Questo giovedì riportiamo interventi/dibattito avvenuti nelle riunioni del circolo operaio di Bergamo - L'abbiamo diviso in due parti, oggi pubblichiamo la prima parte, il prossimo lunedì la seconda.
Qui, dopo un intervento dei compagni di proletari comunisti per mettere in luce i passaggi principali del testo di Marx, si è svolto un vivace dibattito, con vari interventi degli operai.
Al di là del merito della discussione, ciò che vogliamo sottolineare è l'approccio degli operai in questa esperienza di Formazione operaia, che è nuova, che è controcorrente, che non è scontata, con aspetti positivi e limiti inevitabili, ma che serve a tutti i lavoratori, lavoratrici che hanno coscienza di classe per prendere nelle loro mani la scienza di parte proletaria.
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“Le
lotte di classe in Francia” è il primo tentativo di spiegare da un
punto di vista di classe e con una concezione materialistica quello
che è successo nella storia.
Marx
spiega come gli operai si trovano nella storia della lotta di classe
a divenire il soggetto principale di una rivoluzione (borghese), di
cui è protagonista ma che non gli appartiene.
Quindi,
la necessità per il proletariato di costruire una sua autonomia da
tutte le altre classi, attraverso la sua organizzazione, il suo
programma e lotta indipendente.
Inquadriamo
brevemente il periodo storico. E' il 1848 periodo che ha sconvolto
mezza Europa
percorsa da moti rivoluzionari; per la Francia è il terzo, dopo il 1830 e prima il 1789 con la presa della Bastiglia. Periodo di crisi e speculazioni, con la stessa borghesia industriale che non vedeva di buon occhio il governo dell'aristocrazia finanziaria che distraeva risorse pubbliche per i suoi interessi specifici e non lasciava risorse per quello che i padroni volevano per i loro affari.
percorsa da moti rivoluzionari; per la Francia è il terzo, dopo il 1830 e prima il 1789 con la presa della Bastiglia. Periodo di crisi e speculazioni, con la stessa borghesia industriale che non vedeva di buon occhio il governo dell'aristocrazia finanziaria che distraeva risorse pubbliche per i suoi interessi specifici e non lasciava risorse per quello che i padroni volevano per i loro affari.
Il 22
febbraio del '48 ci fu una prima rivolta, Luigi Filippo, il monarca
dell’epoca, rinunciò a soffocarla con le armi e abdicò dopo due
giorni, il 24 febbraio; si instaurò un governo provvisorio
rivoluzionario, e il 4 maggio venne dichiarata la 2° Repubblica.
Questo
passaggio fu fatto da forze politiche eterogenee che avevano
abbattuto la monarchia, ma si scontrarono subito sul campo delle
riforme sociali. Il governo conservatore uscito dalle elezioni del 23
aprile non aveva intenzione di accettare le richieste degli operai
parigini che insorsero di nuovo il 23 giugno. La loro rivoluzione fu
repressa nel sangue dal generale Cavaignac, e il governo, confermando
la sua natura antioperaia, abolì la libertà di stampa, di critica,
abolì la libertà di sciopero, pose il divieto di critica del
governo, sciolse i club pubblici che non erano altro che forme di
organizzazione degli operai.
Dal
febbraio al giugno 1848 siamo in una fase iniziale in cui il potere
borghese è nelle mani della frazione dell’aristocrazia
finanziaria: i banchieri, che, attraverso il disavanzo dello Stato,
attraverso la speculazione, traggono la fonte principale del loro
arricchimento.
In
questa situazione la principale opposizione era la borghesia
industriale e tutte le altre classi non potevano che muoversi dentro
questa dinamica principale del contrasto di classe, tra borghesia
finanziaria e borghesia industriale.
Piccola
borghesia e contadini erano del tutto escluse dal potere politico e
queste diverranno protagoniste solo spinte dal proletariato. Ma una
volta che la spinta del proletariato si esercita, essi non potranno
che essere gli strumenti del conflitto reale per soffocare le
aspirazioni e la lotta del proletariato.
