giovedì 31 marzo 2011

pc 31 marzo - la posizione dei compagni MPP, organismo generato del partito comunista del Perù sull'aggressione alla libia

Proletari di tutti i paesi, unitevi!

Appoggiare la lotta del popolo arabo!
Condannare l’intervento militare dell’imperialismo yankee e il piano di spartizione della Libia

Denunciamo l’aggressione militare dell’imperialismo yankee contro la Libia

Denunciamo che questa nuova aggressione contro un paese oppresso ha per obiettivo, tra gli altri, assicurare il controllo delle fonti strategiche di materie prime e di energia nella regione. Gli imperialisti non si preoccupano affatto della sorte del popolo arabo, né di nessun altro, e neppure che il popolo della Libia e degli altri paesi arabi subiscono regimi fascisti e genocidi, come Gheddafi in Libia, non glie ne è mai importato un fico secco. Ora, in concreto, l’imperialismo sta approfittando dello sviluppo della crisi in corso nei paesi arabi per perseguire i propri obiettivi di unica superpotenza egemone, di fronte alla minaccia da parte dell’altra superpotenza nucleare, la Russia, che ha aumentato la sua presenza in quella parte il mondo e, soprattutto, alla crescente minaccia del social-imperialismo cinese, i cui rappresentanti "girano Africa col portafoglio aperto per comprarlo tutto”.

Questa aggressione militare imperialista rivela, ancora una volta, gli obiettivi reali di tutta la retorica del governo del genocida Obama sulla sua “nuova dottrina di sicurezza nazionale”, la cosiddetta “dottrina Obama”. Come qualcuno ha osservato, essa contiene “una serie di linee guida flessibili”, “che non impediscono, in ogni momento, di applicare quella più conveniente” per difendere l'egemonia globale dell'imperialismo yankee, che cerca di nascondere la sua natura aggressiva e interventista con espressioni come “non dettiamo soluzioni, difendiamo i nostri valori”, vale a dire usare a proprio vostro i conflitti esistenti nei diverso paesi e regioni per imporre il proprio piano di nuova ripartizione del mondo. Dunque, essa è la continuazione della guerra di aggressione imperialista contro popoli del Terzo Mondo sviluppata da Bush.

Sotto la copertura della "difesa dei nostri valori", ha usato a proprio vantaggio le situazioni di crisi come quella che si sta vivendo in Nord Africa e negli altri paesi arabi prima intervenendo politicamente, in Egitto e Tunisia, ora lanciando un intervento militare diretto contro la Libia. Nel frattempo, i suoi servi sauditi invadono il Bahrain, i fascisti sionisti di Israele incrementano la loro azione genocida contro il popolo palestinese e gli stessi Yankees intervengono ancora in Yemen.

I paesi del Nord Africa e gli altri paesi arabi, in quanto paesi semi-feudali e semi-coloniali, sono travolti da una crisi generale che si aggrava di pari passo con la crisi imperialista mondiale, che viene scaricata su di loro, proprio per loro condizione di paesi oppressi e aumenta sia l'oppressione e la miseria le masse, sia le loro proteste e lotte. Inoltre, l'intensificazione delle contraddizioni inter-imperialiste acuisce la lotta tra le fazioni delle classi dominanti locali. Ciò acuisce il conflitto tra la fazione compradora e la fazione burocratica della grande borghesia per il controllo dell'apparato dello Stato, a partire dell'Esecutivo.

Le masse si mobilitano eroicamente, come espressione dello sviluppo della situazione rivoluzionaria ma manca il partito comunista

