giovedì 3 aprile 2025

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Francia. Scioglimento gruppi ultras, Retailleau sempre più nemico pubblico n.1 

In Francia, il week end calcistico appena trascorso ha emesso più di qualche verdetto, fuori e dentro il rettangolo verde di gioco. 

Il campo ci ha detto che per il PSG di Luis Enrique la vittoria del campionato è solo rimandata di una settimana e che la lotta per il secondo posto è sempre più serrata con il Monaco che ha nuovamente sopravanzato il Marsiglia di De Zerbi e con il Nizza e il Lille che nutrono ancora qualche speranza di rimonta. 

Gli spalti invece hanno sentenziato l’elezione a nemico pubblico numero uno per il mondo del tifo francese di Bruno Retailleau, il Ministro degli Interni del governo Macron, che ha dichiarato guerra agli ultras con il suo progetto di scioglimento di diversi gruppi di ultras della Ligue 1 e della Ligue 2, a cui sta lavorando dalla fine del 2024, e con cui dice di voler porre fine alla violenza negli stadi. 

A metà marzo, ben 128 associazioni di supporters di tantissimi club francesi avevano sottoscritto il comunicato unitario dell’Association Nationale des Supporters contro il pericolosissimo progetto di legge di Retailleau. 

I gruppi di tifosi francesi desiderano esprimere il loro incrollabile sostegno ai Magic Fans e ai Green Angels di Saint-Étienne, così come alla Brigade Loire di Nantes, tutti e tre minacciati di scioglimento

dal Ministero dell’Interno. Siamo profondamente preoccupati per l’imminente attuazione di queste misure, che non solo mettono in pericolo collettivi impegnati nel dialogo, ma minacciano anche l’essenza stessa del tifo in Francia”, si legge nella nota.  

Ovviamente, come facciamo sin dalla nostra creazione, condanniamo con fermezza e senza ambiguità le violenze o i comportamenti di carattere discriminatorio. […] Lungi dall’essere una soluzione, lo scioglimento di questi gruppi avrebbe conseguenze disastrose. […] Un attacco frontale contro i gruppi di tifosi non è solo una minaccia alla loro esistenza, ma anche alla nostra capacità di dialogare e collaborare per un ambiente rispettoso e sicuro”, continuano i tifosi. 

Il comunicato invita pertanto “tutti a mobilitarsi, a far sentire la propria voce e a rifiutare una politica di scioglimento inefficace e distruttiva. Insieme, difendiamo le nostre libertà e garantiamo un ambiente sicuro per tutti gli appassionati di calcio. LA NOSTRA PASSIONE NON SI SCIOGLIE”.  

Un invito alla mobilitazione che non ha tardato ad essere raccolto da decine di gruppi del tifo organizzato che nell’ultimo week end hanno pubblicamente manifestato tutta la loro contrarietà al progetto di legge del Ministro dell’Interno. 

Retailleau, stop allo scioglimento dei gruppi ultras” è lo striscione che è stato esposto dalla tifoseria marsigliese in trasferta a Reims. 

Lo scioglimento non sarà mai la soluzione” quello della tifoseria del Monaco mentre la tifoseria del Tolosa ha attaccato il Ministro riprendendo un’altra polemica sollevata dallo stesso Retailleau sull’utilizzo del velo nello sport: “Retailleau se c’è qualcuno che si copre gli occhi, quello sei tu. Viva lo sport e quindi basta scioglimenti”. 

A Saint-Étienne, invece, prima della partita contro il PSG, oltre tremila tifosi dell’ASSE hanno sfilato in corteo per le strade della città per protestare contro la proposta del Ministro degli Interni, visto che due dei cinque gruppi che rischierebbero lo scioglimento fanno parte proprio del tifo dei verts: i Magic Fans e i Green Angels. 

La protesta si è poi spostata sugli spalti dello stadio Geoffroy-Guichard dove sono stati esposti due striscioni: “touche pas à mes kops” ovvero “non toccare i miei kops” e “Retailleau il tuo nome farà rima con caos”. 

Una protesta che ha dato i suoi frutti dal momento che a seguito dell’incontro avuto lunedì con la Commissione nazionale consultiva per la prevenzione delle violenze durante le manifestazioni sportive, il Ministero dell’Interno “tenuto conto degli scambi […] e in particolare degli impegni presi dal proprietario [del club, ndr], prima di prendere qualsiasi decisione”, intende nuovamente ricevere i suoi dirigenti “al fine di esaminare le garanzie che questi sono in grado di fornire per garantire un ritorno effettivo alla calma e la fine delle violenze”. 

