Lo studio di tutti e tre i testi è quindi indispensabile ad
ogni compagno che deve misurarsi con la politica e la scienza della rivoluzione, con l’ambizione di essere, per usare un termine attuale, “capo politico” di essa, inteso però non come persona ma come
organizzazione e incarnazione di essa.
Oggi più che mai questo studio è necessario in una fase di confusione reale e indotta e di difficoltà per le avanguardie proletarie e spesso anche rivoluzionarie di autonomia di analisi di classe e di "rotta politica".
Quello che è importante nello studio
degli scritti storici di Marx è cogliere il senso e la sostanza
degli eventi, come eventi esemplari, magistralmente analizzati ed
espressione della lotta di classe.
In Francia a quell’epoca come
laboratorio – gli eventi sfoceranno nella Comune di Parigi – in
forme eterne, ieri, oggi e domani, negli sviluppi della lotta di
classe.
In questi testi vi è la scienza della
politica e la sua base effettiva. Scienza
della politica che si fa organizzazione, Partito, strumento e guida della
lotta di classe e della lotta tra le classi che esiste al di fuori
del Partito, e in cui il Partito è solo lo strumento per restituire
alle avanguardie e alle masse, uno "stato
maggiore", da cui non dipende la lotta di classe ma l’esito di essa.
La scienza è scienza, si studia e si
assimila con sforzo e passione. La scienza della rivoluzione non è
un libro, è vita, fusa con militanza ed esperienza, in cui noi non
siamo il “soggetto”; il soggetto è uno solo: la lotta di classe,
a cui i comunisti dedicano tutta la vita e tutte le energie
mentali.
Questa è politica per i rivoluzionari.
Questa è politica per i rivoluzionari.
Indichiamo nella lettura de “Il 18
brumaio di Luigi Bonaparte” - anche se sarebbe giusto leggerli
tutti e tre e cronologicamente – il testo che ci aiuta a capire il
fascio-populismo nella sua ascesa e nella sua trasformazione in
potere dello Stato, la sua forza e la sua debolezza, e il suo
particolare legame con le masse e con le classi (valeva per
Mussolini, valeva per Berlusconi, nel suo momento di auge, vale oggi
per il fascio-populismo a guida Salvini).
Nella prefazione, Marx esamina come lo
stesso avvenimento da lui analizzato nel ‘Il 18 brumaio’ viene
trattato e visto da due giganti dell’epoca, Victor Hugo e Proudhon.
La critica al primo è la critica a
tutti i democratici che vedono l’affermarsi, oggi diremmo, del
fascio-populismo come un fulmine al ciel sereno, come un atto di
violenza di individui, che ingrandisce i personaggi e gli dà una
potenza di iniziativa personale. Marx segnala che le cose non stanno
così e che non è così che si potrà combattere. Il Victor Hugo del
momento può essere il Saviano degli ultimi giorni. Proudhon invece spiega quello che
succede come il risultato oggettivo di quello che è avvenuto negli ultimi anni, finendo per fare di ciò che avviene un’apologia,
una circostanza inevitabile che, vista così, è difficile
combattere.
Marx e noi con lui, facciamo altro. Spieghiamo come le ragioni di quello che succede non stanno tanto nelle condizioni oggettive, ma nello sviluppo della lotta di classe che, dice Marx, “creò delle circostanze e una situazione che rese possibile ad un personaggio mediocre e grottesco (tali sono i Di Maio e Salvini di turno) di far la parte dell’eroe”.
E' con questa visione e mentalità che il
testo va letto e va impugnato oggi, perché abbiamo davanti la
necessità dell’agire.
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