Nella nostra collina, come espressione dello sviluppo della situazione rivoluzionaria (condizioni oggettive), le masse spingono le loro lotte, contribuendo allo sviluppo della nuova grande ondata della rivoluzione proletaria mondiale. Le masse di questi paesi hanno sempre lottato, e oggi a maggior ragione, contro le tre montagne che li opprimono: l'imperialismo, semi-feudalesimo e il capitalismo burocratico. Queste lotte si esprimono in tutto il loro eroismo e odio contro governi fascisti, genocidi e corrotti, che per lo più sono alla testa di questi stati. Ma per quanto eroiche siano queste lotte, come in questa occasione, al massimo arrivano a rovesciare il tiranno di turno, cioè che si imponga l’una o l’altra fazione con i propri rappresentanti mentre il popolo non ottiene nulla di significativo; la rivoluzione democratica contro le tre montagne che lo opprime non avanza, non perché manchi un movimento di masse pronte ad qualsiasi sacrificio per liberarsi, ma perché manca un partito rivoluzionario in grado di dirigerle, cioè un Partito Comunista che, applicando il marxismo-leninismo-maoismo, principalmente il maoismo, alle condizioni concrete della rivoluzione in quel paese, avvii e sviluppi la guerra popolare per portare a termine la rivoluzione democratica. Nella situazione attuale le masse sono sempre più terreno di conflitto tra rivoluzione e controrivoluzione. Quel che reazione e l'imperialismo cercano di fare è porre movimenti di massa alla loro coda, per i loro scopi nefasti.

Anche se questa è la situazione attuale per il popolo e la rivoluzione nei paesi arabi, comunque i più avanzati della classe e del popolo, faranno un bilancio della lotta in corso e dei suoi risultati e così matureranno le forze che devono costituire o ricostituire il Partito comunista per portare avanti la rivoluzione democratica, sviluppando e trasformando le lotte esistenti in guerra popolare di resistenza contro l'imperialismo. Vedranno ancora una volta che senza la direzione del Partito la Rivoluzione Democratica non può avanzare, che, salvo qualche risultato passeggeri, i frutti delle loro lotte finiranno nelle mani dei loro nemici. Cavalcandole, si installeranno in parlamento o al governo dello Stato (latifondista-burocratico asservito all'imperialismo), altri rappresentanti dell’una o l’altra fazione della grande borghesia nativa, lacchè al servizio dell’una o l’altra superpotenza o potenza imperialista. Per un ricambio delle autorità dello Stato oppressore per determinare chi da quelle cariche dovrà continuare a schiacciare le masse. Perché la fazione reazionaria vincente ponga le risorse naturali, la ricchezza del paese e la forza lavoro delle masse a disposizione dei suoi padroni imperialisti e di un pugno di parassiti del capitale burocratico.

La forma in cui interviene l’imperialismo yankee in questa crisi non è affatto nuova

L’intervento politico dell'imperialismo nelle situazioni di crisi come questa, per inquadrare il movimento di massa, è uno degli elementi della sua cosiddetta “guerra di bassa intensità”. Una strategia istituito sotto l'amministrazione Reagan per lottare per l'egemonia globale e agire da gendarme contro-rivoluzionario mondiale. Una delle sue componenti (intervento politico in situazioni di crisi), prescrive di imparare a ponderare correttamente la situazione, in modo che, se necessario, un dittatore odiato sia eliminato, purché il regime rimanga. L’ideale sarebbe che elementi originari dello stessi regime cambino campo all’ultimo minuto, e si presentino come gli alfieri di un regime alternativo che garantiscono la stabilità dello Stato impossessandosi di parte della credibilità dell'opposizione. Così, gli Stati Uniti possono anche sostenere fino all'ultimo un regime impopolare, incoraggiare lo sviluppo descritto e, comunque, pretendere per sé la credibilità (vedi Fred Halliday, "La Dottrina Reagan e il Terzo Mondo" in Transnational Institute (TNI), Amsterdam, 1987). Oggi, come si vede, questa componente di questa strategia viene applicata alla crisi in Africa settentrionale per spingerla verso una via d’uscita favorevole ai loro piani, indirizzandola, si può dire, secondo manuale (esattamente come indicato dalla dottrina degli anni 80 del secolo scorso). Così si stanno attivando per evitare che in Tunisia, Egitto, ecc, dalle mobilitazioni delle masse possa produrre un regime o una situazione che pregiudica i loro interessi. Stanno usando la guerra a bassa intensità per un cambio di governo, secondo le condizioni che si presentano in ciascun paese arabo, che spinga al potere statale la fazione compradora della grande per essere quella che guida i cosiddetti “cambiamenti democratici e lo sviluppo economico”. Così come annunciato da Bush all'inizio della guerra in Iraq. Ossia un cambio di governo che diriga la privatizzazione di tutto quello che è oggi nelle mani di quegli stati ma anche di quello che, a causa della “corruzione”, si è concentrato nelle mani di quei “tiranni” per spartirlo tra una manciata di sanguisughe imperialiste e locali e, chiaro, soprattutto tra i monopoli yankee e i loro lacchè. Così l'imperialismo yankee e i servili eserciti di Egitto e Tunisia, hanno agito da campioni del cambiamento; poi, nelle condizioni create dal loro intervento politico, intervenire militarmente e aggredire la Libia col pretesto di proteggere i civili dal fascista e genocida Gheddafi (ma punto principale non è rovesciarlo, hanno ammesso) e frazionare il paese.