Al
centro del conflitto vi era l’indebitamento dello Stato e il
disavanzo dello Stato; questo portava alla rovina una massa di
capitalisti più piccoli e l’arricchimento dei banchieri. Ogni
riforma naufragava davanti all’influenza dei banchieri; era
l’aristocrazia finanziaria che "faceva le leggi, dirigeva
l’amministrazione dello Stato, disponeva di tutti i pubblici poteri
organizzati, dominava l’opinione pubblica coi fatti e con la stampa
in tutto gli ambienti.”
Questo
dominio doveva essere rotto dalla borghesia industriale che vedeva
compromessi i propri interessi, dalla piccola borghesia che era
moralmente sdegnata visto che la finanza campava sulla miseria della
popolazione e dalla classe dei contadini che ne era repressa e
taglieggiata.
Dagli interventi degli operai:
Questo
ci fa capire che con il controllo della macchina del potere le cose
cambiano velocemente. Ad esempio, una cosa è quando un Salvini
diceva le cose come capo del partito di opposizione, altra cosa è
quando le dice come ministro degli interni, le dinamiche cambiano
rapidamente e i passaggi diventano più veloci.
Quanto
descritto da Marx rispecchia le dinamiche attuali. Miseria della
popolazione vuol dire che le risorse dello Stato non vengono spese al
servizio delle masse ma vanno in altra direzione; l’entità del
gettito fiscale non viene messo per sviluppare per esempio la sanità
ma va alle banche, i soldi vengono usati per comprare gli F35 o per
inviare i militari in Libia a difesa degli interessi dei padroni che
vogliono il petrolio a basso prezzo, ecc.
La
borghesia insegna la sua storia. Una volta si era ignoranti mentre
adesso che c’è istruzione e si è più ignoranti di allora. Il
problema è che anche l’istruzione è di parte, oggi sono i padroni
direttamente che sono nelle scuole in varie forme (ultimo
scuola-lavoro).
Oggi
la scuola non vuole insegnare vuole inquadrare come delle pecore, la
scuola è programmata a livello borghese, in riga e niente spirito
critico.
Ma
avrai una tua testa che ti faccia capire ad esempio il perché
succede una guerra?
Per
la classe operaia un altro punto importante da comprendere è quando
Marx spiega che non è attraverso la vittoria che il proletariato
impara, ma è attraverso sconfitta che si attrezza per fare veramente
la guerra.
Ad
esempio, nel libro c’è il passaggio dell’Assemblea provvisoria:
gli operai si illudono e chiedono il Ministero del lavoro, che fino a
quando c’è il capitalismo è il ministero dello sfruttamento del
lavoro salariato degli operai. Infatti quello che gli viene concesso
è un vero e proprio ministero dell’impotenza, il Ministero del
Lussemburgo, relegato fuori dal potere esecutivo, che quindi non può
decidere nulla…
Marx
mette in guardia che non ci sono facili soluzioni e che la vittoria
può venire solo imparando dalle sconfitte, liberandosi delle
illusioni. Il proletariato era andato al seguito della borghesia, e
pur avendo una forza e avendo giocato un ruolo per la rivoluzione,
gli operai erano stati solo usati come spinta; nonostante ciò si
illudono che quel ministro o ministero possa servire alla causa degli
operai, ma la società borghese è fondata sullo sfruttamento degli
operai e di conseguenza il governo fa le leggi per mantenere questo
sfruttamento.
Certo
oggi ottieni qualcosa, domani lo perdi, ma tutti vediamo che oggi è
peggio di 20 anni fa, il padrone comanda tu vai al lavoro e quando
torni a casa distrutto fai fatica a campare con lo stipendio che ti
danno. Qui c’è il problema di chi si illude che in questa società
ci possa essere una soluzione. (CONTINUA)
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