Gli altri gruppi finiti nel mirino del Ministro sono la Brigade Loire del Nantes, gli Offenders del RC Strasbourg e la Légion X del Paris FC. Questi cinque gruppi hanno veramente ben poco da condividere. 

Se, infatti, i due gruppi del Saint-Étienne e quello del Nantes hanno alle spalle una storia ultratrentennale e sono perfettamente integrati nel sistema del tifo francese – non si può dire lo stesso per gli altri due, uno dei quali – gli Offenders – dichiaratamente di estrema destra e l’altro il cui nome la dice lunga sulla natura stessa dei suoi membri. 

Eppure, nelle motivazioni che hanno spinto Retailleau a proporre lo scioglimento dei gruppi non vi è alcun riferimento alle idee e pratiche politiche di questi ultimi, quanto semmai una generica denuncia della violenza negli stadi come si evince dall’introduzione all’atto con cui ha proposto lo scioglimento dei gruppi del Saint-Étienne. 

Il Governo considera […] che l’oggetto dichiarato della vostra associazione, che mira a ‘sostenere la squadra dell’Associazione Sportiva di Saint-Étienne (ASSE)’, non sia più che un pretesto per una continua ricerca di confronti fisici da parte dei vostri membri con un profilo violento, contro i tifosi avversari durante le partite o nei loro margini”, si legge nell’atto. 

Del resto, quando si vuol sferrare un attacco alla libertà di espressione, di dissenso e di associazione ecco che si fa leva sul senso di “insicurezza” delle persone e si fa riferimento al concetto a dir poco discutibile di “ordine pubblico” sempre utile a destare preoccupazione in chiunque si ritenga un “sincero democratico”. Un progetto di legge che, dunque, si mostra per quello che è: populista, iper sicuritario e repressivo. 

Riproporre la lotta senza quartiere agli “ultras violenti” come fece Margaret Thatcher in Inghilterra contro gli “hooligans” così come i precedenti francesi che, ad esempio, hanno portato allo scioglimento della KOP Boulogne del PSG, non porterà nulla di buono.  

Non si può pensare di combattere un fenomeno che nasce e si rafforza nelle complessità e sfaccettature della società con ricette puramente repressive e populiste. Sparare nel mucchio equiparando chi genuinamente dedica la propria vita a supportare la propria squadra del cuore, chi al di là dei novanta minuti è al fianco e riferimento per la propria comunità con chi, invece, utilizza gli spalti degli stadi per propagandare idee razziste e xenofobe è quanto di più pericoloso ci possa essere. 

E in Italia lo sappiamo bene visto i ripetuti tentativi dei governi tanto di centrodestra che di centrosinistra di provare ad equiparare in nome dell’ordine pubblico l’agire politico dei gruppetti dell’ultradestra con quello dei movimenti della sinistra extraparlamentare, buttando nello stesso calderone – ad esempio – le occupazioni dell’ultradestra con quelle a scopo abitativo o per restituire spazi e dare vita ad attività sociali e mutualistiche che caratterizzano il modus operandi dei movimenti di sinistra. 

Quello del Ministro francese è senza ombra di dubbio un attacco generalizzato alla democrazia e alla libertà di associazione. Una questione che, dunque, va ben oltre il calcio e i gruppi del tifo organizzato coinvolti e che riguarda tutti e tutte poiché è l’ennesimo progetto di legge che ha come obiettivo quello di restringere ulteriormente gli spazi di dissenso democratico all’interno della nostra società. 

Come abbiamo già avuto modo di sperimentare a nostre spese, gli stadi e gli ultras sono sempre più spesso laboratori e cavie della repressione. 

Riconoscimento facciale, Daspo e tessera del tifoso sono tutte facce della stessa medaglia quella che risponde al nome di controllo sociale e repressione. Oggi negli stadi, domani nelle scuole, nelle fabbriche e nelle piazze. 

Perché se oggi si lascerà passare lo scioglimento di un gruppo di ultras perché ritenuto genericamente e unilateralmente “pericoloso” per “l’ordine pubblico”, domani potrebbe accadere lo stesso a un sindacato, un collettivo studentesco o ad un’organizzazione politica. E noi non possiamo permetterlo! 



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