Gli imperialisti yankee stanno realizzando i loro piani di estendere laa guerra di aggressione imperialista in tutta l’Africa

Come abbiamo sottolineato nella nostra dichiarazione del marzo 2003, quando condannammo la guerra di aggressione contro l'Iraq, l'imperialismo yankee sta estendendo all'Africa la guerra di aggressione. Questa aggressione è diretta militarmente dall’Africom, delle Forze Armate USA di cui Obama che è il comandante supremo.

Oggi lo fanno utilizzando la “multilateralità” per dare broglia sciolta ai loro piani aggressivi e dare cercare di coprire la violazione della “Carta dell’ONU”, che vieta l'intervento e la violazione della sovranità dei paesi, stanno cioè violando lo stessi diritto internazionale. Gli imperialisti yankee usano l’ONU, la Lega Araba e l'Unione africana come meri strumenti da prendere se sono utili e abbandonare, quando non servono.

Il coinvolgimento di altre potenze imperialiste nella “Operazione Alba d’Odissea", avviene nel pieno di un’accesa contesa per il bottino, prima di aver raggiunto gli loro obiettivi e tra dichiarazioni contraddittorie degli attori principali, calibrate per cercare nascondere i loro oscuri fini. Nonostante la teatralità con cui alcuni capi dei paesi interventisti hanno presentato l’intervento come una propria iniziativa, non possono nascondere che è un intervento dell'imperialismo yankee, guidato da Africom, e con l’impiego della NATO. Per il primo ministro d'Inghilterra Cameron, come per gli altri paesi imperialisti che partecipano alle azioni militari contro la Libia, “il cavallo di battaglia” che cavalcano per eliminare il tiranno Gheddafi e aiutare i “ribelli” libici è quello cha assicura loro il controllo del petrolio e gas di questo paese, ma Cameron cerca di usarlo anche per mascherare il fallimento del suo governo nel dare impulso all’economia, contenere il deficit pubblico e combattere l'inflazione col pretesto dell’alto prezzo del petrolio. Mentre le bombe cadono sulla Libia, il suo governo presenta una nuovo finanziaria anti-popolare. Quel “nano” sanguinario di Sarkozy, a capo dell’imperialismo francese, cerca di presentarsi come il capo politico dell’aggressione, quando lui e Berlusconi, a capo dell'imperialismo italiano, in occasione di questa crisi si sono trovati in difficoltà a causa dell’intervento politico USA secondo la “guerra a bassa intensità”: il primo scavalcato in Tunisia, l’altro battuto in Libia.

Non lasciamoci ingannare, è la Africom USA che ha la responsabilità di guidare l'attacco, che è nella sua area di comando, mentre sulle forze NATO e degli altri burattini coinvolti in questa aggressione, cadranno le responsabilità delle violazioni per aver ecceduto la già illegittima risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza ONU. Per questo dichiarano: “La NATO avra la responsabilità delle operazioni militari, ma la direzione politica sarà di tutti i partecipanti”. L'imperialismo yankee, e il suo capo Obama, cercano così di non apparire pubblicamente i responsabili della gestione dell’aggressione. Così sta bene anche a Sarkozy, per guadagnare consensi elettorali e cercare di risollevare le sue quotazioni in picchiata nel processo elettorale in corso e per le prossime elezioni presidenziali in Francia del 2012. Nelle settimane precedenti, in Francia si diceva che “solo una guerra può salvare Sarkozy” e ora ha la sua “guerra”. Questo "nano" sanguinario è esperto in interventi per proteggere “i diritti umani dei civili” in violazione di tutte le norme del diritto internazionale. Nel luglio dello scorso anno inviò truppe francese in Mali, camuffate sotto la bandiera di uno delle sue semi-colonie, la Mauritania, per salvare un cittadino francese. L'operazione fallì ma produsse comunque danni collaterali uccidendo 6 persone. Era una palese violazione della sovranità del Mali, sua ex colonia, e una chiara sfida al rivale nella regione, gli USA, che già “assistevano” militarmente l'esercito di quel paese. In precedenza Sarkozy era intervenuto anche nell'ex colonia francese del Ciad per far uscire di prigione un gruppo di francesi e spagnoli accusati di rapire bambini. L'imperialismo francese mantiene in Costa d'Avorio 5mila soldati, come “caschi blu” ONU presunti supervisori “dell'accordo di pace”. L'imperialismo francese e l'imperialismo yankee lottano accanitamente per il dominio del continente africano.

