Abbiamo appoggiato sin dall'inizio l'appello per il 29-30 di UDAP/GPI per la loro partecipazione allo sciopero generale del 29 e di appello alla manifestazione del 30 - abbiamo appoggiato la lettera di udap/GPI per una manifestazione unitaria pur schierandoci comunque in caso di divisione per la partecipazione alla manifestazione indetta da udap/gpi perchè in continuità con il 5 ottobre
questo appello invece cambia le cose
lo sciopero generale è patrimonio dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali che lo indicono ed evidente che la solidarietà alla palestina, la lotta al decreto sicurezza, la lotta contro la guerra ne devono far parte - ma chiaramente si tratta di uno sciopero generale con tutte le rivendicazioni generali dei lavoratori in questa fase contro tutti gli attacchi di padroni e governo ai lavoratori e le masse popolari
cambiare le carte in tavola su questo trasformarlo in uno sciopero della rete non corrisponde nè agli interessi dei lavoratori e delle masse popolari - nè dell'estensione della solidarietà alla palestina e alla lotta contro i decreti e del governo - ma diventa una operazione gruppettara travestita di stampo volgarmente egemonista -
per cui sul 29 resta importante la massima partecipazione allo sciopero generale e alle manifestazioni possibili che vi potranno essere nelle varie città
circa la manifestazione del 30 occorre continuare a far di tutto per una unica manifestazione nazionale
29
– 30 novembre: due grandi giornate di lotta contro guerre e
genocidio, DDL-1660, governo Meloni
Un'ondata reazionaria
e razzista sta attraversando tutto l'occidente. L'elezione di Trump
alla Casa Bianca rafforza i venti di guerra, in particolare in Medio
Oriente, con il sostegno totale al genocidio dei palestinesi a Gaza e
all’illimitato espansionismo dello stato sionista.
L’Unione europea di
von der Leyen non è da meno, scatenata nella corsa agli armamenti e
la decisione di prolungare lo scontro armato con la Russia a tempo
indeterminato.
A fare le spese di
questo “nuovo corso” degli imperialismi occidentali, in evidente
perdita di egemonia, continueranno ad essere – oggi come ieri –
il proletariato e le masse oppresse di tutto il mondo: con il sangue
delle migliaia di vittime delle loro bombe o, in occidente, con uno
sfruttamento intensificato, l’impoverimento e la repressione
imposti dall'economia di guerra.
Il governo Meloni è,
sotto ogni aspetto, l’espressione in Italia di questa tendenza
generale: con la sua politica economica tutta a favore dei padroni
grandi e piccoli; con il suo piano di deportazione degli immigrati;
con il suo tentativo di instaurare uno stato di polizia attraverso un
DDL Sicurezza che criminalizza ogni forma di lotta e di dissenso
sociale, ecologico, sindacale e politico. È quella che noi chiamiamo
la guerra interna, l’altra faccia della guerra esterna, contro
chiunque non abbassa la testa davanti ai loro piani di miseria,
sfruttamento e morte.
Questo brutale
attacco sta cominciando a ricevere la risposta di lotta che merita.
In questi mesi le
piazze di tutto il mondo si sono riempite di milioni
lavoratori/lavoratrici, studenti/esse e attivisti/e in risposta
all'infame carneficina condotta dal sionismo nella striscia di Gaza,
alla complicità dell'intero occidente con il regime coloniale e
suprematista di Israele guidato da Netanyahu e a sostegno dell'eroica
resistenza del popolo palestinese.
In Italia, grazie
soprattutto alle realtà della sinistra palestinese e agli/alle
internazionalisti/e, questa mobilitazione si è allargata alla
denuncia generale della guerra e dell'economia di guerra. Si è
scaldata incontrandosi con le lotte dei lavoratori, in primis quelli
della logistica, contro i salari da fame e le politiche di
supersfruttamento portate avanti dai padroni e dal governo. Ne sono
prova: gli scioperi e le manifestazioni di novembre 2023 e di inizio
2024, con il grande corteo di Milano del 24 febbraio; le tante
iniziative contro i traffici di armi e la Leonardo; il blocco dei
porti di Genova e Salerno; le proteste nelle università contro gli
accordi tra Italia e Israele; infine, la due giorni di scioperi e
cortei del 18-19 ottobre e lo sciopero degli studenti del 15
novembre.
Il prossimo 29
novembre gran parte del sindacalismo di base ha indetto una nuova
giornata di sciopero generale nazionale, che coinciderà con uno
sciopero indetto da CGIL e UIL contro le misure economiche del
governo. Il fatto che due delle tre principali organizzazioni
sindacali chiamino alla mobilitazione, dopo essere state per più di
un anno a guardare, è la riprova che le condizioni di vita della
massa dei lavoratori sono sempre più insostenibili – anche per il
ruolo nefasto svolto in questi anni dalle burocrazie confederali.
Per questo pensiamo
che lo sciopero del 29 e il corteo del 30 novembre a Roma, lanciato
dalle realtà palestinesi a sostegno della resistenza, contro la
guerra e contro il DDL Sicurezza, siano due momenti inscindibili di
un'unica lotta. Solo rafforzando l'opposizione di classe al governo
sarà possibile potenziare la mobilitazione a sostegno delle masse
oppresse palestinesi; solo assumendo la lotta alla guerra,
all'economia di guerra, al colonialismo e alla pulizia etnica in
corso in Palestina, sarà possibile andare alla radice delle cause
dei salari da fame, dei morti sul lavoro, dei rinnovi
contrattuali-bidone, delle leggi liberticide e repressive contro chi
lotta.
Come Rete Libere/i di
Lottare, GPI e UDAP, facciamo appello a tutte le forze che in questi
mesi sono state in piazza, mosse da una genuina avversione ai piani
di barbarie del capitalismo, perché queste due giornate vedano il
rilancio di una mobilitazione unitaria e realmente di massa contro il
governo della guerra e del DDL-1660, per porre fine al genocidio in
Palestina e mettere in discussione dalle fondamenta questo sistema
che si nutre della distruzione, dello sfruttamento e dell'oppressione
dell'uomo sull'uomo.
Lavoriamo affinché
lo sciopero del 29 novembre abbia la massima forza, estensione ed
efficacia.
Sabato 30 novembre
tutte/i a Roma, parco Schuster, ore 14, per fermare le guerre
imperialiste, il genocidio, il DDL-1660, contro il governo Meloni,
per l'unificazione delle resistenze di classe e anticoloniali nel
mondo.
Rete
Libere/i di lottare contro il DDL 1660 – GPI – UDAP