giovedì 19 luglio 2018

pc 19 luglio - LEGGIAMO GLI SCRITTI STORICI DI MARX


Gli scritti storici di Marx - Le lotte di classe in Francia dal 1848 al 1850, Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte, La guerra civile in Francia - sono lo strumento scientifico, essenziale e definitivo dell’applicazione del pensiero e della teoria marxista alla politica, alle classi, alle dinamiche dello Stato, e, quindi, sono un’arma indispensabile della scienza della rivoluzione.
Lo studio di tutti e tre i testi è quindi indispensabile ad ogni compagno che deve misurarsi con la politica e la scienza della rivoluzione, con l’ambizione di essere, per usare un termine attuale, “capo politico” di essa, inteso però non come persona ma come organizzazione e incarnazione di essa.
Oggi più che mai questo studio è necessario in una fase di confusione reale e indotta e di difficoltà per le avanguardie proletarie e spesso anche rivoluzionarie di autonomia di analisi di classe e di "rotta politica".
Quello che è importante nello studio degli scritti storici di Marx è cogliere il senso e la sostanza degli eventi, come eventi esemplari, magistralmente analizzati ed espressione della lotta di classe.
In Francia a quell’epoca come laboratorio – gli eventi sfoceranno nella Comune di Parigi – in forme eterne, ieri, oggi e domani, negli sviluppi della lotta di classe.

In questi testi vi è la scienza della politica e la sua base effettiva. Scienza della politica che si fa organizzazione, Partito, strumento e guida della lotta di classe e della lotta tra le classi che esiste al di fuori del Partito, e in cui il Partito è solo lo strumento per restituire alle avanguardie e alle masse, uno "stato maggiore", da cui non dipende la lotta di classe ma l’esito di essa.
La scienza è scienza, si studia e si assimila con sforzo e passione. La scienza della rivoluzione non è un libro, è vita, fusa con militanza ed esperienza, in cui noi non siamo il “soggetto”; il soggetto è uno solo: la lotta di classe, a cui i comunisti dedicano tutta la vita e tutte le energie mentali.
Questa è politica per i rivoluzionari.

Indichiamo nella lettura de “Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte” - anche se sarebbe giusto leggerli tutti e tre e cronologicamente – il testo che ci aiuta a capire il fascio-populismo nella sua ascesa e nella sua trasformazione in potere dello Stato, la sua forza e la sua debolezza, e il suo particolare legame con le masse e con le classi (valeva per Mussolini, valeva per Berlusconi, nel suo momento di auge, vale oggi per il fascio-populismo a guida Salvini).

Nella prefazione, Marx esamina come lo stesso avvenimento da lui analizzato nel ‘Il 18 brumaio’ viene trattato e visto da due giganti dell’epoca, Victor Hugo e Proudhon.
La critica al primo è la critica a tutti i democratici che vedono l’affermarsi, oggi diremmo, del fascio-populismo come un fulmine al ciel sereno, come un atto di violenza di individui, che ingrandisce i personaggi e gli dà una potenza di iniziativa personale. Marx segnala che le cose non stanno così e che non è così che si potrà combattere. Il Victor Hugo del momento può essere il Saviano degli ultimi giorni. Proudhon invece spiega quello che succede come il risultato oggettivo di quello che è avvenuto negli ultimi anni, finendo per fare di ciò che avviene un’apologia, una circostanza inevitabile che, vista così, è difficile combattere.

Marx e noi con lui, facciamo altro. Spieghiamo come le ragioni di quello che succede non stanno tanto nelle condizioni oggettive, ma nello sviluppo della lotta di classe che, dice Marx, “creò delle circostanze e una situazione che rese possibile ad un personaggio mediocre e grottesco (tali sono i Di Maio e Salvini di turno) di far la parte dell’eroe”.

E' con questa visione e mentalità che il testo va letto e va impugnato oggi, perché abbiamo davanti la necessità dell’agire.

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