Oltre a questi imperialisti “va segnalato il ruolo determinante e sempre più rilevante della Cina in Africa”. Il suo impatto politico ed economico si fa sentire in almeno 48 dei 53 stati africani, anche se questa volta, insieme a Russia e Germania si è astenuta nella votazione della risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza ONU. Così, con la sua diplomazia zigzagante, la Cina cerca di confermarsi come l'alternativa, sicura che i rivali finiranno inesorabilmente intrappolati. La Russia si è astenuta, usando la Libia come pedina di scambio. Non a caso il 9 marzo il vicepresidente yankee Biden, Medvedev e Putin, hanno tenuto colloqui sulla Libia, sulla WTO e sul trattato di Star-3.

L'imperialismo tedesco kantianamente si astiene e il capo del governo, la Merkel, ha annunciato che truppe tedesche avvicenderanno gli equipaggi degli aerei AWACS e le truppe delle forze speciali Nato operanti in Afghanistan e Pakistan, per permetterne l’impiego nell’aggressione alla Libia.

Denunciamo l’obiettivo immediato dell’aggressione imperialista non è cacciare il fascista genocida Gheddafi ma dividere la Libia

L’esistenza di Gheddafi permette agli imperialisti di giustificare la divisione del paese in zone di influenza. Seguendo i loro piani oscuri, gli imperialisti pianificano lo smembramento del paese. A questo scopo si annuncia che Francia e Inghilterra hanno una “proposta di pace”, che non può essere altro che l’invio di truppe come “caschi blu” ONU a occupare il paese. Ciò in concreto significherà la divisione del paese tra una parte controllata dalle forze “ribelli” dell'opposizione, divisa a loro volta divise tra i sostenitori della superpotenza e delle varie potenze imperialiste attaccanti, cui andranno i territori più ricchi di petrolio e gas, e le forze del fascista genocida e traditore Gheddafi, patrocinato da altre potenze imperialiste, cui resterà la parte meno ricca di petrolio e gas. Inoltre, gli imperialisti yankee con la totale militarizzazione di questa parte del Mediterraneo, raggiungono l’altro loro obiettivo dell’intervento nella crisi in Nord Africa, guadagnare posizioni strategiche per continuare a sviluppare i suoi piani di egemonia.

Siamo sicuri che l'aggressione imperialista e questi piani si scontreranno ogni giorno di più con l'eroica resistenza del popolo della Libia e tutti i popoli arabi e scatenerà l’odio in tutti i popoli del mondo. Il popolo di questo paese, schiacciando i lacchè degli imperialisti, lottando per l'unità nazionale e persistendo nella guerra di resistenza, assesterà colpi contundenti agli aggressori raggiungerà alla fine la vittoria e l'imperialismo yankee e tutti gli altri imperialisti saranno certamente sconfitti.

Servendo questo percorso per garantire la marcia vittoriosa della guerra di liberazione e il compimento della rivoluzione democratica, spetta ai rivoluzionari di questi paesi assumere il maoismo, assimilarlo, incarnarlo e applicarlo per costituire o ricostituire il partito comunista, secondo i casi, come partito marxista-leninista-maoista per dare impulso alla lotta armata di resistenza, combattendo per dirigerla per trasformarla in guerra popolare di resistenza contro l'imperialismo, schiacciare le tre montagne che opprimono il popolo: l'imperialismo, il semi-feudalesimo e il capitalismo burocratico, lottando implacabilmente contro il revisionismo, e come parte e al servizio della rivoluzione mondiale.

Appoggiare il popolo arabo!

YANKEE GO HOME!

Movimiento Popular Perú, Marzo 2011

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