L'aumento dei pochi posti di lavoro nelle industrie degli armamenti si accompagna sempre a licenziamenti nelle altre fabbriche, ad un economia di guerra, a carovita, taglio dei fondi per servizi sociali, sanità, scuola, attacco ai diritti democratici per i proletari e le larghe masse.
E siccome le armi devono servire a fare le guerre, i profitti delle industrie belliche, la cosiddetta "crescita, benefici" si poggiano sulle morti e distruzioni.
E' mai questo che possiamo volere?
Dall'intervista al CdS
Gli investimenti previsti dal piano Readiness 2030 non si limitano alla difesa, ma si estendono a tutta l'economia europea, spiega la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, in un’intervista.
Le industrie italiane della difesa al centro
L'Italia, con il suo settore manifatturiero avanzato e una solida tradizione nell'industria della difesa, sarà
uno degli attori principali di questo processo, accogliendo investimenti e creando posti di lavoro altamente qualificati. «Avete giganti dell’aerospazio come Leonardo e imprese navali innovative come Fincantieri. Si tratta di investimenti in queste industrie che creeranno buoni posti di lavoro. È una grande opportunità per l’industria italiana», ha indicato la presidente della Commissione Ue.Uno degli altri esempi citati dalla presidente è la joint venture tra Leonardo e Rheinmetall, destinata ad attrarre significativi investimenti tedeschi nel settore. Questo tipo di collaborazioni internazionali rappresenta un’opportunità unica per l'industria italiana...
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