Sisma, il dossier Ue sull’Aquila: “Sprechi e infiltrazioni mafiose”
Gli appartamenti sono costati fino al 158% in più rispetto ai prezzi di mercato. La criminalità è infiltrata negli appalti. I fondi europei sono spacciati per soldi italiani, come invece l'ex premier Silvio Berlusconi ha sempre sostenuto. E ancora: i lavori nel centro storico sono inesistenti e la qualità delle ristrutturazioni spesso scadente...
«Il materiale (usato per la ricostruzione, ndr) è generalmente scarso, impianti elettrici difettosi, intonaco infiammabile, alcuni edifici sono stati evacuati per ordine della magistratura perché “pericolosi ed insalubri” quello di Cansatessa è stato interamente evacuato (54 famiglie) e la persona responsabile dell'appalto pubblico è stata arrestata e altre 10 sono indagate». E oltre alla scarsa qualità delle opere c’è la propaganda: «Nelle case e nelle scuole non ci sono pannelli a indicare che sono state costruite con i fondi Ue - si legge nel dossier -ma al contrario ci sono pannelli che specificano 'edifici realizzati con donazioni da enti privati e amministrazioni locali'».
Il risultato è che «La situazione del centro storico rimane sostanzialmente invariata. In quattro anni solo un paio di edifici (uno pubblico ed uno privato) sono stati ricostruiti nella cosiddetta zona rossa".
Ma non è tutto. Uno dei protagonisti della ricostruzione secondo Sondergaard è la criminalità: «Un numero di sub appaltatori non disponeva del certificato antimafia obbligatorio. Un latitante è stato scoperto nei cantieri della Edimo, che è una delle 15 imprese appaltatrici. Una parte dei fondi per i progetti CASE e MAP sono stati pagati a società con legami diretti o indiretti con la criminalità organizzata ma le competenti autorità italiane non hanno ancora resi pubblici questi dati».
Il risultato di tutti questi elementi sembra essere un lievitamento dei costi. Solo il calcestruzzo è costato 4 milioni più di quanto preventivato. Ben 21 invece i milioni spesi in più per i pilastri dei palazzi.
"L'Aquila, dai bagni chimici ai mega-appalti
così la mafia trasformò le macerie in business"
Il dossier di Don Ciotti è una inchiesta a tutto campo sugli interessi dei clan e delle "cricche". "Il rischio delle infiltrazioni arriva nelle prime ore insieme con la Protezione Civile" di ATTILIO BOLZONI
Così apre il dossier: "Il rischio delle infiltrazioni non deve attendere l'inizio della ricostruzione, anzi arriva nelle prime ore insieme con la Protezione Civile e con un appalto sul modello di gestione dei Grandi Eventi". Il costo sostenuto per i bagni chimici è una parte consistente delle spese della prima emergenza: quasi un quarto dei fondi per il mantenimento delle tendopoli. Le segnalazioni raccolte dal presidio di Libera parlano di liquami smaltiti illegalmente nei fiumi, di bolle di trasporto falsificate, di ditte che subiscono sabotaggi, di contatti fra i manager di quelle aziende e funzionari della Protezione civile per gonfiare le fatture.
Molte di quelle società, da anni, collaboravano con la Protezione civile per la gestione dell'emergenza rifiuti in Campania. Alla fine, nelle tendopoli, si conteranno circa 3.600 bagni chimici, ciascuno al prezzo di 79 euro al giorno e per una spesa di oltre 8 milioni al mese. Da conti fatti dagli esperti i bagni trasportati nel "cratere" sarebbero stati 1.600 in più del necessario: oltre 3 milioni e 800 mila euro al mese sottratti alla ricostruzione vera.
Poi c'è l'affare oscuro delle macerie... lo smaltimento è anche un affare da decine di milioni di euro che scatena gli appetiti di speculatori e criminalità", scrivono quelli di Libera. E spiegano: "Anche la vicenda della ditta che detiene la proprietà della ex Teges (è l'unica cava dove hanno rovesciato le macerie, ndr), la T&P srl, fa sorgere altre domande. Nel giugno 2009 la T&P vede l'ingresso di un nuovo socio con legami con diverse altre società, tra cui l'aquilana Abruzzo inerti srl, partecipata a sua volta dalla romana Sicabeton spa, grossa azienda con interessi in Italia e all'estero". Personaggi e società del gruppo Sicabeton sono stati indagati dai carabinieri di Palermo e figurano in un rapporto consegnato nel 1991 al giudice Falcone. La Sicabeton spa, poi, risulterebbe inserita nell'elenco delle imprese a rischio censite dalla Procura nazionale antimafia.
È tutto un intrigo di soldi e cemento. E a gestire il cantiere più grande d'Europa è il Dipartimento di Protezione civile. Altro capitolo, il Progetto C. a. s. e.: "È la prima volta nella storia delle catastrofi italiane che la Protezione civile si occupa di ricostruzione sostituendosi agli enti locali...
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