal caporale, rinvia ad accordi con le associazioni imprenditoriali. Ma la delegazione che oggi era assente era proprio quella degli agricoltori. Alla fine dell'incontro vi è stato solo un generico impegno a convocare le aziende entro tre giorni.
Inoltre il verbale non fa cenno alla questione più importante, la questione salariale che è invece la prima cosa che chiedono gli immigrati -come diceva un immigrato: “io sto qui perchè non è giusto, civile lavorare tante ore per pochi soldi, perfino in Africa mi trattano meglio...”.
Dopo un po' ha preso la parola un dirigente della Cgil che cercava di convincere i braccianti immigrati ad andare via, al campo, o spostando il presidio alla Confagricoltura, col discorso: “abbiamo ottenuto dei risultati qui ora dobbiamo ottenerli dalle Associazioni datoriali, per cui spostiamoci lì”.
Ma tra gli immigrati non c'era nessuno d'accordo con la Cgil. Ivan e i braccianti hanno detto: “No, rimaniamo qui finchè non si hanno risultati concreti: contratto subito a condizioni eque. Finora vi sono state solo parole. La stagione sta finendo, e noi non stiamo lavorando. Se non abbiamo una soluzione concreta subito, avremo forse domani una vittoria ma la stagione intanto è finita”.
Tra gli immigrati vi è sostanzialmente unità, Ivan è riconosciuto e seguito. Certo pesa molto il fatto che quelli che sono rimasti a portare avanti la lotta sono questi 100, e gli altri stanno lavorando.

I volontari della Brigata non hanno firmato il verbale dell'incontro per rispetto delle decisioni degli immigrati; mentre gli altri dell'associazione Finis Terrae, illudendosi sull'inchiesta della Dia, pensano ad un altro esposto.

La conclusione della giornata di oggi l'ha detta Ivan, quando con determinazione ha annunciato che “noi continueremo la lotta!”.

La delegazione dei compagni di Taranto dello Slai cobas per il sindacato di classe.

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